10. Mamma

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Silenzio.

Sentivo quegli occhi puntati addosso: pungevano come aghi.

≪Elio, perdonami ma lui chi sarebbe?≫

Eravamo scesi entrambi al pian terreno della casa. Sua madre ci stava fissando con curiosità e freddezza, allo stesso tempo.

≪Lui è Ronald, mamma. È un mio compagno di scuola, abbiamo stretto subito amicizia così... l'ho invitato a casa per fare i compiti insieme.≫

La situazione era davvero tesa, si poteva percepire dallo sguardo investigativo che la madre di Elio, aveva stampato in faccia.

≪Mi fa piacere che tu abbia fatto già delle nuove amicizie, figliolo.≫ di nuovo, quegli occhi color ambra, si fermarono su di me con fare persistente.

La donna aveva lunghi capelli mori che gli cadevano sulle spalle, fino a toccargli la schiena. Aveva un viso liscio, pallido ma ben definito. Le iridi arancioni erano ipnotiche, rimanevi a fissarle con interesse tanto erano particolari. Forse Elio aveva preso gli occhi di quel colore cristallino, dal padre.

Quel giorno la donna, idnossava un trucco leggero, mentre sulle labbra, aveva un rossetto di colore rosso scuro, lucido. Si vedeva che era una persona piena di sè, con un carattere forte e deciso, come tutti gli alfa di questa civiltà d'altronde.

Portava un vestito elegante, molto aderente, che metteva in risalto le sue forme sinuose e sensuali. Alle mani aveva diversi anelli, ma niente fede nunziale.

≪Mi chiamo Helen, piacere.≫ la donna smise di guardarmi in modo ossessivo, porgendomi poi la sua mano ben curata. Le sue unghie colorate di nero, lunghe e appuntite, mi fecero ancora più intuire che quella donna, aveva grinta da vendere.

Strinsi quella mano con fare incerto, ricambiando la presentazione. Poi, finalmente, l'attenzione si spostò altrove.

≪Come mai sei già tornata da lavoro? Pensavo facessi più tardi, come è tuo solito fare...≫ osservò Elio.
Io rimasi in silenzio, dovevo ancora riprendermi da tutta quella tensione.

≪Ho dovuto sbrigare alcune faccende in ufficio, poi ho deciso di prendermi il pomeriggio libero. È da sta mattina che le mie tempie non mi lasciano in pace.≫ La donna si alzò dalla sedia, per poi avvicinarsi alla cucina. Prese fra le mani un bicchiere di cristallo e una bottiglia di vino, aprendola con fare sicuro senza nemmeno usare il cavatappi. Si vede che era abituata già da tempo a stappare bottiglie.

≪Dimmi Ronald-≫

≪La prego, mi chiami Red.≫ senza accorgermene, interruppi la donna. 

≪D'accordo, Red... i tuoi genitori che lavoro fanno?≫ Helen storse leggermente il naso, portandosi il bicchiere alla bocca. Il suo rossetto lasciò il segno su quella superficie cristallina, poi si appoggiò con la schiena alla sedia.

Mandai giù a fatica, la saliva.

Era peggio di un interrogazione scolastica.

≪M-mia madre lavora in un'azienda tessile, mentre mio padre è avvocato... ma sono divorziati, mio padre non lo vedo spesso. Vivo con mia madre, al momento.≫

≪Ah, vedo che avete qualcosa in comune allora.≫ la donna sorseggiò nuovamente, il suo vino rosso, continuando a guardarmi con occhi investigativi.

≪Ehm... ok, ora noi dovremmo tornare a studiare. Forse è meglio se ti lasciamo in pace, siccome hai mal di testa...≫ Elio mi tirò un lembo della maglietta, facendomi capire che era giunto il momento di sloggiare da quella stanza.
La donna non disse nulla, rimase in silenzio, mentre continuava a fissarmi con fare inquieto e insospettito. A giudicare dallo sguardo e dal comportamento, essendo anche lei un'alfa, forse aveva capito che io ero diverso da loro.

LA LEGGENDA DELLA VOLPE BIANCA // OMEGAVERSE - BL STORYWhere stories live. Discover now