02 - Di lettere d'ammissione...

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Avverto la ferita del mio orgoglio dilatarsi, mentre una subdola frustrazione inizia a lambirmi l'umore.
Cerco di lenirla appigliandomi all'ultimo residuo di speranza che mi rimane, illudendomi di vedere finalmente mia sorella felice per me e per la notizia appena appresa.

Dopo essermi concessa un lungo sospiro incoraggiante, dedico a Petunia un sorriso carico di aspettativa.

«Non l'ho ancora aperta, la busta...» accenno con tono tutt'a un tratto incerto; la paura del rifiuto s'insinua velenosa nella mia mente. Tuttavia, mi armo di coraggio e pronuncio la mia proposta in un solo fiato:

«Ti va di leggere la lettera insieme a me? Sono troppo su di giri per farlo da sola, rischio di non capirci un fico secco.»

«Lily, ascoltami bene. Io non ho tempo da perdere dietro le tue sciocche stramberie! Te l'ho già detto poco fa: devo studiare!» mi liquida Petunia, fulminandomi con sguardo spietato, pieno di disapprovazione.

Le sue parole mi investono con lo stesso impatto raggelante di una secchiata d'acqua gelida. Il senso della delusione divampa rovente sulle mie guance, mentre gli occhi bruciano per colpa delle lacrime che sleali mi appannano di colpo la vista.
Petunia se ne accorge, ma non si dà pena di rimediare. Anzi, par quasi compiacersi nel vedermi in questo stato.

Sbatto feroce le palpebre, cancellando prontamente il pianto che mi si è incastrato tra le ciglia. Percepisco le guance ancora calde, ma so che ora è la collera a imporporarle.

«Sei proprio una bisbetica antipatica, Petunia! Non ti sopporto!» sbraito inviperita. Petunia, per tutta risposta, scrolla le spalle indifferente, prima di immergersi di nuovo nella - finta - lettura del suo grosso libro.

Con un balzo scendo giù dal letto ed esco furiosa dalla stanza, determinata a mettere quanta più distanza possibile fra me e l'acida meschineria di mia sorella.

Corro a rifugiarmi in camera mia. Una volta oltrepassata la soglia, richiudo con violenza la porta dietro le mie spalle. Sento la rabbia ribollirmi nelle vene, frammista a una latente tristezza che fatico ad ammettere persino a me stessa. Rivoli caldi mi scivolano lungo le guance e solo ora mi accorgo di essere scoppiata a piangere.
Il fatto è che la reazione di Petunia mi ha davvero mortificata. Vorrei tanto che fra di noi esistesse quel tipo di legame indissolubile che solo due sorelle possono condividere; che entrambe fossimo figure insostituibili e di supporto per l'una e per l'altra.

La visita avvenuta oggi da parte di Albus Silente si annovera senza dubbio tra gli eventi più importanti della mia intera esistenza. Significava molto per me avere Petunia al mio fianco.

Invece, più cerco di avvicinarmi a lei, di renderla partecipe di ciò che mi accade nella vita, sia nel bene che nel male, più ho l'impressione che mia sorella si impegni a tenermi lontana, come se mi considerasse una presenza fastidiosa, non gradita.

Con il dorso della mano, mi asciugo gli occhi e, sospirando amaramente, cerco di ricacciare indietro le lacrime.
Dovrei essere intenta a festeggiare, invece che piangere per colpa dei dispetti di Petunia.

Mi concentro intensamente sulla fantastica notizia che Silente mi ha comunicato e, soprattutto, sulla busta che mi ha dato. La stessa che ancora tengo stretta in mano.
La tristezza in parte sbiadisce, e una scintilla di gioia ritorna a reclamare il suo posto nel mio umore. Lascio che il calore di questa rinnovata felicità mi invada totalmente, mentre studio con fremente curiosità i contorni giallastri e ruvidi della lettera.

Le mie dita si muovono da sole, scartando con delicata solennità l'involucro poroso della busta.
E, finalmente, mi accingo a leggere tutta la magia in essa contenuta.

I was Lily EvansWhere stories live. Discover now