9: Ricominciamo da capo?

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hyunjin
-Per tua fortuna Jisung è venuto a scuola. Vedi di stargli alla larga, prima di fargli ancora del male, intesi?
08:53

Minho controllò la notifica senza visualizzarla. Jisung era tornato a scuola: un problema in meno, pensò.
Almeno la strigliata di ieri era servita a qualcosa.

Ma quel "vedi di stargli alla larga" lo aveva alquanto incuriosito... Jisung non aveva detto nulla al suo migliore amico che lui, Lee Minho, la canaglia di turno, si sarebbe presentato a casa del moretto quel pomeriggio?

Mah, non sono cose che mi riguardano.

Il pomeriggio arrivò decisamente troppo in fretta, quel venerdì.
Minho aveva appena staccato dal suo turno e già si ritrovava in macchina diretto verso la casa del giovane musicista.
Che fatica...

Parcheggiò. Arrivato davanti il portone, suonò il citofono.
"Chi è?" Chiese la solita voce femminile.
"Sono Minho, il ragazzo di ieri."

Subito il cancello fece uno scatto e si aprì. Stavolta però, davanti la soglia della porta Minho non si ritrovò la ragazza del giorno prima, ma lo stesso Jisung in tuta e pantofole pronto ad accogliere il suo nuovo amico.
"Vieni, andiamo su."

Si diressero al piano di sopra verso la camera del minore. Minho non poté non rimanere nuovamente sbalordito dalla possenza ed eleganza di quella casa.
"Comunque casa tua è davvero enorme. Che lavoro fanno i tuoi genitori per permettersi una dimora del genere?" Chiese genuino, fissando i grandi lampadari attaccati al soffitto. Chissà come avrebbero pulito tutto quell'ammasso di cristallo, pensò.

I due erano appena entrati nella camera da letto di Jisung. Questo ridacchiò alla spontaneità del maggiore, e non ci pensò due volte a placare la sua sete di curiosità.
"Mio padre è il direttore finanziario dell'azienda per cui lavora. In pratica si occupa di monitorare il flusso di cassa, e di gestire e investire le entrate."

Minho allargò la bocca a quelle parole. Diamine se era un lavoro ben retribuito quello del padre.
Che bella botta di culo, eh, signor Han?

"Tua madre, invece? Deve essere molto fiera di lui, come lo sarai anche tu." Continuò il maggiore, soffermandosi a studiare la collezione di figurine Pokémon su uno dei tantissimi scaffali.

Jisung sorrise. Gli piaceva che nonostante tutto quel che era successo, a Minho interessasse almeno un minimo conversare tranquillamente con lui. Lo metteva a suo agio.
"In realtà mia madre è venuta a mancare quando ero molto piccolo, non ricordo granché di lei."

Il cuore di Minho saltò un battito. Una strana sensazione gli pervase il petto. Jisung aveva perso la madre...
Di colpo sperò che ci fosse un modo per far dimenticare completamente quella domanda al minore.
Che stupido che era.
Ah, aspetta...

Ecco cos'era il senso di colpa di cui parlava Hyunjin.

"Mi dispiace davvero tanto, non avrei dovuto fare quella stupida domanda." Sperò che quelle scuse potessero in qualche modo rimediare all'ennesimo danno. Si sentiva tremendamente dispiaciuto.
Jisung d'altro canto scosse la testa. "Non preoccuparti, come potevi saperlo?" Lo rassicurò. "Per fortuna non è mai stata una ferita aperta, non ho problemi a parlarne; in fondo, come ho detto prima, ho pochissimi ricordi di lei."

Minho però non sembrava troppo soddisfatto di quella risposta. Anche se non era una ferita aperta, l'assenza di una madre rimaneva pur sempre una mancanza che nessun altro avrebbe potuto colmare. O almeno, Minho la pensava così.

"Ma ora basta parlare di cose tristi!" Annunciò Jisung, scacciando via la tensione che si stava per creare in quella stanza. "Ti ho fatto venire qui per un motivo, no?"
Deciso e voglioso di fare, si avvicinò alla sua scrivania e prese carta e penna.

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