24. Vernice - Hazel

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"Hazel, senti, ho una proposta da fare sia a te che a James." Connor si siede sullo sgabello della cucina e mi guarda, aspettando di ricevere la mia attenzione.

Vorrei ascoltarlo, ma non riesco a non leggere il libro che ho trovato nella sua libreria: mancano solo le ultime cento pagine finali e l'adrenalina è alta.

"Mi senti?"

"Mhhh? Sì."

"Sei sicura?"

"Mh?" mi strappa il libro dalle mani sudate per la tensione.

"Ehi! Era molto importante quel pezzo del libro!"

"Mi sembra di vedere mia sorella..." gli occhi gli si riempiono di lacrime e lo ascolto per non farlo arrabbiare.

"Scusa, ora ti ascolto, dimmi quello che devi dire."

"James è in camera?"

"Credo di sì, perché?" Connor chiude la porta della cucina e quando si gira verso di me inizia a parlare.

"Ho notato che da quando lo hai invitato a stare da noi è più felice," credo che abbia ragione: ho pensato la stessa cosa pure io. "e volevo che questa diventasse la sua casa: potremmo vivere noi tre insieme, pensaci, questa cosa sarebbe positiva per tutti." James più felice, Connor non più solo, io... io prima o poi me ne andrò, ma pensarli vicini e felici mi rassicura.

"Credo sia una bella idea, ma perché hai chiuso la porta così misteriosamente?"

"Non vuole essere aiutato e nemmeno che qualcuno si preoccupi per lui. Comunque, pensavo che potrebbe anche cambiare la sua camera, magari ridipingere le pareti per togliere quel viola... ci sono dei barattoli di vernice nella casetta se vi servono." annuisco e salgo le scale per andare a dirglielo.

"Connor ha detto che dobbiamo imbiancare la tua stanza: se starai qui così tanto dovrai pure metterti comodo..." mi appoggio alla parete della camera di James mentre lo guardo seduto sul letto.

"Oh, va bene, ma tu..."

"Ti aiuterò, se ti va bene. Connor ha aggiunto che in giardino nella casettina ci sono tre barattoli di vernice: bianca, grigia e blu, puoi scegliere che colore usare." Spero di non sembrare troppo invasiva dicendogli che lo aiuterò, ma non sembra infastidito, quindi continuo a sorridere. Andiamo in giardino per prendere la vernice ed entriamo nella casetta.

L'ultima volta che siamo stati così vicini in giardino è stato quando gli dovevo tirare addosso lo zucchero... un brivido mi percorre la schiena a questo pensiero e scrollo la testa per pensare ad altro, come se i ricordi possano tornare ordinati dentro allo scatolone che c'è nella mia testa, in qualche modo.

La casetta è sorprendentemente grande: ci sono molti mobili e giro su me stessa per osservare tutti quelli strani attrezzi, mi alzo in punta di piedi per non prendere dei chiodi, ma perdo l'equilibrio ed urto uno scatolone.

"Oh no, mi dispiace" dico mentre mi abbasso per raccoglierli, lui fa lo stesso e lo guardo mentre molto concentrato prende vari pennelli e li ripone lanciandoli nello scatolone, facendo canestro.

Una ciocca di capelli mi cade davanti agli occhi coprendomi la vista. Prima di tirarmela dietro all'orecchio, prendo un pennello per metterlo a posto, ma sento che oppone una resistenza.

Non era fresca la vernice, vero? Il pennello non si è attaccato al pavimento lucidato alla perfezione, vero?

Tolgo i capelli da davanti gli occhi per vedere l'altro casino che ho fatto, ma sussulto non appena lo vedo.

Non sussulto appena vedo il casino, no, forse sussulto perché non trovo un casino, ma un capolavoro.

James è a pochi centimetri da me, le sue mani sfiorano le mie e le vene del braccio sono tese.

