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STORIA RIMOSSA
IN FASE DI EDITING PROFONDO
FUTURA PUBBLICAZIONE
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Lo specchio della mia camera riflette una ragazza che non mi somiglia: i capelli sono perfettamente in ordine, raccolti in uno chignon ordinato, lo sguardo è vispo e riposato, i lineamenti distesi e l'accenno di un sorriso sulle labbra rosee di lu...

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Lo specchio della mia camera riflette una ragazza che non mi somiglia: i capelli sono perfettamente in ordine, raccolti in uno chignon ordinato, lo sguardo è vispo e riposato, i lineamenti distesi e l'accenno di un sorriso sulle labbra rosee di lucidalabbra. La guardo ancora, incapace di riconoscerla, di riconoscermi nell'immagine serena che contrasta con l'idea di me stessa che mi sono fatta in questi ultimi giorni di lutto. Nella mia testa sono una ragazza perduta, senza più nemmeno la voglia di lottare per qualcosa di buono, senza speranza, senza prospettive per il futuro. Mi verrebbe voglia di sorridere a questa ragazza, dirle che mi piace e vorrei tanto essere come lei, ma la verità è che dentro mi sento spenta, vuota e senza vita, come una città dopo un incidente nucleare. E il merito, anche stavolta, è tutto di Giulio.

Quando varco l'ingresso del palazzo a vetri, in perfetto orario, mi rendo subito conto che tutto ciò che mi circonda non mi meraviglia come l'ultima volta in cui ci sono stata. Mi sento fredda, un po' cinica, come se il mio entusiasmo da bambina fosse stato risucchiato dal vortice di disperazione post-Giulio e mi avesse trasformata in un essere poco umano e decisamente imperturbabile. Tuttavia, è proprio quando sento dei passi affrettati che mi raggiungono alla reception, che mi scopro a essere ancora "umana".

«Buongiorno, Stefania!» la voce di Cooper squilla nelle mie orecchie ancor prima che mi volti a guardarlo.

Camicia color grigio perla, capello perfetto, sorriso a mezza bocca e uno sguardo che farebbe arrossire anche la Genoveffa più imperturbabile.

Accenno un sorriso di rimando. «Buongiorno a lei.» gli dico, e dopo aver ringraziato la segretaria per il mio badge ufficiale, mi allontano dal bancone per andare verso l'ascensore. I passi mi seguono, così ho modo di notare le scarpe lucide, la ventiquattrore che stringe tra le dita e infine quotidiani finanziari che tiene sottobraccio.

«Caffè?» chiede quindi, a tratti tagliandomi la strada.

Punto i piedi e alzo lo sguardo per poterlo guardare di nuovo in viso, e lui mi sorride ancora, mentre con un cenno mi invita ad accettare la proposta e a seguirlo.

Ma sì, un altro caffè non può che farmi bene, stamattina! Specie se doppio e ristretto.

Mentre raggiungiamo il piccolo bar interno, mi metto a osservare le sue mani e le sue dita mentre traffica con il suo cellulare. Con grande stupore, scorgo un luccichio d'oro all'anulare. Per qualche strano motivo, sapere che è sposato riesce a tranquillizzarmi; non che sia garanzia del fatto che uomini sposati siano del tutto innocui, ma quando penso a una coppia sposata e stabile è inevitabile vedere i miei genitori, e so per certo che mio padre non umilierebbe mai mia madre con un tradimento.

«Il Presidente starà via per tutta la settimana, non so se qualcuno l'abbia già avvisata.» mi dice.

«No...» replico, e intanto cerco di vagliare ogni possibile conseguenza che l'assenza di Theodore potrebbe causare. Mi viene in mente solo: incontri ravvicinati con suo figlio.

Il confine di noi 2Where stories live. Discover now