Cerotto

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Harry pov

Avevo promesso che non l'avrei più messa in una situazione simile, lo avevo giurato a me stesso. Ma a quanto pare le promesse sono fatte per essere infrante.

Non volevo alzarmi e tantomeno raggiungere quella maledetta libreria, ma il suo profumo era tanto forte da attrarmi come il nettare per le api.

Avrei dovuto lottare contro l'impulso di raggiungerla, di sfiorarla dove è più sensibile e di farla sussurrare come se non fossimo soli in quella stanza; come se fossimo un segreto che non poteva e non doveva essere svelato.

Fingere di ascoltare la musica era stata una mossa astuta, ma sleale anche per uno come me; solo che non potevo rinunciare al suono inconfondibile delle dita che battono sulla tastiera, o ai sospiri che faceva davanti allo schermo.

La playlist che stava ascoltando aveva un forte potere sui miei ricordi e quindi, come una pellicola, iniziarono a scorrere velocemente come un vecchio film in bianco e nero.

C'era solo lei: Lav che sorrideva, che metteva il broncio e che mi stringeva forte; infine, lei che rideva a crepapelle le sere di ogni estate a quello stesso bagno, che ci aveva visti bambini e adulti, vicini e lontani.

Dovevo guardarla. Dopo quel viaggio nei ricordi, dovevo assicurarmi che fosse ancora lì.

Quindi alzai lo sguardo lentamente, la trovai intenta a scrivere e notai quella scintilla negli occhi, quella che aveva soltanto quando passava la sue fantasie direttamente al foglio. La stessa scintilla che aveva quando permetteva al mondo di leggerle, quelle fantasie.

Scrivere era sempre stata una cosa che faceva quando il mondo la feriva.

Utilizzava la scrittura come un cerotto, come se fosse la polvere di stelle in grado di trasportarla lontano da tutto quello che le faceva male.

Solo in quel salotto, con il sole che le baciava i capelli, capii quanto fosse importante per lei: la scrittura era l'unica in grado di salvarla e lo vedevo da come ci si aggrappava, quasi come fosse un'ancora. Lo sapevo bene perchè una volta, quell'ancora ero io.

Avrei voluto leggere quello che scriveva, per curiosità. O forse perché speravo di trovare qualcosa che parlasse di noi tra quelle righe.

Poi mi colpì la paura che potesse parlare di Sean e quella non l'avrei mai superata, anche se era dalla tristezza e dal dolore che venivano fuori le opere d'arte migliori: come se una particella di cuore venisse presa e buttata direttamente lì. O almeno così mi aveva insegnato mia madre.

Dopo la bravata della libreria, entrambi facemmo finta di niente. La portai all'acquario e la visita fu piuttosto silenziosa, tanto da far rumore.

Le chiesi se fosse tutto apposto, ma non rispose immediatamente. Fu allora che capii di averla rovinata un'altra volta, di averla confusa. Avrei fatto di tutto pur di farle dire qualcosa, pur di distrarmi dai pensieri che si stavano abbattendo su di me.

«Dimmi un ricordo felice, io ti dirò il mio

Volevo soltanto che il suo fosse uguale al mio. Sarebbe bastato quello a mettere tutto apposto e avevo disperatamente bisogno di sentirla parlare del nostro passato, ignorando tutti i buchi di trama del presente.

Finalmente la sentii parlare, dopo averla invitata a rispondere un'altra volta.
Per la verità avrei continuato a sentirla parlare di quello stramaledetto campeggio italiano, film e libri per ore, solo che poi la mia curiosità tornò a farmi visita e non riuscii a fermarla.

«E il tuo libro che storia racconta?»
Sperai che parlasse di libertà, che i protagonisti alla fine si sentissero felici delle loro decisioni e che non avessero rimpianti.

La storia di tutti e di nessuno era così vago da illudermi di farne parte, perché innamorarsi per poi perdersi e ritrovarsi era una delle storie più comuni, oltre che tra le più tristi.

La guardai e la trovai a fare lo stesso. Era tanto vicina da vederla mentre respirava e da sentire l'odore di ciliegia del suo labello. Riuscivo addirittura a vedere il riflesso dei miei occhi, così come sentivo la pelle bruciare a contatto così diretto con la sua. Stavo per fare il secondo errore in un giorno quando fu il suo telefono a squillare, per riportarmi con i piedi per terra: una volta era il caso, ma due volte...

Non avrei sprecato l'occasione che ci era stata data, avrei fatto finta di niente e con un po' di fortuna, l'avrebbe fatto anche lei perché la nostra amicizia era troppo importa per esser messa a rischio dai nostri sentimenti.

«Solo amici,giusto?» Lo dissi con un tono sicuro e con un sorriso sul volto. Finsi di non accorgermi dello sguardo confuso che aveva sul viso prima di sorridere e tendermi la mano perché io la stringessi.

«Amici

Ero riuscito a farle del male un'altra volta, ma quella volta il cerotto con le stelle non sarebbe stato abbastanza da rimarginare quella ferita. E la colpa era soltanto mia.

Le stelle dentro | Harry Styles |Where stories live. Discover now