Ragione e desiderio p.1-2 (???)

632 13 1
                                    

Avevo aspettato quel momento per davvero tanto tempo. Averlo davvero davanti a me sembrò irreale. Mi ero assicurato che la catena fosse abbastanza lunga per permettergli di muoversi, ma abbastanza stretta da ricordargli di avere paura. Era immobile al mio cospetto, impaurito e sulla difensiva. Mi studiava con quelle iridi brune che ti fottevano il cervello. Era arrabbiato, si sentiva probabilmente umiliato, come un cucciolo in gabbia. Avevo studiato per davvero tanto tempo quel giorno, guardandolo sempre da lontano, gustandomi solo una piccola parte di lui. Avevo l'urgenza di assaporare la sua persona, avevo bisogno di sentirlo vicino a me, ma davvero davvero vicino, in modo definitivo. Avevo ripassato nella mente decine e decine di volte quello che avrei fatto di lui, ma la reazione che ebbe quando tirai fuori il coltello cambiò tutto. Credevo avesse paura, invece mi sbagliavo di grosso. Era agitato, tremava e sussultava ad ogni mio movimento, ma quando lo guardai negli occhi mi sorpresi di vederli luccicare. Si raggomitolò su se stesso come poté, per nascondere un'unica parte del corpo. Quando unii i puntini quasi mi venne da ridere. Era eccitato, e molto. Improvvisamente mi vennero in mente molti altri modi per raggiungere il mio obbiettivo, modi molto interessanti e più divertenti. Rimisi il coltello in tasca e mi avvicinai, calcolando ogni passo. Sam indugiò sui miei occhi e qualcosa scattò in entrambi. Aveva capito le mie intenzioni, ma aveva accidentalmente attivato in me qualcosa di molto pericoloso. Tentò di sottrarsi al suo destino, indietreggiando, ma si ritrovò in una posizione molto sfavorevole per lui, perfetta per me. Anche se la sua mente mi disprezzava con tutto se stesso il suo corpo gridava il mio nome. Mi desiderava come io desideravo lui e nulla mi avrebbe impedito di prenderlo, possederlo in quella sporca stanza buia. Lo bloccai contro il muro, assaggiando la paura mista all'adrenalina che quel ragazzo emanava. Era terrorizzato da me, e quel terrore mi accendeva sempre di più. Feci scivolare il mio ginocchio in mezzo alle sue cosce, sentendo il suo membro pulsante. Stavo perdendo il controllo delle mie azioni, non mi accorsi neanche di aver iniziato a leccargli il collo. Ero come guidato da una furia che bramava di sentire i suoi gemiti. Gli baciai le curve del collo, baci umidi, lenti quel tanto che bastava a farlo impazzire. Sentivo il suo battito accelerato e la cosa mi estasiava. Gli morsi un pezzo di pelle, e lui gemette. Lo marchiai in più punti mentre esploravo il suo corpo con lentezza disarmante. Quando tornai a guardare i suoi bellissimi occhi mi ritrovai davanti ad un ragazzo totalmente diverso da poco prima. Il viso arrossato e gli occhi lucidi dall'eccitazione erano accentuati dal respiro accelerato. Volevo che accettasse la sua sconfitta, volevo che si arrendesse a me con corpo e mente. Lo baciai delicatamente, sentendo le sue gambe tremare. Non potevo più trattenermi. Approfondì quel bacio, togliendogli il fiato. In quel momento si abbandonò completamente a me, assecondando ogni mio movimento. Sentivo che se non l'avessi fatto mio entro poco tempo sarei impazzito. Mi staccai da lui con urgenza, volevo vedere quanto avevo causato a quel povero ragazzino indifeso. Sam mi fulminò con uno sguardo talmente ostile che mi venne voglia di buttarlo in terra seduta stante e di dargli un motivo per odiarmi. -Vuoi ancora che smetta?