Capitolo 1

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T/n's Pov

Eravamo andate al mercato. Le mie sorelle amavano fare compere in giro per il villaggio. Piaceva anche a me. Ricordo che Shinobu vide un haori bianco e che me lo mostrò chiedendomi di provarlo, appoggiata da Kanae. Feci come mi dissero, per paura di deluderle, e me lo provai. Una volta che lo indossai mi dissero che mi donava tantissimo e me lo comprarono, nonostante avessi rifiutato.
Erano diventate le mie sorelle da poco ed io non mi ero ancora abituata a quella vita piena di agi: per me era nuovo poter indossare degli abiti puliti, nutrirsi di tre pasti al giorno e non dover vagabondare in giro sperando nella misericordia di qualcuno che mi donasse qualche spicciolo. Era bello avere una famiglia che mi amasse, nonostante tutti i miei timori di non andare bene.
Ricordo che tornammo a casa di sera e che, quando bussammo alla porta, ci accorgemmo che era già aperta.

"Sta tranquilla T/n, mamma e papà saranno andati a dormire presto e ci avranno lasciato la porta aperta. È tutto apposto" mi rassicurò Shinobu, vedendomi ansiosa.
"Hai proprio ragione, Shinobu. Mamma e papà sono dei ghiri" accordò Kanae, per poi ridacchiare.

La ragazza aprì la porta, che emise uno scricchiolio, ed entrò nel corridoio. Era tutto troppo silenzioso rispetto al solito. Avevo paura del silenzio, per qualche strano motivo. Kanae aprì la porta del salotto, facendoci accedere ad una scena terrificante.
Sangue. Sangue dappertutto.
A terra, sul divano, sui muri, sul soffitto.

E non solo.

Un occhio di qua, un occhio di là, parti di cervello e fegato. Guardai sul divano. C'era qualcosa in mezzo ai cuscini, ormai sporchi.
Quello... era un polmone? Un cuore? Un qualcosa di talmente martoriato da perdere la sua forma originale e quindi reso impossibile da riconoscere.

Shinobu mi coprì gli occhi con le mani, purtroppo in un modo poco ottimale. Sentivo che tremava, che le veniva da singhiozzare. Che era spaventata. Anche Kanae lo era.
Nessuna delle tre immaginava che si sarebbe trovata davanti una scena così cruente. Dopo qualche momento di riflessione, Kanae decise di scappare di lì, altrimenti avremmo fatto la stessa fine dei nostri genitori. Mentre io e Shinobu seguivamo la nostra sorella maggiore, riuscii a vedere con la coda dell'occhio io due cadaveri spolpati di quelle povere persone che avevano deciso di prendersi cura di me. Riuscii a notare una cosa: sulle carni delle due carcasse erano situati dei morsi.
Forse era come nella leggenda?

Una vecchia leggenda narrava di creature notturne, spesso simili fisicamente agli umani. Queste creature si cibavano di esse, uccidendo le prede spesso in modi crudeli e violenti.
Nella leggenda si raccomandava di accendere delle candele a base di glicine e di porle attorno al perimetro delle case, di chiudere le porte a chiave e di avere sempre un arma affilata a disposizione, in caso di necessità.
Diceva anche che, se si era abbastanza fortunati, sarebbe potuto accorrere in aiuto un'altra figura. Non una creatura mitologica, non un angelo, non uno spirito. Un semplice essere umano, dotato di particolari abilità che gli avrebbero permesso di porre fine all'esistenza del "demone".

Non volevo morire, pregavo che quell'aiuto sarebbe arrivato immediatamente.
Kanae attraversò il corridoio, Shinobu la seguiva con me in braccio. Mi ero praticamente paralizzata, ero completamente terrorizzata e non riuscivo a muovermi. La ragazza dai capelli lunghi si girò all'improvviso verso di noi, mettendo l'indice sulle labbra, gesto che indicava di fare silenzio.
Proprio in quel momento, eccolo apparire dietro di lei: un essere grande e grosso, completamente imbrattato di sangue, con due occhi che brillavano al buio e che scrutavano la schiena di Kanae. Le feci cenno con gli occhi di girarsi ed ella lo fece, ritrovandosi faccia a faccia con quel mostro. Esso stava per graffiarla con le sue unghie affilate, ma la ragazza si parò usando un'ombrello trovato per caso nello scaffale di fianco a lei. Iniziò ad indietreggiare, e di conseguenza lo facemmo anche io e Shinobu. Quest'ultima mi posò per terra e cercò di dirmi qualcosa col labiale.

Un Fiore Che Rinasce | Tomioka Giyuu X ReaderWhere stories live. Discover now