II

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Mi chiamo D..

La mia età la conoscete già, ho i capelli castani, sono alto un metro e ottantadue, non sono molto magro ma neanche grasso. Ho gli occhi di un colore marrone sbiadito, come ce li hanno tutti qui, nella mia città. Ho un po' di barba che lascio crescere per pigrizia e un neo esattamente accanto alla narice sinistra. Ho i piedi molto grandi e le mani dure e ruvide come se lavorassi in miniera. La mia andatura è insicura, soprattutto quando attraverso i corridoi dell'istituto scolastico in cui sto per passare l'ultimo anno.

Quando avevo quindici anni mio fratello è partito per seguire l'ideale della difesa di un paese che ormai anziano faticava a mantenere la dignità di un combattente. Ha lasciato in casa un grande vuoto e i rapporti tra i membri della mia famiglia si sono un po' raffreddati; come se lui fosse sempre stato la catena che ci aveva tenuto uniti fino a quel momento.

Mio padre era un uomo molto serio dal viso duro. Aveva l'aria di chi non aveva potuto scegliere la sua vita e che silenzioso aveva accettato il suo destino. Era stato un pittore molto noto, fino ai 40 anni, dopo, non so perché, non ha mai più dipinto e io ho conosciuto solo il suo fallimento. La sua anima artistica è sempre stata in netto contrasto con quella di mia madre, pratica e molto energica e in sostanza poco riflessiva. Mia madre era semplicemente mia madre, non potrei dirvi altro.

Finito l'anno di militare P. è rimasto a Genova, ha trovato lavoro lì e a casa dei miei non è tornato quasi più.

I primi anni mi è mancato tanto; quando tornavo a casa e lui non c'era, quando, appena sveglio, guardavo nella sua stanza e chiamavo il suo nome.

Adesso, come per tutte le cose della vita, ci ho fatto il l'abitudine e forse questa è la cosa più triste.

Ma torniamo al giorno del mio diciannovesimo compleanno e perché quel giorno la mia vita cambiò.

Quel giorno, 3 Febbraio 2009, mio fratello mandò una cartolina e una lettera di poche righe.

Caro fratello,

innanzitutto auguri per il tuo compleanno.

Colgo l'occasione per dirti quanto ti stimo. Sei sempre stato un sognatore, hai capito che i sogni sono l'unica via che possa portare lontano e ho sofferto vedendoti, a volte, dubitare anche di questo.

Quando la vita è stata dura per noi, quando le cose non sono andate per il verso giusto, sei stato lì fermo, come un palo nel vento ad affrontare il temporale, soffrendo e lottando. Io sono fuggito, ho trovato diversamente la mia strada e mi rendo conto oggi di quanto in realtà la tua forza sia stata la mia forza.

Per questo voglio dirti una cosa: Non mollare mai, non perdere la speranza.

Vivi questa vita come hai sempre desiderato, non aver paura del tempo che passa, non è mai sprecato, ogni giorno hai imparato o insegnato qualcosa. E se alle volte ti sembrerà di andare nella direzione sbagliata, non aver paura, rifletti e se necessario torna indietro, ripercorri i tuoi passi e vedi dove a un tratto le tue impronte hanno seguito una direzione diversa. Ho sempre desiderato avere la tua forza d'animo, la tua instabilità, la tua passione, il tuo talento.

tuo fratello e tuo amico P.

Il rumore dei fili della luceWhere stories live. Discover now