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Arya si era vestita di tutto punto per la caccia di quella mattina. Di fronte allo specchio molato con la cornice intarsiata, osservò l'elfa riflessa riconoscendo una guerriera.

La ragazza indossava un corsetto di cuoio, le spalle coperte da una fascia intessuta di lino e canapa fermata alla vita con un'alta cintura. Gli avambracci erano protetti da bracciali, anch'essi di cuoio non potendo l'elfa indossare il ferro, e indice e anulare della mano destra erano avvolti da un guanto per evitare di ferirsi con la corda dell'arco. Aveva infilato un paio di pantaloni di pelle e i calzari erano stivali comodi che le avvolgevano le gambe fino a metà polpaccio. Per praticità, aveva legato i lunghi capelli in una traccia, che aveva poi arrotolato e fissato in cima alla testa per evitare che si impigliasse in frecce e faretra, allacciata dietro le spalle.

Soddisfatta del suo abbigliamento, Arya sorrise al suo riflesso. Quando sentì bussare alla porta, certa che dunque non si trattasse di Loki, diede il permesso di entrare. Le sue iridi verdi incrociarono lo sguardo dolce di Frigga, la Madre degli Dei, e l'elfa si produsse subito in un inchino per salutarla.

«Vedo che sei pronta per la battuta di caccia» disse Frigga squadrandola dalla testa ai piedi.

«Almeno nel vestiario.» Arya sistemò il tessuto di lino e canapa sulla spalla, improvvisamente a disagio per la presenza della regina. Frigga era una donna meravigliosa, era sempre stata gentile con lei trattandola alla stregua di una figlia. Eppure Arya non era mai riuscita a considerarla allo stesso modo in cui facevano Thor e Loki. Non che non le volesse bene, ma aveva sempre aleggiato in lei un senso di colpa nei confronti di quella che era la sua vera madre, di cui neanche ricordava il volto. Il fatto che Lùthien l'avesse consegnata a Odino, non significava che sua madre fosse stata d'accordo e che in quel momento non sentisse la sua mancanza.

«Spero di non far scappare tutta la selvaggina con la mia goffaggine» aggiunse la ragazza.

Frigga sorrise. «Sei un'elfa, Arya. La goffaggine non è nei tuoi geni.»

«Però sono inesperta.»

«È per questo che Thor ti ha voluto con lui. Oltre a volerti coinvolgere di più.»

Arya la guardò interrogativa e la regina stese ancor di più il suo sorriso. D'un tratto l'elfa pensò che se quello doveva essere il suo destino – sposare Thor o Loki e diventare sovrana al fianco del re –, non sarebbe mai stata una regina degna di Asgard. Non avrebbe mai retto il confronto con Frigga e non era neanche sua intenzione primeggiare in quel campo. Per quanto la grazia e la bellezza degli Elfi Chiari fosse leggendaria, Arya aveva di fronte a sé quella che riteneva la donna più fiera e affascinante di tutte. Col portamento e l'eleganza che si confacevano al ruolo richiestole, Frigga era la Madre degli Dei per eccellenza. E quel mattino vestita con un abito cremisi dalle imbastiture dorate, era semplicemente magnifica.

«Sai» disse la regina avvicinandosi a una poltrona di vimini, «tu, Thor e Loki siete equamente miei figli. E avendovi cresciuto tutti e tre, vi conosco meglio di quanto pensiate. Persino meglio di voi stessi».

Arya arrossì e abbassò lo sguardo. «Vi ringrazio per considerarmi vostra figlia al pari di Thor e Loki.»

Frigga si sedé con grazia sulla poltrona. Persino in quel semplice movimento era elegante e l'elfa ripensò al suo modo scomposto di stare a gambe incrociate ovunque si mettesse.

«I figli non devono necessariamente avere dei legami di sangue. Sono di chi li cresce, non di chi li fa nascere. Per mia fortuna... altrimenti non ne avrei così tanti» sorrise.

Ad Arya sembrò una frase strana: ne aveva comunque due invece che tre.

«Comunque» riprese la regina lisciandosi delle pieghe sulla gonna, «sono qui in tuo aiuto. Perciò, se hai qualcosa da chiedermi...». Lasciò la frase in sospeso e guardò la ragazza in attesa che le domandasse qualcosa.

LOKI - Set me on fireOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz