15 - Profumo di vaniglia e novità

Začít od začátku
                                    

Mi posiziono di fronte allo specchio e comincio a spazzolare i miei folti capelli rossi. Non c'è il tempo per asciugarli con cura, perciò afferro un secondo asciugamano e lo sistemo sulle spalle, cosicché la stoffa della T-shirt non s'infradici.

Per un momento, resto ferma ad osservare con un'attenzione quasi maniacale lo specchio che si allunga al di sopra del lavandino, il quale mi restituisce un'immagine piuttosto nitida di me stessa. In particolare del mio volto, nel cui riflesso scorgo timidi dettagli che promettono cambiamenti, donandomi un ottimismo provvisorio.

La carnagione chiara si spalma liscia come burro sugli zigomi, i quali cominciano a mostrarsi con maggiore sfrontatezza rispetto all'anno scorso, distaccandosi piano piano dall'età infantile. Mi sfioro con dolcezza le guance, tasto cauta il loro primo accenno di femminilità, cui tacitamente aspiro.

Un soffio di vanità mi sfiora i pensieri, i quali, però, s'increspano subito dopo dall'inevitabile paura, frammista a un'impaziente speranza verso il futuro e le prossime esperienze che esso mi riserverà.

Scossa da questa inesplicabile apprensione, mi concentro quindi sui miei occhi che, come verdi fari nella notte, mi regalano un'immediata sensazione di sollievo e sicurezza. Il luccichio che alberga nelle mie iridi smeraldine pare immutato e non posso fare a meno di considerare questa stabilità immensamente rassicurante.

«Lily, allora! Ti sei addormentata nella doccia?» Petunia grida ancora, invocando il proprio turno di entrare in bagno.

Sussulto una seconda volta e riemergo dai miei pensieri assorti, scostando lo sguardo dallo specchio. Solerte esco dalla stanza, cedendo il posto a mia sorella, la quale mi fulmina non appena le appaio davanti, schioccando la lingua con disapprovazione.

«Alla buon'ora!» bofonchia contrariata, mentre si chiude veloce la porta dietro le spalle.

Un lieve sospiro rassegnato mi sfugge dalla bocca, in risposta alla perenne acidità che mia sorella mi riserva. Ormai ho scordato l'ultima volta in cui mi ha rivolto una frase gentile.

Mi avvio di sotto, cercando di non indugiare oltre su quanto Petunia si mostri antipatica nei miei confronti, e trotterello giù, verso la cucina. Non ho ancora varcato la soglia che già avverto il famigliare rumore della mamma che traffica con i fornelli.
Per istinto, arriccio il naso quando l'odore del caffè appena fatto mi invade le narici con la sua pungente prepotenza.

«Buon giorno, tesoro!» mi accoglie la mamma, con un largo sorriso sulle labbra. Quest'ultimo, tuttavia si spegne, la bocca s'incrina in una smorfia di rimprovero materno, non appena i suoi occhi indagatori mi scandagliano il corpo, posandosi infine sui miei capelli ancora gocciolanti.

«Oh, Lily, non dovresti stare coi capelli bagnati. Così ti prenderai un malanno!»

«Tranquilla, mamma. Col caldo che c'è, si asciugheranno in un baleno!» la rassicuro allegra.

Mia madre sospira, scuotendo la testa arresa. Intanto, mi accomodo alla tavola imbandita per la colazione. La sedia di papà è sgombra, della sua presenza non rimangono che gli avanzi del pasto consumato in fretta e furia, insieme a una tazza vuota, un poco sudicia di caffè.

«Papà è già andato al lavoro?» domando, mentre mi verso del latte caldo.

«Sì. È dovuto uscire presto, aveva una riunione importante stamattina.» spiega la mamma, riponendo nel frattempo le stoviglie sporche nel lavello.

Dopodiché, si rimpingua di caffè la sua tazza e si siede a tavola, di fronte a me.
E nel tempo che sorseggia di gusto la sua amara bevanda bruna, io pilucco distratta pezzetti di pane con burro e marmellata, isolandomi dal mondo, immersa nei miei pensieri.

I was Lily EvansKde žijí příběhy. Začni objevovat