[ capitolo trentacinquesimo ]

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"Ante, è impossibile che sia nero e azzurro.", dissi guardando la foto nel telefono mentre mangiavo l'ultimo pezzo della mia torta preferita. Oggi aveva un sapore migliore delle altre volte.

"Tesoro, la maggior parte delle persone dice che è nero e azzurro. Non capisco come tu veda bianco e oro.", alzai gli occhi al cielo e risi. Per fortuna che a malapena mi vedesse al buio.

Da almeno venti minuti portavamo avanti la discussione su quel vecchio trend del vestito, su cui le persone non sapevano se fosse nero e azzurro o bianco e oro.

"Io non capisco come tu lo veda nero e azzurro!", alzai un po' la voce e premetti con un dito il ciondolo della collana sul collo. Lui rise e si alzò dal divano. "Dove vai? La discussione stava diventando interessante.", dissi sarcastica.

"Vado prima che tu mi colpisca con una ciabatta.", rispose girandosi verso di me. Gli feci la linguaccia, proprio come lui spesso la faceva a me. "Vado a farmi la doccia, vieni con me?", mi domandò arricciando le labbra, immediatamente sentii il calore arrivare alle mie guance.

"B-beh..", mormorai come una stupida mentre lui tolse la maglia. Il silenzio regnava nella stanza e l'unico rumore che si udiva era quello della pioggia. Non riuscii a capire perché mi bloccai. Lui era già consapevole delle mie imperfezioni ed io della sua.. perfezione.

"Ti comporti come se fosse la prima volta che mi vedi senza maglia.", iniziò a provocarmi un po', così alzai gli occhi al cielo, di nuovo. Non è colpa mia se il mio cervello si ferma quando ti vedo. "Quindi?", chiese impaziente.

"Non vengo, vai da solo.", decisi incrociando le braccia. Era incredibile come mi cambiò velocemente l'umore. Sospirò ed entrò in bagno lasciandomi nella stanza buia.

Mi dondolai sul bordo del divano ed appoggiai la testa sul palmo della mano. Portai lo sguardo sull'orologio appeso al muro. Era già mezzanotte e mezza. Tra meno di sette ore avrei dovuto essere alla stazione degli autobus. Questi due giorni a Belgrado passarono così in fretta.

"Ciò che è bello, dura poco." come dicono.

Sospirai mentre sentii l'acqua della doccia. Ci ripensai e alla fine decisi di alzarmi dal divano per dirigermi in bagno. Non appena entrai, il vapore mi accecò leggermente la vista. Ante era quel tipo di persona.

Mi tolsi i vestiti e li appoggiai vicino a quelli di Ante. Aprii la porta annebbiata della doccia e lui sussultò, non ci feci caso ed entrai dandogli poi le spalle. Bene, lasciamolo riflettere ora.

Facemmo la doccia in completo silenzio. Non ci fu nessun tipo di commento. Si sentiva solo il rumore dell'acqua che cadeva sulle piastrelle fredde. Non appena finimmo, uscii dalla cabina e mi avvolsi in un asciugamano bianco con il nome dell'hotel. Raccolsi i capelli bagnati in un altro asciugamano e mi avvicinai al lavandino per lavarmi i denti.

"Sei arrabbiata?", domandò avvolgendosi con un asciugamano identico al mio. Si avvicinò al lavandino e prese il dentifricio dalle mie mani.

"No.", risposi brevemente. Davvero non lo ero. Ero solo stanca e di cattivo umore. Lo collegai al fatto che a breve avrei avuto il ciclo..? Avrei già dovuto averlo. Questo non avrebbe dovuto preoccuparmi dato che non cadeva sempre lo stesso giorno. Okay, non inizierò ad impanicarmi. Scossi la testa per scacciare via quei pensieri.

"E allora?", portò lo spazzolino in bocca e mi guardò curioso. "Perché sei diventata seria all'improvviso?"

"Sono solo stanca.", gli dissi mettendo il dentifricio sullo spazzolino. Ancora prima di avvicinarlo alle labbra, ad un tratto un sapore amaro inondò la mia bocca e velocemente mi accovacciai sopra la tavoletta del wc. Di nuovo. Di nuovo avevo quelle maledette nausee.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 08, 2022 ⏰

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Splićanka #2 ~ Ante Rebić (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora