1 Dicembre

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Per quanto Simone continui a dire che il Natale non sia una festa importante, ormai solamente da annoverare tra i tanti espedienti che il commercio ha utilizzato per vendere di più, e nonostante continui a sottolineare - ogni qual volta si trova incastrato nell'argomento - che con il tempo, il consumismo e la società mutata, si sia perso quello spirito natalizio che ha caratterizzato i primi anni dell'infanzia di ognuno, è sdraiato sotto il suo plaid preferito, intento a guardare uno di quei soliti e sdolcinati film di Natale.

Tira su col naso, spostando la coperta blu e verde per coprire meglio i piedi, ché il primo freddo ha già dato il suo contributo per il suo primo malessere stagionale.

Sandra Bullock sul piccolo schermo del computer portatile - adagiato sulle gambe del corvino - sta salvando un uomo precipitato sui binari di un treno, non un uomo qualsiasi, il tizio di cui si è innamorata senza mai avergli rivolto neanche una parola. Simone sospira, immaginando che la cosa più eroica che abbia mai fatto in quasi trent'anni di vita sia stata ai tempi dell'università, quando prestò i suoi quaderni pieni di appunti dell'esame di Analisi 1, essendo ancora in piena sessione.

Sono circa le quattro di pomeriggio, ha pranzato da poco, e per questo è costretto a restare seduto con il busto sollevato da due cuscini, con la stoffa troppo rigida del plaid che gli sfiora il mento, provocandogli prurito. Non ha piani per il resto della giornata, se non rimanere in casa a guardare film e a mangiare il suo cibo delivery preferito, tra la correzione di un compito ed un altro.

Ha promesso ai ragazzi della terza B che li avrebbe riportati a scuola, corretti, per la lezione successiva, così si trova incastrato tra le lamentele di una ventina di giovani impazienti e una serie di continue chiamate della sua migliore amica, nonché coinquilina, che lo prega di raggiungerla ad una festa nel centro di Milano, perché il suo accompagnatore le ha dato buca.

Il telefono squilla ancora, per la sesta volta quel pomeriggio, le ha contate. Lo prende finalmente in mano, emettendo un grugnito quando si piega in avanti per sedersi meglio, ché lo stare sempre seduto a scuola e il fare lo stesso a casa, gli ha - secondo le sue ipotesi - sicuramente compromesso qualche vertebra.

Con sorpresa, appura che il mittente questa volta non è Chicca, ma il sollievo dura poco, perché il nome di suo padre sul display lo rinvigorisce di un altro tipo di preoccupazione, che presto si trova essere fondata, come d'altronde succede ogni anno di questi periodi.

«Pa?» Risponde, mettendo il film in pausa, premendo la barra spaziatrice del computer.

«Simo» la voce dall'altro capo del telefono è squillante, al contrario della sua. Non gli dà tempo di replicare, che «Come stai? Ti ho disturbato?» continua.

«No, no non disturbi» fa una pausa di qualche secondo e «Guardavo un film» aggiunge.

«Che film?» replica il padre.

«Un fantasy, di quelli che non ti piacciono» mente.

«Ci ho provato lo sai, a guardarli».

«Ma è più forte di te, lo so» ridacchia Simone.

«Scendi per Natale, vero?» chiedel'uomo, con tono un po' incerto, consapevole sia un argomento ostico per il figlio.

«Pa'» sospira Simone, allontanando per un momento il telefono dall'orecchio.

Non è un amante delle grandi feste con i parenti, persone che vede solamente in occasione delle ricorrenze e che non sanno nulla della sua vita, ma si concedono comunque il lusso di giudicare. E poi non poter trascorrere il Natale con entrambi i suoi genitori, perché separati da una vita ormai, è sempre stato difficile per Simone.

No question askedWhere stories live. Discover now