Capitolo 7

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Oggi dovrò andare da quel coglione. Metto dei pantaloncini e una semplice magliettina. Guardo l'orario, 5:05. In ritardo, come sempre. Scendo di casa e vedo una moto davanti il portone.
-Finalmente. Pensavo che sarei invecchiato ad aspettarti-
Sale sulla moto lasciandomi così poco spazio che sarei dovuta stare attaccata a lui, lo fa apposta. Salgo e andiamo a casa sua. Infila le chiavi nella serratura ed entra, lo seguo. La casa è vuota non c'è nessuno.
-Marco?? Ci sei??- urla girando per casa. Nessuma risposta. Sto ancora nell'ingresso. Le pareti del corridoio sono bianche, danno un aspetto delicato alla casa. Lui entra in una stanza ma io presto attenzione ad altro. La cucina, ha uno splendido odore di torta. Mi giro verso la porta in cui è entrato Nicola. È la sua stanza. La porta è aperta, allora ne approfitto per entrare. Rimango a bocca aperta. È identica alla mia stanza. Una scrivania al centro, il letto in un angolo, armadio incavato, libreria affianco al letto. Adesivo di un tizio sullo skate sulla parete sopra il letto.
-Attenta a non sbavare. Che c'è di così strano?- dice preoccupato.
-È identica alla mia camera- dico.
-Si ho visto. Abbiamo gli stessi gusti a quanto pare.-
-Mhmm-
-prendi il libro così studiamo-

*********

-Ripeti- dice felice.
-la causa della Prima guerra mondiale o la grande guerra, fù l'uccisione del pretendente al trono d'Austria e di sua moglie, a Sarajevo da una squadra terroristica serba.....- dico sfinita.
-adesso per premiarti andiamo a finire la torta e te ne dò un pezzo- sorride e va in cucina. Facciamo la torta, o meglio lui cucina, io guardo. Sono seduta sul piano di cucina così riesco a vedere come maneggia l'impasto. Si gira verso di me e sorride. Non ho mai visto un lato dolce in lui, mi stupisce. Si lava le mani e mette il tutto nel forno. Si gira, ma inciampa cadendo addosso a me. Se non fosse stato per il ripiano su cui ero seduta, mi avrebbe fatto cadere a terra, il guaio ora è che il suo viso è a cinque centimetri dal mio. Si avvicina di più e le nostre labbra sì uniscono. Mi sta baciando. Esplora la mia bocca con la lingua in cerca della mia. Il nostro bacio diventa subito dolce e passionale. Allaccio le braccia attorno al suo collo mentre lui mi stringe i fianchi. Mi accarezza la pelle nuda, sotto la maglietta. Ogni tanto mi lascia dei baci sul collo. Lo riavvicino alle mie labbra, prende l'orlo della mia maglietta e fa per togliermela ma viene bloccato da un colpo di tosse.
-ciao fratellino....interrompevo qualcosa? -ehm....no, stavamo preparando la torta....-dice Nicola nervoso. Mi accarezzo le labbra scendendo dal ripiano. Il fratello deve avere venticinque anni, ha i capelli neri occhi verdi, sarebbe la personificazione di Percy Jackson. DEVO SMETTERLA DI FANGIRLARE. Vado in camera sua e prendo lo zainetto col telefono. Esco velocemente e vado all'ingresso. -Io vado- dico.
-Aspetta- dice venendo verso di me.-Ti accompagno- lo liquido con un gesto e mi allontano. Mi prende per il polso, si avvicina e mi bacia, mette le mani dietro la mia schiena per avvicinarmi a lui. Mi allontano di poco dalle sue labbra.
-Dove vai, senza salutarmi?- dice sorridendomi. Ricambio il suo sorriso e vado alla fermata del pullman. Appena salgo sul bus ripenso a quel bacio, in cucina.

Ti odio perché ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora