4 - Malessere per scappare dalla racchia

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Dazai sospirò. E non rispose, per un attimo Chuuya colse in lui un'espressione arresa. Sentì l'impulso di dire qualcosa, forse poteva promettergli di portarlo in uno dei suoi viaggi futuri, sempre se ne avesse fatti... Scosse la testa, era decisamente inopportuno e una promessa vuota e priva di alcun valore. Sospirò anche lui e tra i due cadde il silenzio.

Giù nella sala l'entrata di tre musicisti annunciò che presto sarebbero cominciate le danze. Chuuya li guardò con aria indifferente, tanto ormai aveva già deciso che non si sarebbe allontano da quel posticino isolato e tranquillo; Dazai, invece, si esibì in un plateale lamento.

- No, ti prego.

- Cosa succede?

- Devo scendere a ballare con la vipera.

- Oh no... La racchia.

Dazai con un sospiro si staccò dalla balaustra e si incamminò verso la porta di legno particolare dalla quale era arrivato Chuuya.

- Ehi duca, aspetta.

- Hm?

- Posso... Coprirti se lo desideri...

- Eh?

- Verso la fine delle danze andiamo giù, io fingo di aver avuto un malore (non è nemmeno una bugia) e tu dici che mi hai soccorso e ti sei occupato di me finché non mi sono ripreso. Così i tuoi non ti sgrideranno e farai anche una bella figura per aver aiutato un bellissimo ragazzo in difficoltà.

- Non male come piano. Togli il "bellissimo" ed è un piano perfetto.

Chuuya gli fece il verso e il duca ammiccando tornò ad appoggiarsi alla balaustra accanto al marchese.

- Grazie... Immagino, Chuuya-kun.

- Oh, non è nulla. Tra misantropi dobbiamo aiutarci.

Dazai scoppiò a ridere coprendosi la bocca con la mano educatamente, Chuuya osservò quel gesto con le sopracciglia aggrottate. Certo, ridere coprendosi la bocca era un segno di buona educazione, ma farlo in momenti come quello non era necessario. Probabilmente dire "non serve che nascondi il tuo sorriso, è bellissimo" sarebbe stata una frase mooolto fuori luogo.

I musicisti presero posto e cominciarono a suonare.

- Vediamo se si tratta di incompetenti stra-pagati, come lo erano all'ultimo ballo.

Mormorò con sarcasmo Dazai prima di mettersi in ascolto. I musicisti però, per quanto suonassero musica poco complessa, sapevano quello che facevano. Non perdevano mai il tempo, anzi lo gestivano a loro piacere, perfettamente in armonia tra di loro. Persino Dazai dovette ammettere che Madame Kōyō aveva gusto in fatto di musica.

- Non male, marchese. Devo ammetterlo, non male. Quasi mi pento di non essere giù a ballare con la vipera.

- Vai pure dalla tua amata, allora.

- Nemmeno morto, mi accontenterò di stare qui accanto a te e battere il piede a tempo di musica. Oh, questo brano lo sapevo suonare anche io.

- Suoni? Che bello. Che strumenti?

- Conosco il pianoforte, le basi del violoncello, ma il violino è il mio unico amore.

Il violino, uno strumento che Chuuya amava profondamente e gli riportava alla mente ricordi che sembravano appartenere ad un altro mondo, un altro tempo, un altro Chuuya.

- Un giorno, quando duca verrai a trovarmi, mi farai sentire qualche brano.

- Tsk, quando tu verrai a trovarmi semmai, marchese.

- Oh, ma non rompere. Vuoi viaggiare? Ecco, comincia a percorrere la strada da casa tua a casa mia e ritorno.

Dazai storse le labbra contrariato e gli tirò una spallata che venne subito ricambiata con un ghigno. I musicisti cambiarono brano. Qualcosa di lento e romantico, poco adatto a due giovanotti intenti a stuzzicarsi su un balcone.

Quando il momento dei balli terminò i due ragazzi chiacchierando come amici di vecchia data si incamminarono attraverso i corridoi della villa, verso il salone pieno di aristocratici.
Non appena Dazai entrò dalla porta, la racchia gli corse incontro (per quanto si riesca a correre con gonna e tacchi) e gli gettò le braccia al collo.

- Eccovi qui, tesoro mio. Mi avete fatto così preoccupare, state bene?

- Io sto bene, non preoccuparti. Ho solo assistito il marchese Nakahara che ha avuto un malessere, ora lo sto accompagnando da sua zia.

Per sottolineare le parole del duca Dazai, Chuuya si sventolò una mano davanti al viso con aria tragica e si appoggiò a Dazai come in preda di un improvviso giramento di testa.

- Oh, santo cielo... Corro subito a cercare madame Kōyō.

La ragazza sparì tra la folla agitata. Mentre la guardavano andare via i due giovani si batterono il cinque dietro la schiena.

Poi si scambiarono uno sguardo complice, che nessun altro, a parte loro due, poteva comprendere.

A. A.

SONO VIVA E AMO QUESTO CAPITOLO, SCUSATE.
Spero di aggiornare presto.

Abisso - SoukokuWhere stories live. Discover now