bene bene, oggi si parla di: l'esperimento russo del sonno, the rake, play with me e la SCP foundation...quindi si, per vostra e mia sfortuna, non è l'ultimo capitolo del cielo 💀
me ne sono accorta ieri mentre facevo l'elenco di chi mancasse-
volevo fare un capitolo unico ma sarebbe stato troppo-
X-Virus: almeno ci hai provato, questo è quello che conta alla fine
mi fai piangere così-
X-Virus: capita.
va bene, iniziamo <3
- Russian Sleep Experiment
(Esperimento russo del sonno)
Ok- partiamo dal fatto che questa storia si sviluppa su un ipotetico esperimento svolto in Russia negli anni '40, dove 5 prigionieri di guerra vennero deportati in questo laboratorio e furono privati del sonno per quindici giorni, tramite un gas.
Il problema non era stato durante i primi 5 giorni anzi filava tutto liscio e in modo tranquillo, dato che alle cavie era stata promessa la libertà se si fossero sottoposti a dei test.
Dopo 5 giorni le cavie iniziarono ha manifestare delle gravi, dato che si chiedevano ripetutamente quali eventi li avessero portati fino a quel punto ed altre cose.
Iniziarono ad avere allucinazioni anche, finché un giorno non smisero di parlare e a turno iniziarono a sussurrare nei microfoni e attraverso le finestrelle a specchio.
Cercavano anche di convincere gli scienziati che loro erano molto meglio dei loro compagni (le persone rinchiuse con quello che parlava).
All'inizio gli scienziati pensarono che fosse un effetto collaterale del gas.
Dopo 9 giorni uno di loro iniziò ad urlare, correva per la camera continuando a urlare a squarciagola per tre ore di fila; quando non fu più in grado di urlare continuò a emettere sporadici rumori gutturali.
Ipotizzarono che si fosse staccato le corde vocali.
Dissero che la cosa più sorprendente fu vedere come reagirono le altre cavie, o meglio come non reagirono dato che che ognuna di loro stava letteralmente facendo i fatti propri, ovvero bisbigliare ai microfoni, finché un'altra cavia non iniziò anch'essa a gridare.
Le due cavie che rimasero in silenzio presero i libri e li imbrattarono, pagina dopo pagina, con le loro feci per poi, tranquillamente, attaccarle sopra le finestrelle. Le urla cessarono immediatamente.
Anche i bisbigli al microfono cessarono.
Dopo altri tre giorni. Gli scienziati controllavano periodicamente che i microfoni funzionassero ancora, dato che ritenevano fosse impossibile che non provenisse più nessun suono dalla camera. (magia nera.)
Tuttavia, il consumo di ossigeno indicava che tutti e cinque i soggetti erano ancora vivi. Per la precisione, consumavano un alto livello di ossigeno come se fossero sotto sforzo.
La mattina del quattordicesimo giorno, gli scienziati fecero una cosa che (secondo il protocollo), non avrebbero dovuto fare, sperando di ottenere una qualche reazione da parte delle cavie. Usarono l’interfono installato dentro la camera per mandare un messaggio ai prigionieri. Temevano che fossero morti o in coma.
Gli scienziati annunciarono: "Apriremo la camera per riparare i microfoni. Allontanatevi dalle porte e sdraiatevi supini a terra o vi spareremo. Se collaborerete, uno di voi sarà liberato immediatamente."
Gli scienziati erano stupiti quando udirono una singola frase in risposta, pronunciata in modo calmo: "Non vogliamo più essere liberati."
Dopo questo fatto si aprì una discussione fra gli scienziati e il corpo militare che finanziava la ricerca. Alla fine, visto che non riuscivano ad ottenere ulteriori risposte usando l’interfono, decisero di aprire la camera a mezzanotte del quindicesimo giorno.
La camera fu liberata dal gas stimolante e riempita con aria fresca e immediatamente, dai microfoni, delle voci incominciarono a lamentarsi. Tre di loro si misero a supplicare che il gas fosse riacceso, come se fosse in gioco la vita dei loro stessi cari. La camera fu aperta e dei soldati furono mandati a recuperare le cavie dell’esperimento.
Questi incominciarono a urlare più forte che mai e lo stesso fecero i soldati, quando videro cosa c’era nella camera. Quattro delle cinque cavie erano ancora vive… sempre che qualcuno possa definire “vivente” lo stato in cui si trovavano.
