Capitolo 4

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Quando riaprii gli occhi la prima cosa che sentii fu il mal di testa più forte che avessi mai avuto. Cavolo. Sembrava come se una decina di incudini mi fossero appena caduti sul cranio. DUE VOLTE.

Mi misi lentamente a sedere con la schiena appoggiata alla parete inferiore, il più lontano possibile dall'entrata della cella.

"Marov?"sentii una voce parlare. "Sei con noi?". Era Clint. Guardai verso di lui, poi mi girai verso Sam ed Antman (Scott?).

"Eh? Ah, si, più o meno. Qualcuno può portarmi del caffè? Di quello forte. L'ultimo che ho bevuto sapeva di piscio. E non ero nemmeno in una prigione."

"Cavolo ragazzina. Come hai fatto a sopravvivere a quella scarica per così tanto tempo? Avevi detto di non essere potenziata" disse Falcon con confusione.

"E infatti non lo sono" risposi con voce stanca.

"Ma allora... come?" chiese Scott.

"Allora, per prima cosa, se fossi potenziata questo coso", indicai il collare, "avrebbe inibito i miei poteri. Ma non ne ho. E per questo che ho resistito all'elettricità. Questo collare serve solo a darmi la scarica quando vogliono, a questo punto." Non potevano nemmeno impedirmi di tornare alla mia vera forma. Quei bastardi.

"Quella era una scarica fatale"disse ribattè Sam.

"Si, per voi". Cercai di alzarmi in piedi ma appena mi mossi sentii le mie ossa implorare pietà. "Ahi"

"Tutto bene?"chiese Clint.

Gli feci un cenno con la testa.
"Si, ho solo questo mal di testa che va e viene"

In quel momento sentimmo un rumore in fondo al corridoio e ci voltammo tutti. Là, poco distante da noi, c'era Ross.

"Ed eccolo che ritorna" sospirai.

Camminare lentamente, con la schiena diritta e lo sguardo serio.

"Il salvatore della nazione, gente!"lo schernì Clint.

Ross si fermò davanti alla sua cella con un sorriso soddisfatto sulle labbra. "Buongiorno anche a lei, signor Barton."

"Dimmi, quanto devi essere disperato per far rinchiudere dei bambini?"chiese Sam con rabbia alzandosi in piedi dalla sua branda dove era precedentemente seduto.

"Vi avevo avvertiti, signor Wilson" disse con calma.

"Ma per favore. Questo non ha niente a che fare con gli Accordi" ribattè Clint.

"È una ragazzina!" urlò Scott.

"Vede, è qui che si sbaglia, signor Lang. Lei NON È soltanto una ragazzina." disse Ross indicandomi. Poi si incamminò verso la mia cella, fermandomisi davanti.
"Lei è un pericolo. Ha ucciso persone. E non esiterebbe a uccidere anche voi se ne avesse l'occasione."

Non era possibile che stesse accadendo. Seriamente. Tutto questo è una enorme, gigantesca STRONZATA. Iniziai a ridere istericamente, anche se la cosa che mi veniva più naturale in quel momento era piangere.

"Tu!" urlai. "Come puoi dire una  osa del genere? Ho dovuto uccidere quelle persone perchè loro volevano uccidere me!"

Mi alzai in piedi, ignorando il dolore alla testa, avvicinandomi alla parete di vetro che ci divideva.

"Sai come ci si sente ad essere braccati come un cane? A nasconderti da ogni essere vivente nel mondo per evitare di essere catturata da individui che vorrebbero usarti come arma per una cazzo di guerra in cui non centri assolutamente nulla e che ti ridurrebbero ad una cavia da laboratorio in caso contrario?"

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