I TRE RE MOGI

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Questa è la storia un po' particolare di tre personaggi in cerca d'automa.

Ai tempi si raccontava che una famiglia palestinese esperta in cibernetica, avesse rubato un sistema avanzato in grado di riprodurre alcune facoltà tipiche del cervello umano, come l'adattamento all'ambiente o l'apprendimento e che ci fossero al mondo troppe persone a cui tale congegno servisse.

I tre uomini furono mandati dalla lontana Cina per trovare l'Automa e riportarlo a casa.

Dopo le dovute ricerche avevano scoperto che la rea famiglia aveva inscenato il parto della donna per poter nascondere il congegno cibernetico e il codice di sblocco per lo stesso. Il compito dei tre era dunque quello di fingersi degli adulatori per poter portare loro dei doni e tentare così di prendere l'Automa che sarebbe servito per controllare le menti.

Attraversarono il deserto e mille piccoli villaggi prima di giungere a Le Tre Emme, chiamata così in onore di tre vecchi saggi (Mon-Al-Bar, MoSalam-Al-Azet, Mohair-La-Na) nati e vissuti lì un secolo prima.

«Sarà questa la giusta strada?» chiese Gas-Yo-Gin alla vista della distesa di sabbia che pareva non finire più.

«Secondo la mappa, mancano tre chilometri» rispose Min-Chio-Lin con la gola secca.

«Ehi, guardate! Un fascio di luce va dal proiettore per un sogno da 2000 lire» affermò Bal-Dan-Zin guardando il cielo.

Da quando gli avevano tolto il microchip dal cervello pareva vivere in un mondo tutto suo, fatto solo di musica classica, Ligabue e Lambrusco e pop-corn.

Era il più giovane dei tre e doveva comunque fare la gavetta.

Gli altri videro una scia di luce che effettivamente si era posata in cielo e decisero di seguirla benché rappresentasse l'insegna del Bar Mario.

Dopo giorni di viaggio estenuante arrivarono a destinazione, trovando un gazebo riscaldato al cui centro giaceva un piccolo bambino avvolto in una coperta. Accanto a lui la madre tentava di nascondere qualcosa sotto al suo velo.

«Buonasera signori» disse Min-Chio-Lin «veniamo in pace-maker.»

«Chi siete?» chiese la donna sospettosa.

«Siamo I Re Mogi. Portiamo doni per il nuovo pervenuto.»

«Certe notti coi bar che son chiusi c'è chi festeggerà.»

L'uomo e la donna si guardarono impauriti. Erano in minoranza e non forti a sufficienza per batterli sul piano fisico ma li avrebbero certamente sconfitti sul piano intellettivo. Quei tre parevano davvero storditi!

«Cosa tenete lì?» chiese l'uomo.

«Sono i doni per il vostro bambino: porro, incentivo e birra.»

«Incentivo?»

«Sì, per la rottamazione automa.»

«C'è una notte tiepida e un vecchio blues.»

«Eh?»

«Liga!»

«Ma chi il mio bue? Si chiama Bruno non Liga. Ma siete seri voi?»

«Serissimi. Accettate i doni?»

«Non sono sicuro sia una buona idea. La birra vi sembra forse un dono adatto a un bambino?»

«Certo che no, quella è per te.»

«Ah, grazie. E il porro?»

«Quello è per la madre»

«E che ci dovrei fare?»

«E io che ne so. Usa un po' di fantasia.»

«Al limite del piacere

Al limite dell'orrore

Conoscono posti in cui non vai

Non vai...»

Le donne lo sanno. Le donne l'han sempre saputo. 

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