"T'iningheo"

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-Cosa stavo per fare?- pensò Connor seduto al tavolo della cucina accanto al tenente che si massaggiava ansioso i capelli bianchi.
Con un solo sorso, poi, Hank buttò giù le ultime gocce di birra.
Era da un po' che non lo vedeva bere così; si era dovuto spaventare molto.
"Sei rimasto in silenzio per tutto il viaggio." alzò gli occhi azzurri e malinconici in quelli marroni e apparentemente impassibili di Connor. "Cosa volevi davvero fare?"
"Gliel'ho detto, tenente." affermò deciso.
"No Connor." sorrise amaramente "Era impossibile che sapessi la localizzazione di Murphy, perchè non aveva nulla per essere localizzato, nemmeno un cazzo di telefono cellulare!" Rimase in silenzio. Abbassò lo sguardo a terra, si sentì così in colpa. "Quel biglietto... te ne sei andato senza avvertirmi. Tu non fai mai così. Che cosa ti sta succedendo?!" sbraitò. Avrebbe dovuto continuare a mentire o avrebbe dovuto dirgli la verità? "E poi guarda un po'. Proprio nello stesso posto in cui si trovava Victoria..."
"Che cosa sta insinuando?" alzò la voce.
"La stavi seguendo, non è così?" Quella domanda fu dolorosa come una pugnalata dritta nel petto.
Sì, Connor stava realmente soffrendo.
"Cosa?"
"Non fare il finto tonto, Connor." si alzò battendo la bottiglia di vetro sul tavolo "Dimmi la cazzo di verità!"
Cadde un profondo silenzio. Pensò se dicendo la verità non si sarebbe immischiato in guai ancora più grossi.
"Avevo paura..." sussurrò appena. "L'ho sentita parlare con la dottoressa Weston. Temevo che se mi avesse analizzato avrei potuto perdere il controllo... di nuovo." Hank cambiò completamente espressione. Tutti i muscoli del suo viso si rilassarono all'istante. "Quindi avevo deciso di scappare, così non avrei creato più problemi, nè a lei... nè a nessun altro." Il tenente si sentì tremendamente in colpa. Connor continuò distaccato. "Ma... mi sono ritrovato il signor Murphy esattamente lì davanti che stava entrando nello stesso bar in cui si trovava Victoria, in quel preciso momento." tenne lo sguardo nel suo. Sapeva quanto avrebbe fatto male a Hank se avesse continuato a mentirgli.
"Non gliel'ho detto perchè sapevo che me lo avrebbe impedito."
"Ragazzo mio..." lo abbracciò e cominciò a piangere ininterrottamente. Capì perchè agli umani piacevano così tanto gli abbracci. Appoggiò la testa sulla sua spalla. Non lo aveva mai sentito piangere così. Tranne una volta, forse. Non si ricordava quando.
Non si ricordava quando? Impossibile. Lui ricordava sempre tutto, a meno che...
"Tenente, quando è stata l'ultima volta che ha pianto così in presenza di altre persone?" A meno che la sua memoria non fosse compromessa.
Gli accarezzò le spalle. Hank si asciugò le lacrime e si allontanò.
"Da quando..." ci riflettè un attimo sù. "Da quando è morto Cole." Connor aveva già vissuto quella scena, ne era certo.
Il Led dell'androide diventò giallo. Significava che stava elaborando dei dati molto pesanti.
"Sta succedendo qualcosa di strano, tenente. Io ricordo questa scena." Hank scrutò Connor turbato. Quella quiete piatta e ferma nascondeva il subbuglio che stava avvenendo nei circuiti della sua psiche.
"Qualcuno ha manomesso la mia memoria." Il vecchio si massaggiò la barba folta e canula. Si perse nel vuoto dei suoi pensieri, ma all'improvviso, una lampadina sembrò accendersi.
"Oh mio dio!" sbattè le mani sul tavolo. La sua pelle diventò pallida. "Oh cazzo!" Si portò le mani alla bocca e si alzò. Connor sapeva che quella reazione gli umani ce l'avevano quando avevano scoperto qualcosa di notevole. -Chissà cosa lo ha portato a reagire così?-
"Tu... tu sei..."
"Io sono...?"
"Oliver." L'androide mostrò confusione e inclinò la testa, similmente a come faceva Sumo quando tentava inutilmente di capire i comportamenti di Hank.
"C'era un altro androide con lei, quando Cole è deceduto?" Hank cominciò a ridere ma come si fa quando si è sul punto di piangere.
"Lo sapevo che c'entrava qualcosa la Cyberlife!" Poggiò le mani sul tavolo mentre Connor rimase immobile a riflettere.
"Tre anni prima che mio figlio morisse... ok? Quindi circa sei o sette anni fa, dopo essere riuscito a trovare tutta quella merda di red ice da quegli schifosi trafficanti del cazzo, il distretto mi assegnò un androide." Le cose quasi cominciavano a essere più chiare. "Questo androide era, molto, molto simile a te. Stessi comportamenti, stesso modo di fare. Era un domestico e adorava i ragazzi." Hank si morse un labbro e abbassò il capo. "Adorava Cole, adorava Victoria..." Connor non vedeva da tempo il tenente Anderson in quelle condizioni. "Porca puttana..."
"Hank cos'è successo?" Sentirsi chiamare per nome da lui fece uno strano effetto. Un brivido gli salì lungo la schiena.
"Lui era, bravissimo, mi aiutava a risolvere i casi qualche volta, amava i film polizieschi..." sospirò.
"Poi, un giorno... la cyberlife ha deciso di riprenderselo poco dopo la morte di Cole." scosse la testa e si massaggiò il collo "Se lo ripresero con qualche stronzata come 'stiamo migliorando il suo prototipo' ed 'è rotto'. Sapevo che mi stavano dicendo delle baggianate, ma ero così preso dalla morte di Cole che... non esitai nemmeno. Victoria non mi ha parlato più da quel momento." E' rotto. Queste parole fecero così male. Questo, però, spiegava finalmente come mai Victoria ce l'avesse così tanto con Hank e perchè, quando si conobbero, Hank ce l'aveva così tanto con gli androidi.
Sì, prima di conoscere Connor, Hank detestava gli androidi. "Dissero che lo avrebbero riportato indietro... ma non è più tornato."
"O forse è tornato in una forma diversa." sentenziò. Hank sorrise amaramente.
"E' per questo che ti ricordi delle lettere." La sua espressione lasciava trasparire tutta l'incredulità dei suoi pensieri. Fu così scosso che non parlò per diversi secondi.
"Quindi le lettere le ha scritte in presenza di Oliver?"
"Sì. Lui e Victoria parlavano persino una lingua che avevano inventato. Victoria aveva quindici anni all'epoca. Quando se n'è andato è stato un grande dolore per lei. Lui era tutto ciò che rimaneva dei miei figli... perchè dopo la separazione Vicky era stata data in affidamento alla madre." Connor percepì il cuore di Hank farsi a pezzi. Sentì tutta la sua disperazione e tutto il suo dolore ma in silenzio e nel suo corpo. Sembrò quasi che stesse condividendo quell'emozione con lui.
"Forse dovrei parlare anche con Linda e Victoria, magari i ricordi riaffioreranno." L'uomo bevve un bicchiere di whiskey come se fosse acqua fresca e negò con il capo.
"No, Linda deve stare fuori."
"Ma... tenente..."
"Lavora per la Cyberlife." sospirò "Pensaci Connor. Perchè non dirlo? Perchè ti hanno assegnato proprio a me? Perchè il tuo programma, o Anna..."
"Amanda." lo corresse Connor.
"Amanda, insomma quella vecchia befana che ti vuole far ritornare omino di latta." L'androide accennò un espressione divertita. "Perchè ti ha detto quelle cose?"
Vuoto. Perchè sarebbe dovuto succedere? Perchè proprio a lui? Avrebbero dovuto investigare.
"Ora che ci penso, il signor Murphy mi ha detto una cosa strana." Hank piazzò i suoi occhi smarriti in quelli del robot.
"Ha usato la stessa frase di Kamski e poi ha detto che sapeva qualcosa riguardo quello che mi era successo in laboratorio." Sumo nel vederli iniziò a scodinzolare e appoggiò il grande muso sulle gambe di Connor. Alla vista di quegli occhioni dolci nemmeno l'androide riuscì a negargli una carezza.
"C'è sempre un piano B nei suoi programmi..." sussurrò pensante Hank. "Linda e Victoria devono starne fuori. E' una faccenda troppo pericolosa." si versò altro whiskey. "Tutta questa segretezza, tutta questa merda... sicuramente c'è qualcosa di molto grave sotto." Fece spallucce.
"Non lo so, ma dobbiamo capirlo." enunciò "In ogni caso... credo che dovrebbero saperlo." si alzò "Da quando ho conosciuto Victoria i miei ricordi sono diversi. Avere contatti con chi ha parlato con Oliver potrebbe aiutarmi ad investigare meglio." si avvicinò "Ci pensi tenente, ho parlato con la signorina Anderson solo un paio di volte e già ricordo qualcosa. Sicuramente lei era importante per Oliver."
"Parlavano tutta la sera, fino a tardi, quasi tutti i giorni." sorrise "Ma proprio di tutto, non ho mai visto due persone andare così d'accordo. Non ho mai sentito Victoria lamentarsi o essere scortese con lui e, fidati, la mia Vicky ha una gran faccia tosta certe volte. Ha preso dal padre."
Il viso di Connor assunse un'espressione estasiata.
"E cosa si dicevano?"
"Non ne ho idea. Parlavano la loro lingua." alzò le spalle "Ma Cole e Victoria erano sempre sorridenti quando c'era lui nei paraggi. Li ha praticamente cresciuti per tre anni."
Perchè mai la Cyberlife avrebbe dovuto fare tutto questo? E perchè aveva ritirato Oliver dalla famiglia Anderson?
"C'era qualche malfunzionamento in Oliver?" Sul volto dell'uomo si dipinse tutta la confusione e l'inconsapevolezza degli eventi. Sembrò quasi vedere i suoi pensieri scorrere in base alle sue espressioni.
"No... no..." rispose. "Però" aggiunse "Però ogni giorno diventava sempre più umano. Era come se..." abbozzò una risata"Era come se... un piccolo pezzo di anima si formasse in lui, giorno dopo giorno."
Il discorso si chiuse lì ma i due decisero che sarebbe stato meglio indagare approfonditamente sulla questione.
Victoria e Linda non avrebbero dovuto sapere nulla secondo il tenente. Sapeva che quella decisione era stata presa per il loro bene ma non poteva capirci di più se non parlando con loro.
"Io penso che, almeno Victoria, debba saperlo. Nasconderle una questione tanto importante la farebbe stare peggio, non crede?" si avvicinò all'amico "Immagini che io preservi davvero i ricordi di Oliver, non crede che questo potrebbe addirittura migliorare il rapporto con sua figlia?"
"Ne sai una più del diavolo tu, eh..." sospirò "Ma la metterei in pericolo..." Trovava gli umani così affascinanti e così tristemente romantici, come la sua amata pioggia.
La tragedia delle loro vite, persino la loro sofferenza, alcune volte, suonava delicata come una poesia. Trovava che gli umani, quando sapevano amare, erano meravigliosamente sentimentali.
"Non dirle nulla di quanto abbiamo scoperto. So com'è fatta. Investigherebbe per fatti suoi e si metterebbe in un pasticcio che non è il suo, come ha fatto stasera."

I giorni passarono e Connor pensò a lungo se parlare con Victoria o meno.
In quei giorni sentì riecheggiare nei suoi circuiti di memoria una parola, forse un suono o una frase: "T'iningheo."
Gli venne in mente subito dopo aver visto una fotografia di Hank e Victoria abbracciati.
Aveva cercato a lungo su Internet e nei suoi dati, ma nulla. Nessuna parola di senso compiuto che combaciasse.
-E se fosse una parola della lingua di Oliver e Victoria?- rimuginò. Pensò tanto a cosa potesse significare o ai collegamenti possibili, ma nulla, era impossibile decifrare quel codice.
Qualche sera dopo decise che sarebbe stato giusto parlarle di persona, nonostante Hank glielo avesse assolutamente sconsigliato.
Sentiva l'estrema urgenza di saperne di più ma avrebbe dovuto fare con cautela, se le avesse detto troppo avrebbe potuto metterla in pericolo e peggiorare quella già precaria situazione.
Stabilì che sarebbe andato a casa sua a portare qualcosa che avrebbe potuto farle piacere.
Il tenente, ora che anche Connor aveva conosciuto Victoria, parlava più spesso di lei e gli riferiva sempre quanto le piacessero i girasoli. Credette che forse non c'era fiore che potesse descriverla meglio: energica e decisa.
Quella sera le comprò un girasole e si presentò di fronte casa sua. Si aggiustò la cravatta e si voltò a guardare Hank che era rimasto in macchina ad osservare la scena imbarazzato.
Bussò diverse volte alla porta d'ingresso ma sembrava non esserci nessuno in casa.
"Non c'è nessuno." affermò seduto accanto al tenente. Lui scosse la testa.
"No, credo ci sia quel coglione del suo fidanzato. E' sempre qui verso quest'ora. Linda è sicuramente ancora a lavoro." continuò a guardare la finestra al piano di sopra.
"Quindi lo sa che Derek..."
"Sì, lo so, Connor." L'androide scese dall'auto. "Che fai?"
"Voglio controllare che la signorina Anderson stia bene."
"Connor non fare puttanate!" urlò Hank. Il Led del robot si colorò di rosso.
"Tenente, devo fare qualcosa." Chiuse la portiera della macchina e il detective imprecò all'interno dell'auto. Dopo qualche secondo si convise a scendere.
"Connor, fermo!"
"Victoria ha denunciato anonimamente il signor Wilson di violenza sessuale. Sua figlia è probabilmente in pericolo."
"Come fai a saperlo?" sussurrò Hank una volta vicini alla porta.
"Ho sentito le chiamate, ho riconosciuto la voce della signorina Anderson." Negli occhi del tenente si vide scorrere tutta la sofferenza e la rabbia che provava in quel momento.
Mentre i due confabulavano un piano per entrare in casa Victoria aprì la porta stropicciandosi gli occhi. La maglia larga del pigiama e i calzini lunghi fecero dedurre ai due che in realtà stava solo dormendo.
"Che ci fate qui?" Furono presi alla sprovvista.
"Signorina Anderson, temevamo che si trovass..." Il tenente gli tirò un pugno sul braccio e Connor tradusse quel gesto come una chiara richiesta di tacere.
"Mi stavate spiando?" Interrogò i due diffidente.
Negò con la testa.
"Noi volevamo solo parlarti." Lei alzò un sopracciglio e assottigliò gli occhi dubbiosa.
"E' per il caso di quel tizio? Murphy, giusto?" 
"Si tratta di Oliver." Ci fu qualche momento di silenzio e Victoria sorrise amaramente. Abbassò lo sguardo.
"Io non so niente, dovresti chiedere a mio padre, Connor." Hank alzò gli occhi al cielo e la ragazza fece per chiudere la porta velocemente ma l'androide la bloccò con una mano.
"So che potrebbe essere difficile per lei parlarne, so che ha ancora dei problemi irrisolti..." mentre parlava il tenente si portò una mano sulla fronte.
"Tu non sai un cazzo." gli ringhiò puntandogli un dito contro.
"Victoria, io non sono una minaccia." il Led diventò giallo e il suo viso rimase calmo e impassibile. "Non voglio farle del male." Il viso di Victoria si addolcì, sembrò che la sua maschera da dura stesse crollando. Connor le porse il fiore e lei lo accettò.
"Suo padre mi ha detto che adori i girasoli." Alla vista di quella scena la ragazza accennò una smorfia di dolore. Accarezzò i petali e sorrise tristemente.
"Io odio i girasoli da parecchio tempo." Guardò il fiore con dolore e glielo porse indietro.
"Ti ringrazio Connor, ma non ricordo nulla di Oliver. Mi ha abbandonato come hanno fatto tutti. Era solo un pezzo di plastica rotto." Quelle parole fecero molto male all'androide, la credeva diversa.
"Victoria lo sai che non è vero!" protestò il padre.
"E tu che cosa cazzo sai di lui?!" urlò nuovamente. Sembrò quasi essere sull'orlo di piangere. "L'hai lasciato andare senza battere ciglio." Nonostante fosse molto triste riuscì a mantenere la calma. "Quindi mi dispiace, non posso aiutarvi." Gli sbattè la porta in faccia e Hank si diresse subito in macchina. Connor riuscì a sentire Victoria piangere dall'altro lato.
Rimase immobile per qualche secondo e si avvicinò alla porta.
"T'iningheo." disse calmo Connor. Crollò un profondo silenzio. Hank si voltò a guardarlo e Victoria smise di piangere.
-Che cosa significa?-
"Te ne devi andare via!" urlò la ragazza. L'androide non capì perchè disse quella frase, nè sapeva tantomeno cosa significasse ma ci provò nella speranza che potesse trovare un senso. A giudicare dalla reazione della signorina Anderson, però, probabilmente era qualche miscuglio di parole e lingue messe insieme.

Connor tornò a casa ancora più confuso di prima. Voleva risposte ma trovò solo altre domande.

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⏰ Terakhir diperbarui: May 01, 2023 ⏰

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