Come posso dimenticarti?

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Una folata di vento attraversò il verde degli alberi smascherando i fasci di luce che timidi si nascondevano tra i rami. Dietro la grande chiesa, a pochi passi dal cimitero, c'era un grande parco immerso nel verde, ad abbellirlo dei giochi per bambini, un paio di scivoli colorati, altalene e pony a dondolo. Uno stagno di piccole dimensioni era posto nel bel mezzo della via; in tutta tranquillità, immersa nelle acque dal colore verde bottiglia, navigava una curiosa famigliola di germani reali che felici facevano il bagno e, se si attraversava il ponticello posto da un margine all'altro dello stagno e si guardava attentamente, si potevano scorgere minuscoli pesci rossi che nuotavano veloci nella sua profondità. Dora e Nina erano sedute su una panchina del parco che si trovava dietro la grande chiesa a pochi passi dal cimitero. Tranquille si godevano insieme il caldo pomeriggio mentre Picasso, reduce dalla sua convalescenza, scorrazzava sul prato inseguendo le colorate farfalle che libere fluttuavano di fiore in fiore. Erano passate due settimane da quello che era accaduto quella notte al buon pastore tedesco e Nina da allora non aveva più avuto il coraggio di riportarlo in un parco fino a quel giorno. 

Erano le tre del pomeriggio quando Dora si era presentata di fronte al negozio di La Petite Fleur, il suo turno sarebbe finito di lì a poco, e, con la sua energia e i suoi discorsi filosofici su quanto fosse importante affrontare le proprie paure e superarle, l'aveva convinta a fare una lunga passeggiata e portare di nuovo Picasso in uno dei suoi amati parchi.

Guardando in quel momento il bel pastore tedesco trotterellare felice tra i prati in fiore Dora sapeva che aveva fatto bene ad insistere con sua figlia perché Picasso sembrava essere rinato mentre lo osservava giocare con i piccoli rettili immersi nella natura, il suo manto lucido brillava al sole e i suoi occhi scuri erano gioiosi mentre cercava di fare sua una lucertola sbarazzina. 

«Quindi Alain ha deciso di portarvi a cena per il suo compleanno?», ad un tratto domandò con una punta di provocazione nel suo tono a Nina, seduta al suo fianco. Quell'Alain proprio non riusciva a farselo piacere.

«Potresti evitare di usare quel tono?», la invitò la ragazza con tono annoiato, stanca di dover combattere contro le lamentele di sua madre riguardo al suo ragazzo. «Si, gli piacerebbe festeggiarlo al Matisse, ama quel ristorante.»

«Ah! Però! Uno dei ristoranti più lussuosi di Monte Carlo, vuole fare le cose in grande il signorino...»

«Mamma...»

«Cosa?!», esclamò fingendo innocenza la donna, come se non sapesse quanto Nina odiava quel tono derisorio quando si parlava di lui. «E hai detto che verranno anche André e Annette, giusto?»

«Si, ha invitato anche loro...»

«Mmm...», commentò l'adulta delle Chevalier lanciando di nuovo uno sguardo lontano a Picasso mentre un leggero ghigno le si disegnava sulle labbra color ciclamino.

«Cosa?», chiese Nina voltandosi improvvisamente in direzione di sua madre dopo aver sentito l'impercettibile verso che Dora aveva mugugnato al suo fianco.

«Cosa?», ribatté la donna ignara.

«Quel verso.»

«Quale verso?»

«Mmmm!!», brontolò spazientita la bionda simulando il precedente mugugno della madre. «Dimmi cosa pensi senza lamenti strani, mamma!»

«Be', se insisti, credo che abbia invitato anche loro perché non riesce a stare solo con te. Se un tipo non ha molti argomenti di cui parlare dopo un po' la conversazione finisce. »

«Alain ed io abbiamo molti argomenti di cui parlare!», replicò offesa Nina. Insomma, sapeva anche lei che il suo attuale ragazzo non era un pozzo di storia, né tantomeno di aneddoti divertenti o argomenti entusiasmanti, ma da qui ad insinuare di cercare l'aiuto di altre persone per poter sopravvivere ad una serata con lei era davvero troppo.

Io Ti Vedo/ Charles LeclercWhere stories live. Discover now