Momotharo chi?

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BorgoSequoia era uno dei più rinomati villaggi che la Terra di Naturalis abbia mai visto espandersi sulla sua superficie. La bellezza dei manti erbosi e la lucentezza degli alberi perennemente in fiore riuscivano a catturare lo stupore di qualsiasi essere si trovasse a sostare su quella zona di terra. I fiumi che carezzavano lievi gli argini e percorrevano un tragitto infinito di mille colori, sembravano non avere una destinazione e nemmeno un principio alle pendici di qualche montagna; le montagne, esseri maestosi e inavvicinabili, avevano lasciato per sempre quelle terre molti anni addietro.

Tutti sapevano, a BorgoSequoia, che non si poteva scorger nulla davanti o dietro di sé se non la distesa interminabile di verde che la vegetazione aveva assunto, e non vi era luce. Oh no! quelle erano soltanto fantasie tramandate da qualche strano individuo; il cielo, le stelle, la luna o il sole...leggende e nulla più!

Le gigantesce Sequoie avevano da tempo conquistato ogni spazio di quella terra, e richiudendosi in sé, abbassando gli enormi pennacchi, avevano generato una volta di foglie e rami tali da proteggerne i Sottostanti. Vi chiederete chi fossero questi Sottostanti; ebbene io sono parte di quel popolo! Secondo i miti e le profezie antiche i primi Sottostanti naquero dai rami delle Sequoie, nutrendosi dei frutti e bevendone la linfa fino a quando, raggiunta l'età adulta, si staccarono precipitando al suolo. La corazza in pigna che avvolgeva il corpo dei Figli della Sequoia - i nostri antenati - si rimpicciolì per la caduta facendo fuoriuscire soltanto la testa - almeno in parte - le braccia e le gambe. Cose - potremmo definirle - indispensabili per andare a caccia di cibo e sopravvivere con le proprie forze. Come ci ha insegnato Pignarwin, da allora i nostri antenati si sono evoluti ed adattati alle esigenze che la natura imponeva loro, e molti Alberanni dopo siamo giunti alla nostra attuale forma...che non è poi tanto dissimile da quella che ebbero i nostri antenati. Ma i Sottostanti non sono gli unici abitanti di BorgoSequoia poiché altre creature ne abitano i boschi, alcune sono "imparentate" con noi, quindi discendono dal nostro..ehm, albero genealogico.

Come vi dicevo prima è da molte epoche che i nostri simili non precipitano più al suolo. Cionostante la nostra razza continua a generare figli; gli adulti dicono che quando ci si imbatte in una pigna acerba una femmina può coglierla a patto che lo faccia insieme ad un maschio, allorquando il tocco delle loro mani provoca l'amore che unisce entrambi e permette loro di poter accudire quella pigna. Infine, proteggendola e covandola con quella strana cosa dell'amore, dalla pigna fuoriesce un bebè Sottostante. A dire la verità, ci credo poco al fatto che le cose vadano davvero così. Io sono nato un giorno qualsiasi da una mamma e un papà che ricoprivano ruoli molto importanti a BorgoSequoia ma come tutti i bimbi, non appena compii sette alberanni, venni messo alla Conca delle Aspirazioni, un posto strano ma sacro al mio popolo, che si trovava all'interno della grande SequoiaMagna, colei che per prima giunse a Naturalis e che da lì mai si mosse generando gli altri alberi. Quando ebbe finito la sua opera ripiegò su sé stessa e si nascose nel sottosuolo, lasciando in superficie il suo gigantesco ceppo. Da allora i piccoli di Sottostante vengono lasciati liberi di girare, crescere ed imparare nella sicurezza del ceppo, fino a quando raggiungono un età tale da poter indicare le migliori qualità ed essere così liberi di camminare sui manti erbosi. Fù proprio a quel tempo che vidi per la prima volta Momotharo.

Ricordo bene quel giorno; me ne stavo con i miei amici a merendare allegramente quando ad un tratto Piccol esclamò:

- Guardate, c'è quella pigna strana! - di colpo ci girammo (dovete sapere che è molto inelegante chiamare pigna un Sottostante) e in quel momento vidi l'essere più strano che mi fosse capitato di osservare: era come noi, ma allo stesso tempo sembrava molto diverso...era più alto della media, aveva gambe e braccia tozze e il pennacchio in testa era rigoglioso di candide foglie..ma la cosa più strana era il modo con cui mangiava; riusciva a cavare la bocca da sotto la scorza! Si girò verso di noi e il suo viso era così tetro e simile alla buia terra che pareva non avere nulla sulla faccia...poi aprii gli occhi, due palle ovali luminescenti, e ci osservò, prima di sorriderci con fare amichevole. Il risultato fù l'effetto opposto, di colpo ci rigirammo verso di noi e caracollammo lontano da lui, verso le ramificazioni del dormitorio.

- Brrr, davvero inquietante..avete visto che occhi? - disse Piccol - Ho proprio idea che avrò gli incubi stanotte -.

- Ma smettila - sbottò Nerbo - a me dà ai nervi! Anzi, gli avrei volentieri mollato un bel pugno -.

- Uff, sei sempre il solito tu - cantilenò Piccol - molleresti un pugno anche a te stesso, se potessi -.

- Certamente, perché no? Tu, piuttosto, sei sempre uno sfornacacca di prima riga...non fai altro che spaventarti e piagniucolare - disse Nerbo assestanto un calcio a Piccol.

- Sei uno stupido - urlò Piccol - anche Kiro la pensa di sicuro come me, vero Kiro? - disse Piccol in cerca del mio sostegno.

- Non saprei ragazzi...non capisco come facciate a discutere di cose così inutili. Ma non avete visto come diavolo mangiava? - risposi. Quei due mi guardarono con fare stralunato, evitentemente non ci avevano fatto caso.

- Bé, in ogni caso è davvero un tipo strano - risposi alla fine. Non potevo certo sapere che da quel giorno, dopo aver visto Momotharo, la mia vita e quella degli altri sarebbe cambiata tanto. Ah, già..che sbadato, non mi sono ancora presentato: mi chiamo Kiro.

Momotharo guardava sempre la luna (di Michael Guastella)Where stories live. Discover now