"Io... non ti avevo visto..." l'istinto mi fa allontanare da lui e prendo dei pennelli finiti sotto ad un tavolo.

Quando tutto è tornato a posto, andiamo in camera sua e iniziamo a riempire i mobili di giornali vecchi per non sporcare nulla.

Il silenzio che regna è piuttosto imbarazzante e quando James mette su un suo CD vorrei abbracciarlo.

No, sarebbe ancora più imbarazzante, penso.

Cerco di non pensare a lui, di non pensare a tutte quelle volte che potrebbero farmi dubitare dell'amicizia che ci lega.

E se non fosse amicizia? Se fosse di più?

Ma cosa sto a pensare? Lui non mi guarderebbe mai come un ragazzo guarderebbe una ragazza innamorata, sono solo io che mi illudo.

Inizio a verniciare una parete cercando di non far gocciolare il bianco e mi diverto facendo vari disegnini sul muro.

Io e James, sono forse impazzita? Sì. Lo sono.

Un vecchio ricordo esce dallo scatolone della mia mente, com'è possibile? Lo avevo chiuso con lo scotch!

Ci siamo noi due, al castello, quella volta in cui ci siamo guardati per la prima volta.

Ricordo ogni singolo lineamento del suo viso, la statura molto più alta della mia, quell'espressione più spenta e triste, sciupata.

Ora sì che sorride, e non so il perché, ma mi piace pensare che in piccola parte sia anche merito mio. Riprendo la vernice dal barattolo e copro ancora il viola del muro mentre mi gratto una spalla.

Una risata riecheggia non appena la canzone finisce. Mi giro verso la fonte del rumore.

James è rosso in viso e ride così tanto che il suo corpo sussulta. Il pennello che gli avevo dato è ancora pulito e mi accorgo che non sta verniciando.

"Che hai? Ehi! Ma tu non stai affatto verniciando!"

"Sei... un po' sporca sulla spalla... non lì, no, più a sinistra..." mi gratto la fronte cercando di capire se mi prende in giro o se è la verità.

Ride di nuovo, oh no.

"Ora pure in faccia sei sporca..." vedo che trattiene una risata ma scoppia: troppo poco serio il ragazzo... mi guardo nel riflesso della finestra ma non vedo nulla: mi sta prendendo in giro, lo sapevo.

Mi volto per dirgli che non ci sto più ai suoi giochetti infantili, ma sussulto quando me lo trovo così vicino.

"Qui" sussurra mentre mi passa una mano sulla fronte. Io tremo e il profumo del suo dopobarba mi investe le narici: non capisco più nulla.

"Mi stai prendendo in giro?" chiedo mentre mi giro nuovamente per guardarmi nello specchio senza trovare nessuna traccia di vernice.

"Qui" risponde semplicemente, questa volta prendendomi la mano e passandola sulla mia fronte. Caldo e freddo.

Sussulto e mi giro verso di lui, tenendo la mano come se non volessi più lasciarla andare. Controllo che il muro dietro di me non sia fresco di vernice e mi abbandono dolcemente contro ad esso: lo fisso. Respiro a ma la pena e noto che mi sta studiando, arrossisco e tendo l'orecchio pensando che sia tornato a casa Connor. Per fortuna non è così: cosa direbbe se ci sorprendesse così vicini, che ci studiamo con gli occhi? Non voglio nemmeno immaginarlo.

Guardo le ciglia scure e affusolate di James che fanno ricadere dolcemente le loro ombre sugli zigomi di lui, il sole che arriva dalla finestra gli rende i capelli più chiari, di un color miele.

"Ragazzi, sono a casa!" la porta sbatte, la voce di Connor risuona nell'aria.

Non mi ero sbagliata, la voce che credevo di aver sentito era veramente la sua!

Scosto bruscamente il ragazzo che mi sta ancora studiando, lascio la sua mano e mi dirigo verso la mia camera, chiudendomi dentro.


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