Capitolo 01 - Rust and Owls

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Due anni dopo – Distretto Meshert

Anita Miller si lasciò cadere a peso morto sulla sedia girevole dell'ufficio del Caposquadra Rottemberg. Lui non era ancora arrivato.


Era mattina presto, uno spiffero di aria fredda le soffiò in faccia, sollevando leggermente il suo caschetto di capelli neri.
Il caposquadra fece il suo ingresso poco dopo.


Erano passati due anni dal suo incidente con Jep Tucci, eppure lui continuava a fissare lei, e la sua mano robotica con evidente pena stampata sul volto. Anita avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitare quello sguardo. Non poteva sopportarlo.


«Oggi mi serve la ronda sulla Streitmeier. Ci vai con Gus», comunicò, senza tanti giri di parole.
Anita annuì, facendo per alzarsi.


«Lo hanno visto di nuovo, Nit», borbottò Rottemberg, fissando il vuoto fuori dalla vetrata della sua finestra.


Anita abbassò lo sguardo, mentre il suo corpo veniva scosso da brividi di terrore.
«Dove?»


«A nord, pare che sia tornato dai suoi affari al Distretto Kolshew».


Anita si alzò in piedi frettolosamente, e si congedò. Ogni volta che ci pensava le mancava l'aria, e sentiva l'attacco di panico vicino come non mai.


Jep Tucci era il male in persona e, sebbene desiderasse catturarlo con tutta sé stessa, ne aveva troppa paura.


Sedette alla sua scrivania, e accese il PC. La cronologia delle sue ricerche era piuttosto ripetitiva:

Jep Tucci, Distretto Kolshew news, Omicidi efferati, tatuaggio gufo

Soprattutto l'ultima ricerca l'aveva fatta impazzire. Jep Tucci era famosissimo, tutti lo conoscevano, ma per il suo collaboratore la storia era diversa. Lui era fumo. Non esisteva davvero.


Però, di lui, ricordava ogni dettaglio. Le torture più brutte gliele aveva inflitte lui.
Il biondo con il tatuaggio del gufo sul petto.


Socchiuse gli occhi, e ritornò indietro nel tempo a una delle terribili notti che aveva passato rinchiusa in una cassa di pesante metallo.

Il Gufo l'aveva lasciata sotto il sole ambrato per tutto il giorno. Lui era rimasto seduto accanto alla cassa, mentre rideva e batteva i pugni con dei guanti sul metallo per non farla dormire.

Il Gufo la costringeva a restare sveglia, e sentire le lamine incandescenti a contatto con la sua pelle nuda. Ricordava bene quanto gli piacesse sentirla piangere e urlare.


La paura la fece annaspare, quando Gus le appoggiò una mano sulla spalla.


«Ehi Miller, tutto ok?»


Anita si passò la mano sulla faccia, incurante del trucco che le impiastricciò la mano.


«Sì, scusa. Tutto bene», sussurrò, alzandosi. «Andiamo sulla Streitmeier».

La Squadra 254 era composta da quattro persone: lei, Gus, Rottemberg e Brick.


Brick era la persona che l'aveva portata in braccio verso la salvezza. Gus aveva portato via la sua mano. Rottemberg aveva perquisito ovunque, in quel cazzo di seminterrato dove era stata rinchiusa, senza trovare neanche una traccia di Jep.


Anita era rimasta in coma per due mesi. I suoi compagni di squadra vegliavano su di lei ogni volta che potevano, quando non erano in turno a lavoro.

La strada principale del Distretto Meshert era la Streitmeier. Anita e Gus erano di pattuglia lì molto spesso.

Non che ci fosse molto da pattugliare, visto che ormai le strade in superficie erano quasi perennemente deserte, e se anche ci fosse stato qualcuno il loro compito era proprio quello di controllare che nessuno rimanesse in giro per più di mezz'ora.


La maschera antigas che indossava Anita era talmente stretta, che ogni volta che tornava a casa doveva prendere un analgesico.
Le piccole particelle di ruggine che fluttuavano nell'aria rendevano il cielo di un orribile color mattone, quasi sanguigno.

Se qualsiasi persona avesse messo piede fuori di casa, senza maschera antigas, avrebbe significato morte certa. O peggio.


I rischi erano tantissimi, e dopo quasi cinquant'anni, tutti i Distretti si erano organizzati di conseguenza.


«Che hai, Miller? Ti vedo pensierosa oggi»
Anita fece spallucce, fissando lo sguardo fuori dal finestrino dell'auto.

«Ho solo dormito poco»


Quando chiudeva gli occhi, l'unica immagine che la assaliva era quel maledetto gufo. Era un tormento.


Jep era il carnefice, ma il Gufo era il diavolo.


«A casa come procede? River?»
«Sta bene, ci prova almeno».

Gus annuì. River era il coinquilino di Anita, ed ex componente della squadra.
Dopo l'incidente di Anita con Jep, non aveva più voluto saperne di loro.


«Salutalo da parte mia. Sa che quando vorrà noi ci siamo».


Anita annuì, stiracchiando un sorriso. Lei era tornata a lavorare quasi subito, non appena ebbe il via libera dai medici che la seguivano. River non era riuscito a riprendersi.


Non era neanche presente il giorno del suo ritrovamento, ma quello che era riuscito a ricostruire, solo guardando il corpo della sua collega in coma, gli bastava e avanzava.

Aveva giurato vendetta a Jep, ma non poteva fare niente facendo parte delle forze dell'ordine.

Una volta trovato lo avrebbe ucciso. Finché era in polizia non poteva farlo. Semplice e chiaro.



La casa di Anita era un disastro. Piena di scatolame aperto e lasciato in terra, tubi che gocciolavano il solito schifoso liquido marrone che ostruiva tutto, pavimento lurido, e River costantemente svaccato in mutande sul divano.

Il bene più prezioso in quel tempo era l'acqua; l'unica cosa che scarseggiava.

Chi aveva l'acqua era ricco, chi non l'aveva era povero.
Ovviamente chi deteneva il più grande impianto acquifero dei quattro Distretti era Jep Tucci.


Anita sbuffò, lanciandosi sul divano accanto al suo ex collega.


«Che giornata di merda», commentò, staccandosi la protesi alla mano, e lanciandola sul comodino accanto a lei.


«Hai fame?»
River annuì, catatonico davanti alla tv. Un programma demente di serie b scorreva mollemente sullo schermo, lasciando ben poco all'immaginazione.


«Che hai fatto oggi?»


River si limitò a indicare la sua bacheca piena di articoli di giornale, foto, ritagli ed e-mail stampate relative a Tucci.


«Pensi che la smetterai mai con questa fissazione?»


River rivolse uno sguardo ironico alla sua mano destra.
Lo odiava.


Anita sollevò gli occhi al cielo, e gli schiaffò un panino al tonno sui pantaloni della tuta che indossava.

The PretenderTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang