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"No, Jacopo, te non hai capito, se non le troviamo tu' fratello m'evira"

Manuel stava chinato, per non dire spalmato, sul pavimento del distretto numero 17 di Roma, mentre con un calzascarpe metallico sondava il fondo di ogni scaffale con fretta febbrile.

"Eh, ho capito, ma non ci sono! Ma poi che fai co' quel calzascarpe?", Jacopo si aggiustò la piega dei pantaloni eleganti, incredibilmente ancora illesi nonostante i minuti passati in ginocchio sul pavimento.

"Te non ti stai manco a impegna'! E che ce faccio, secondo te?" agitò l'oggetto in aria con un braccio "Me serviva qualcosa che arrivasse negl'angoli!"

La voce del ragazzo stava raggiungendo incrinazioni preoccupanti, al che il corvino sospirò e si chinò accanto a lui.
Gli posò una mano sulla spalla nel tentativo vano e disperato di consolare l'inconsolabile.

"Non te preoccupa', Manu, vedrai che cicciano fuori prima o poi!"

Lo sguardo di fuoco che l'altro gli rivolse fu quasi inquietantemente simile a quelli che riusciva a produrre Simone e quindi, forse, quei sette anni di relazione avevano portato a qualcosa, alla fine.

"Sì, certo, il problema è che tra un quarto d'ora io devo raggiunge' tu' fratello e lui una sola cosa m'aveva detto! Non perdere le fedi! E indovina io c'ho fatto?" brandì il calzascarpe come fosse una sciabola, tanto da far spostare il povero Jacopo qualche passo più in là "Ho perso le fedi!"

Jacopo affondò le mani nelle tasche dei suoi pantaloni e spostò il peso da un piede all'altro.

"Vabbeh, ma evirare me pare eccessivo, ecco, va contro pure i suoi inter-"

"Jacopo te giuro che te meno, pure se me sei cognato", sentenziò il più basso, mentre prendeva a misurare a grandi falcate la sala centrale del distretto in quel momento popolato solo da una manciata di persone.

Dopo qualche istante di silenzio, probabilmente perpetrato proprio dallo sguardo funereo di Manuel, che stonava decisamente con la divisa cerimoniale perfettamente appuntata per l'occasione, il riccio notò una piccola figura alta poco più di un metro, spuntare all'angolo della stanza, con il consueto sorriso furbesco sulla piccola bocca.

"Ma che ce fa tu' figlia qui?", non fece in tempo a porgere quella domanda al cognato ancora intento a scandagliare il pavimento, che notò, tra le manine paffute della bimba, una familiarissima scatoletta di velluto blu.

Gli occhi di Manuel si illuminarono all'istante, mentre in tutta fretta procedeva ad avviarsi verso la bambina che però rise eccitata e scappò su quelle gambette di venti centimetri che comunque le conferivano una certa velocità in curva.

"Giada! Bella de' zio, viè qua!" urlò, lanciandosi all'inseguimento e attirando così anche l'attenzione dell'altro ragazzo che, capendo al volo la situazione, si affrettò a seguire l'improbabile duo per i corridoi del distretto.

Erano fermi di fronte a una scrivania, Giada con il suo vestitino di tulle azzurro e la scatolina svettante tra le mani minacciava di scappare di nuovo ad ogni istante, mentre i due uomini la stavano puntando manco fosse un leone in gabbia.

"Oh, è proprio fija a te, Jacopo, te lo giuro"

"Che voi di?!"

"Eh, che come riesce a 'ncasina' tutto lei nessuno"

Jacopo si lasciò scappare una risatina mentre piano si avvicinava alla bimba, che comunque se ne accorse e riprese a correre a perdifiato per il corridoio, fino a raggiungere il cortile sul retro, che era anche il luogo dove si sarebbe svolta un piccolo aperitivo prima della cerimonia in chiesa.
Manuel imprecò tra i denti rilanciandosi all'inseguimento, con Jacopo dietro che ormai rideva senza farne alcun mistero.

Roma 17Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora