35 - La Strana Assenza di Severus

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Per questo continuo a tacere, immobile come una statua, di modo da non lasciar trasparire neanche un barlume di questi miei sentimenti contrastanti, tutt'altro che onorevoli.

Tuttavia, il cuore mi si stringe nell'assistere al pianto senza sosta di Marlene. Affonda il viso tra le ginocchia, i capelli biondi le scivolano su di un lato, come una triste cascata dorata.
Desolata, mi avvicino anch'io alla mia compagna e, con dolcezza, inizio ad accarezzarle la testa. Un gesto inconscio, che mi riporta ai tempi dell'infanzia, a quando mia madre mi dedicava lo stesso tipo di carezze ogniqualvolta che mi capitava qualche doloroso capitombolo o bisticciavo con Petunia.

«Mi dispiace, Marls» mi limito a sussurrare con sincerità, benché la mia compassione sia rivolta più alle misere condizioni di Marlene che alla situazione in sé.

E nel mentre che mi impegno come posso a confortare il cuore a pezzi della mia amica, un'infida soddisfazione mi solletica segretamente i pensieri; d'un tratto, sento la pesantezza che mi affligge il petto sin dall'inizio della relazione tra Sirius e Marlene, dissolversi come fumo spazzato via da una brezza inaspettata. Il mio animo si alleggerisce, rinfrancato da una nuova e spietata speranza.

***

Hogwarts. Inizio dicembre, 1976.

Dicembre è arrivato, portando con sé un freddo pungente e fitte bufere di neve.
In qualità di Prefetto, mi è stato assegnato il compito di pattugliare i corridoi del castello con maggiore frequenza in questo particolare periodo dell'anno; gli studenti devono trascorrere gli intervalli all'interno per via del gelido maltempo e, con le vacanze natalizie ormai alle porte, un allegro entusiasmo comincia a ribollire pericolosamente negli animi, rischiando di sfociare in improvvisi duelli di magia.

O, quantomeno, questo è ciò che sospetta Argus Filch, il vecchio custode della scuola, il quale si è prodigato a perseguitare tutti i direttori delle quattro Case di Hogwarts, affinché i controlli da parte dei Prefetti e dei Caposcuola si intensificassero, così da arginare i possibili danni.

Fortunatamente, si tratta di un compito che si sta rivelando molto più gradevole del previsto. Molti dei miei turni coincidono con quelli di Alice Prewett, che quest'anno è diventata Caposcuola di Grifondoro, nonché mia grande amica; le nostre ronde si trasformano inevitabilmente in lunghe sessioni di chiacchiere vivaci e di risate. Mi piace trascorrere il mio tempo insieme ad Alice: abbiamo caratteri affini e andiamo molto d'accordo. Mi sento sempre di buon umore quando sono in sua compagnia.

Le nostre voci si propagano allegre nell'aria, confondendosi con l'eco profondo dei nostri passi, l'unico altro rumore presente attorno a noi. Il corridoio che stiamo pattugliando è pressoché deserto, fatta eccezione per i pochi fantasmi che, di tanto in tanto, scivolano fuori dalle pareti in pietra. Il luogo e il momento ideale in cui scambiarsi confidenze.

È una pallida domenica e una luce lattiginosa penetra attraverso i vetri delle alte finestre. All'esterno, un paesaggio bianco, abbacinante, si allunga fino all'orizzonte. In seguito alla fitta tormenta che si è abbattuta su Hogwarts negli ultimi giorni, il vasto parco della scuola si è inevitabilmente tramutato in un'infinita distesa di neve, tanto candida da confondersi con le tonalità gelide del cielo.

Nonostante i recenti divieti imposti da Filch, molti studenti si sono arrischiati a uscire, sedotti dai primi tenui raggi di un sole che, dopo svariati giorni di bufera, finalmente si mostra al mondo, concedendoci un poco del suo timido calore.

Un vociare festoso si ode in lontananza. Butto un'occhiata al di là del vetro e scorgo gruppetti di ragazzi intenti a pattinare sulla superficie ghiacciata del Lago Nero; altri, invece, si divertono ad incantare palle di neve con la magia, in modo da farle piroettare in acrobazie fantasiose oppure da lanciarle ad altezze e distanze altrimenti impossibili.
Per istinto, non posso fare a meno di sorridere, contagiata dall'atmosfera gioiosa con cui oggi Hogwarts pare essersi vestita.

I was Lily EvansWhere stories live. Discover now