- Volevo sentire da lui la propria sconfitta. Alzai leggermente il ginocchio, premendolo sulla sua erezione pulsante e lui gemette. Ero stanco di giocare, volevo arrivare al sodo, o sarei davvero uscito di testa. Lo liberai dalle manette, consapevole che nelle condizioni in cui si trovava era docile come un cagnolino. Ovviamente Sam stava ancora combattendo contro il desiderio, infatti anche mentre mi guardava spogliarmi, riuscì a ribellarsi, almeno in parte -Bastardo- sibilò. Purtroppo per lui quelle furono le ultime parole di senso compiuto che pronunciò per tutta la notte. Mi tolsi la maglia con violenza e tornai a concentrarmi su quella puttanella. Il suo cuore stava esplodendo, proprio come il mio. Lo spogliai senza abbandonare le sue labbra un secondo, rivelando la sua erezione completamente dura e bagnata. Volevo vedere che forma aveva il piacere sul suo viso, che suoni sarebbero usciti da quelle labbra così delicate. Magari mi avrebbe regalato anche qualche imprecazione. Lo presi fra le mie mani e lui crollò. Lo sorressi, senza smettere di muovere la mano. Ormai non tentava neanche di fingere che non lo desiderasse quanto me, infatti cercò di armeggiare con i lacci dei miei pantaloni. Ovviamente ero eccitato quanto lui, e il sorriso che si formò impercettibilmente sulle sue labbra mi fece scattare. Lo feci cadere sul pavimento, e quasi non gemetti alla vista di quel ragazzino completamente soggiogato. Volevo sentirlo gemere, volevo che godesse per me, che dedicasse quel piacere a me e a me soltanto. Se Sam stava cercando di resistermi allora sbagliava di grosso, più mi guardava come se potesse resistermi più mi spronava a torturarlo di più. Circondai il suo membro con lenta delicatezza e gli ordinai di guardarmi. Non mi sarei perso la sua espressione per niente al mondo. Le lacrime confuse con la saliva, le labbra socchiuse e i gemiti che vi uscivano, tutto di lui stava urlando obbedienza e sottomissione. I gemiti si fecero più forti, annunciando l'arrivo dell'orgasmo. Mi fermai di colpo, gustandomi la sofferenza del piacere negato. Infondo io non ero lontanamente soddisfatto. Volevo possederlo nel vero senso della parola. Cercò di nuovo di sfuggirmi, ma niente mi avrebbe sottratto al mio premio. Lo rimisi al suo posto, sotto di me. Era troppo debole per protestare, quindi ebbi la meglio quasi all'istante. Vederlo in quella posizione, abbandonato completamente al mio volere mi eccitava da morire. Nonostante le apparenze quel ragazzino era molto più fuori di testa di me, infatti più abusavo di lui più si bagnava. Sentivo la vergogna dell'umiliazione attraverso i nervi tesi e mi venne automaticamente voglia di provocarlo, di portarlo al limite. -Sei così bagnato... Eppure credevo che avessi paura di me- Gli uscì dalla bocca un borbottio spezzato da un gemito. Ero stanco di aspettare. Se avessi continuato saremmo venuti entrambi senza aver concluso. Infilai un dito dentro di lui, gustandomi le sue proteste. Ne aggiunsi un altro subito dopo e iniziai a muoverli. Ogni sospiro e gemito era come musica per le mie orecchie. Un coro sensuale, prova di quello che stavamo creando insieme. Entrai in lui con violenza, provocandogli un suono strozzato. I nostri corpi combaciavano alla perfezione. Il calore mi invase, provocandomi un gemito soffocato. Mi muovevo dentro di lui, ed era come se fossimo stati creati per questo. Cercò di trattenersi, ma mi mossi più velocemente, assaporando ogni lamento. -Non provarci- Doveva sentirsi umiliato e sottomesso fino in fondo, senza sconti -La tua voce mi soddisfa quasi più del tuo culo- sussurrai ottenendo altri lamenti in risposta. Mentre mi muovevo dentro di lui gli lasciavo altri succhiotti bagnati sulle spalle e sulla schiena. Doveva ricordarsi di quel giorno, doveva sempre ricordarsi che ormai mi apparteneva, e quelli erano i miei marchi. Raggiungemmo l'orgasmo nello stesso momento, crollando a terra. Sam non aveva più forze e io ero distrutto quanto lui. Volevo vedere la sua espressione dopo essere stato scopato come una puttana, ma mi svenne praticamente fra le braccia. Prima di andarmene gli lasciai una serie di baci umidi sul petto e sul collo, cercando di memorizzarne il sapore. Me ne andai dopo aver lasciato un sacchetto con del cibo e un biglietto, giusto per ricordargli della facilità con cui si era lasciato sottomettere a me, il suo rapitore.

^^^^Non era previsto che scrivessi anche dal suo punto di vista, ma mi annoiavo, quindi perché no? Ammetto che era un piccolo allenamento per vedere se scrivo meglio dal punto di vista del top o del bottom. Accetto critiche e consigli :)^^^^

Ragione e desiderioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora