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nda. questa è la rivisitazione di una vecchia one shot che scrissi sette anni fa in un altro fandom.


*

Manuel arrivò a Nizza una mattina di maggio, stretto nella sua inseparabile giacca verde militare. Amava talmente tanto quell'indumento da averne comprati tre, tutti rigorosamente dello stesso colore; gli ricordavano la sua adolescenza, il profumo di bucato appena fatto quando tornava da scuola e sua madre stendeva i panni nel piccolo terrazzino di casa. Sua madre, Anita, gli mancava. Era andato via di casa poco più che ventenne, studiava a Roma, nella sua città natale, ma aveva preferito trasferirsi in una casa condivisa con altri studenti del corso di laurea in Filosofia. Voleva provare l'esperienza completa dell'Università anche se dopo il primo semestre le cose cominciarono a pesare. Non poteva permettersi un affitto, sua madre non poteva sostenerlo economicamente e lui si diede dell'egoista quando si rese conto che per un suo capriccio stava costringendo sua madre a fare doppi turni nel ristorante in cui lavorava. Era tornato a casa con la coda tra le gambe, con nessun esame fatto e libri troppo costosi da acquistare per il secondo semestre. Aveva fatto la rinuncia agli studi due mesi dopo, nonostante le proteste di sua madre che non voleva costringerlo a fare qualcosa che non lo avrebbe reso felice. "La filosofia rimarrà la mia passione, non ne farò un lavoro. Forse è meglio così, non vorrei odiarla." Non sapeva se lo stesse dicendo a lei o lo stesse ripetendo a se stesso per convincersene. Aveva iniziato a lavorare nella cucina di un ristorante come lavapiatti e tutto si sarebbe aspettato tranne che appassionarsi alla cucina. Osservava e rubava. Tornava a casa e provava.

Più passava il tempo e più diventava bravo, o almeno quello diceva Anita. Tre mesi dopo la sua assunzione, durante il servizio serale, l'aiuto chef si tagliò affettando il pane. Non doveva essere felice di quanto successo, ma quella fu la sua occasione di mostrare il suo talento. Aveva aiutato lo chef a preparare le pietanze sotto il suo sguardo attento ma sorpreso allo stesso tempo.

"Dove hai imparato?" gli chiedeva spesso.
"Osservo", rispondeva.

In fondo, la filosofia e la cucina potevano fondersi. Le ricette per gli chef erano un po' le idee per i filosofi. A questo pensava Manuel mentre usciva dall'aeroporto trascinandosi dietro il suo trolley.

26 anni, capelli ricci disordinati e due occhi del colore del cioccolato. Aveva scoperto di amare viaggiare quando spinto da sua madre si era iscritto a una scuola di cucina a Milano grazie alla quale aveva avuto l'opportunità di fare esperienze in diversi ristoranti sul territorio italiano; Un'altra sua passione era la scrittura, non aveva abbandonato le sue letture e negli angoli dei libri appuntava sempre qualcosa. Si riteneva fortunato per essere riuscito a trovare un lavoro che racchiudeva bene tutte le sue passioni.

Si affrettò a raggiungere la stazione a piedi e non poté fermare la sua espressione di stupore nell'osservare la bellezza che gli si presentò davanti, non aveva idea dello stile con cui era stata costruita quella struttura, non ci aveva capito molto a scuola e così crescendo, ma sapeva riconoscere quando una cosa era bella. Si ridestò dai suoi ricordi trascinandosi all'interno dell'edificio alla ricerca del binario che lo avrebbe condotto alla sua meta.

*

Monte Carlo.

Manuel lesse e rilesse quel nome, prima di afferrare il cellulare e controllare nuovamente l'e-mail ricevuta dal suo capo, annuendo come se qualcuno potesse vederlo, e si diresse verso il piazzale adiacente alla stazione per prendere un Taxi; aspettò pazientemente di trovarne uno libero, cosa che risultò più difficile del previsto e quando ci riuscì si lasciò andare a un sospiro di sollievo lasciando che il tassista posizionasse la valigia nel bagagliaio, prima di dargli indicazioni e cadere contro lo schienale soffice.

Il cuisine pour moi | Simuel versionWhere stories live. Discover now