Capitolo tredicesimo

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«Oh, Ana, quanto ti desidero. Quanto mi sei mancata!»

La sua voce roca acuisce tutte quelle sensazioni e non resisto più. Con foga infilo le dita tra i suoi morbidi capelli e lo attiro a me, mi avvento sulla sua bocca e lo bacio. Avverto un suo gemito e la sua reazione non tarda ad arrivare, ma cerca di impormi un ritmo più lento, più dolce che ci permette di gustarci fino in fondo l'un l'altro.

«Piano... piano, non essere impaziente.» Mormora appena lascia la mia bocca.

«Christian...» Lo supplico, la mia voce è stridula per l'eccitazione.

«Ti voglio, Christian, ti prego...»

«Sì, piccola. Anch'io, però voglio assaporare ogni istante della nostra seconda "prima volta". E voglio che tu la ricordi per sempre.» Mi soffia sul collo mentre il suo naso sfiora il mio orecchio.

Oh, mio Dio!

Stiamo in piedi l'uno di fronte all'altra, guardandoci negli occhi, Christian comincia ad aprire il bottone e la cerniera dei miei jeans con molta abilità. Poi mi accarezza i fianchi infilando le mani sotto la cintura e io mi aggrappo alle sue braccia, tastando i suoi muscoli. Risalgo fino alle spalle e al collo, vorrei sentire la sua pelle sotto i miei palmi. Con un'audacia che non sapevo di avere, tiro fuori la sua camicia dai jeans e lentamente comincio a sbottonarla. Mi osserva con un sorriso ad un tempo di sorpresa e di attesa e, appena ho finito, mi porge i polsi e io prontamente slaccio anche quei bottoni. Finalmente, infilo le mani sotto la camicia, sui suoi addominali scolpiti, sul petto, dove una leggera, morbida peluria solletica le mie dita esitanti; la sua pelle calda e vellutata e il suo profumo mi mandano in estasi.

Mi accorgo che adesso sta tenendo gli occhi chiusi.

«Mhm...» Mormora, e io penso che gli piaccia il mio trattamento, ma nella sua espressione sembra esserci anche dolore. Perché? Mi fermo un istante, allontano le mie mani.

«Perché hai smesso?» Chiede con voce roca, dopo aver riaperto gli occhi.

«Ti piace? Ho l'impressione che...» Non mi lascia finire la frase, mi afferra i polsi e riporta le mie mani sui suoi pettorali.

«Adoro essere toccato da te. Mi è mancato così tanto.»

Mi circonda con le sue braccia e mi bacia, un rapido dolce bacio.

«Ti prego, continua.»

Incoraggiata dal suo invito, risalgo verso le spalle e faccio scivolare la camicia che cade sul pavimento. È un uomo così bello, così sensuale, e io non riesco a credere che voglia me. Me. Non quella provocante e appariscente architetto che abbiamo incontrato ieri e che sembrava volerselo mangiare. Lui vuole me.

Lo abbraccio, poso le mani sulla sua schiena, i muscoli guizzanti mi trasmettono sensazioni che arrivano in ogni parte di me. Mentre mi osserva, le sue mani scendono sulla cintura dei miei jeans, la aggancia con i pollici e la fa scivolare giù; si piega sulle ginocchia per aiutarmi a liberarmi di quegli indumenti. Io alzo prima un piede poi l'altro e quei pantaloni finiscono in un angolo della stanza lontano dal letto. Mentre si rialza, indugia qualche istante con il naso sui miei slip di cotone bianco, annusa e inspira.

«È proprio come lo ricordavo. Il tuo odore è così buono, così dolce. Fa venir voglia di mangiarti.» Mi dice con quel sorriso da diavolo tentatore. Emette un verso gutturale, la voce del suo desiderio animale, e io mi sento svenire.

Ritorna in piedi e senza perder tempo, ma con molta lentezza comincia a sollevare il mio top. Io alzo le braccia e me lo sfila lanciandolo nell'angolo dove si trovano i miei jeans. Sono rimasta in mutandine e reggiseno.

Cinquanta sfumature di un'amnesiaWhere stories live. Discover now