Capitolo 3

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Isabelle
Oggi mi aspetta una giornata intensa, questa mattina ho un colloquio con un prof che si è mostrato disponibile nel darmi qualche dritta aggiuntiva riguardo all'esame finale, poi il pomeriggio devo accompagnare dei clienti a vedere una villetta vicino al mare, sono un po' in ansia perché sarà la mia prima visita completamente da sola ma apprezzo le responsabilità che mi stanno affidando i miei, vuol dire che si fidano di me, inoltre ho studiato tutto nei minimi particolari, posso farcela.
Mi alzo molto energica, sento che nonostante i mille impegni oggi sarà una giornata positiva, prendo un biscotto e mi verso il caffè in un bicchiere di carta, saluto mamma e papà e esco per raggiungere l'università. Mi fa sempre riflettere come alle otto di mattina ci siano già così tante persone per strada, le persone di affari che corrono con la loro valigetta nera in mano, i fornai che sistemano il pane appena sfornato o i giovani che tornano a casa dopo una notte di festa con gli amici. L'aspetto che più mi turba è la fretta di ognuno di loro, tendiamo sempre a correre per fare più cose possibili anche nello stesso istante invece penso che ogni tanto dovremmo fermarci, respirare e resettare tutto quanto, meglio fare meno cose ma farle perfettamente che farne tante e magari non in modo giusto.
Fortunatamente il mio appuntamento va molto bene, alla fine non è stato pesante come credevo, i consigli dell'insegnante mi hanno aiutato a capire come concludere il progetto che devo consegnare la settimana prossima per terminare la sessione estiva, anche l'agenzia andrà in ferie così per tutto Agosto posso rilassarmi e rifugiarmi nei miei romanzi rosa con un bel caffè su un lettino.
Sulla via per andare alla villa mi fermo nella solita panetteria a prendere un sandwich per pranzare altrimenti potrei svenire, successivamente mi dirigo all'indirizzo dell'immobile, tiro fuori tutti i documenti e dopo soli cinque minuti vedo arrivare questa giovane famiglia avvicinarsi. L'uomo è in giacca e cravatta, fa sicuramente un lavoro di rilievo come l'avvocato, lei invece indossa un vestito rosso che le dona molto; quando mi stringono la mano noto le fedi: sono una coppia sposata. I bambini sono due maschietti, uno di sei anni e uno di nove, mi sembrano molto vivaci e sicuramente non gli manca la parola, per fortuna vado molto d'accordo con i piccoli e per questo sono riuscita a non sentire la loro presenza come un problema per tutta la visita. Dopo un'ora gli ospiti sono molto soddisfatti della casa, è molto grande e con una vista stupenda, estremamente adatta a tutte le loro esigenze, a quanto pare sono d'accordo con me dato che non esitano nemmeno per un secondo a chiedermi i documenti per l'acquisto, poi mi ringraziano e si allontanano.
Chiudo la casa e scendo le scale che portano alla strada per tornare a casa, mentre cammino però vedo in lontananza un ragazzo con il cane molto familiare che solo continuando a camminare riconosco.
«Ragazza della pallina.»
«Ragazza della pallina. - confermo e lo vedo sorridere mentre si avvicina - Turista, di nuovo qui?»
«Ho fatto un salto.»
«Ed ecco la furbetta. - esclamo abbassandomi per accarezzare il cane che comincia a leccarmi il viso - Ma come siamo affettuose oggi.»
«Solo con poche persone è così, tu le piaci.»
«Ne sono onorata.» rispondo prendendo da terra la cartella che avevo appoggiato e mi rialzo guardando il ragazzo.
«Lavoro?»
«Già, ho finito qualche minuto fa.»
«Che lavoro fai?»
«Oh in realtà studio, la mia famiglia ha un'agenzia immobiliare e mi hanno chiesto di condurre una visita in una casa qui accanto.»
«Ti va di fare due passi? - ci penso qualche secondo ma poi lo guardo negli occhi e mi sembra impossibile rifiutare, così annuisco e proseguiamo nella direzione in cui ero diretta io - Quindi vuoi lavorare con loro?»
«Questo è il piano si.»
«Il piano? Significa che non è ciò che vuoi?» mi domanda sinceramente.
«Sai leggere le persone... Il mio sogno è quello di aprire uno studio di consulenze riguardo l'arredamento di interni a Parigi, ma i miei hanno bisogno di me qua per cui non se ne fa nulla.»
«Dovresti parlare con loro, sono sicuro che non vorrebbero vederti rinunciare al tuo sogno.»
«Tu piuttosto, lavori?»
«Si, ero a Le Castellet fino a stamattina per quello, tra poco devo riprendere l'auto per tornare a casa.»
«E come mai sei venuto qui in giornata?»
«Sinceramente? Volevo rivederti.»
«Ok quindi sei venuto fin qui con la speranza di ritrovarmi?» domando bloccandomi facendo fermare di conseguenza anche lui.
«Si?»
«Ami correre il rischio...»
«Mick.» mi dice porgendomi la mano.
«Isabelle, Izi.»
«Che dici se ti chiamo Belle?»
«Vada per Belle. Senti, si è fatto tardi e devo tornare a casa, se vuoi possiamo scambiarci il numero.»
«Certo, ecco.» mi risponde immediatamente porgendomi il telefono per digitare il numero.
«Allora ci sentiamo, Mick.»
«A presto, Belle.»

Mick
Resto lì fermo a guardarla allontanarsi in mezzo alla folla, guardo il mio telefono e fisso il suo contatto, non posso credere di averla trovata alla fine, è come fosse destino, come se io e lei fossimo legati da un filo invisibile che ci ha portato a rivederci oggi. Non so quando potremo rivederci, io i weekend sono quasi sempre in giro per le gare e lei in settimana studia, per non parlare delle tre ore e mezza di aereo che ci vogliono da Marsiglia a Gland.
Pensieroso salgo in auto e mi preparo alle ore di macchina che devo affrontare, se penso al fatto che sarei potuto tornare con tutti gli altri mi viene da sorridere, pur di vederla solo una seconda volta ho fatto questa pazzia, figuriamoci quando ci conosceremo di più cosa sarò disposto a fare. Per l'intero tragitto non posso fare a meno che pensare a lei, continuo ad avere in testa il suo viso, i suoi capelli castani, i suoi occhi blu come il mare e il suo corpo; è talmente bella che mi è difficile persino credere sia vera, deve averla dipinta un pittore.

Quel filo blu || Mick SchumacherWhere stories live. Discover now