7.

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Tre anni dopo.
Maggio,
2018.

«Ma lo hai visto?» sbottò Louis. «Voleva avere pure ragione quel bastardo».

«Louis!».

«Scusa, H, ma quando ci vuole, ci vuole».

I due erano da poco usciti dal tribunale. Si trovavano in macchina - con Joseph alla guida - mentre raggiungevano casa di Harry. Finirono in processo per l'avvenimento accaduto tre anni prima in aeroporto con il paparazzo. L'uomo sporse denuncia, ma la cosa non finì lì, perché fu invitato in diversi programmi televisivi e parlò dell'intera situazione mostrandosi come vittima e diffamando ingiustamente Louis. Gli avvocati del maggiore, allora, presero subito provvedimenti e così facendo si aprì un processo, che andava avanti da ormai diverso tempo.

La causa finì, ovviamente, con la vittoria di Louis e l'uomo fu obbligato a risarcirlo di parecchio danaro. Il maggiore non poté che essere più felice di questo, non per i soldi, bensì poiché dopo tutte le diffamazioni parecchia gente era andata contro Louis, credendo così all'uomo.

La sua famiglia e i suoi amici gli restarono affianco lungo tutto il processo, soprattutto Harry. Anche lui era stato chiamato a testimoniare, essendo stato la causa dell'inizio della rissa tra i due, e non aveva lasciato Louis solo neanche per un minuto, difatti si recava ad ogni singola udienza.

«Lo so, però l'importante è che tutto sia finito finalmente» affermò Harry poggiando una mano su quella di Louis, che a sua volta era posizionata sul suo ginocchio.

«Già» sospirò rilassando le spalle. «Non appena arriviamo a casa ci buttiamo in doccia, poi potremmo continuare quella serie con una bella pizza davanti. Ci stai?».

Harry annuì semplicemente, poi, accoccolato a Louis, attese l'arrivo verso la propria casa. Non seppe quantificare il tempo che ci misero per arrivare a destinazione, poiché crollò tra le braccia del suo ragazzo, e a svegliarlo fu proprio quest'ultimo.

«H, siamo arrivati» sussurrò sulle sue labbra, prima di lasciarvi un bacio prolungato.

«Mh».

«Dai, andiamo. Non vorrai essere preso in braccio come una principessa».

«In effetti mi piacerebbe».

«Ma non ci penso proprio. Forza, muovi il culo Styles».

«Antipatico» borbottò, prima di lasciare l'auto e salutare Joseph.

I due si diressero mano nella mano verso l'entrata della casa, ma ad un certo punto Louis si accigliò sul posto, lasciando così la mano di Harry.

«Cosa?» chiese quindi il minore, confuso.

«Non so. Mi sembra di aver visto un'ombra passare dalla finestra, ma sicuramente mi sbaglierò».

Cazzo.

«Sicuramente ti sarai sbagliato, Lou. Sei molto stanco» spiegò frettolosamente. «Dai, entriamo» continuò poi prendendo la sua mano e facendo aprire a Louis la porta di casa.

La casa, stranamente, era sommersa dal buio. Strano - pensò Louis - poiché Harry lasciava sempre o una piccola luce accesa, o comunque qualcosa per non far rimanere la casa totalmente nell'oscurità. Ciò nonostante, scrollò le spalle e, sempre con Harry al suo fianco, varcò la soglia dell'ingresso.

Si girò verso destra per cercare l'interruttore della luce e, una volta avvicinata la mano, sentì qualcosa toccarlo, perciò fu istintivo per lui difendersi. La prima cosa che gli venne in mente di fare fu quella di tirare un calcio nel genitali della persona in questione - che avesse constatato fosse sicuramente un uomo - ,ma subito Harry lo tirò verso di sé con forza.

As It Was - Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora