CAPITOLO 24: INCIDENTI DI VARIO TIPO

Bắt đầu từ đầu
                                    

"E se insistessi?"

Sonia scrollò le spalle "Non ti obbligherò di forza ad invitarla, tesorino, ma non nego che farò il possibile per convincerti. A casa ne parliamo meglio, ok?"

Riccardo sbuffò, ma accettò di rimandare la discussione. Fece qualche altro passo mano nella mano con la Tata, quando sentì una terribile fitta allo stomaco.

"Oh, no, non adesso!" esclamò, portandosi le mani allo stomaco e cominciando a sudare e ad ansimare.

Sonia, con tutta la tranquillità del mondo, gli sorrise dolcemente e gli disse "Spingi, topolino, falla tutta."

Capendo che era inutile combattere contro la cosa, e chiedendosi mentalmente se la colpa non fosse della minestrina, il ragazzo si piegò sulle ginocchia a squat e si mise a spingere. Di tutte le cose imbarazzanti accadute negli ultimi due giorni, quella era l'apice: si stava facendo la cacca addosso in mezzo alla strada. E ad aggravare la cosa la strada non era nemmeno deserta: c'erano alcuni passanti, fortunatamente pochi, e ovviamente gli lanciarono delle occhiate.

Una volta che il pannolino fu pieno, Riccardo si lasciò andare ad un lungo sospiro, ansimando. Il pannolino ovviamente si mise ad emettere quel suono fastidiosissimo, come se la massa che si sentiva laggiù non fosse stata una rottura sufficiente.

Sonia lo riportò alla realtà scompigliandogli dolcemente i capelli e dicendogli "Credo sia il caso di cambiarti, caro."

Il ragazzo annuì, sentendosi gli occhi inumidirsi. Era troppo imbarazzato, voleva scoppiare a piangere. Ma riuscì a darsi un po' di contegno ritenendo che ciò lo avrebbe fatto apparire ancora di più come un bambino e avrebbe attirato ancora più attenzioni indesiderate.

Debolmente si rialzò, e disse sommessamente "Sì, andiamo a casa..."

Sonia però scosse la testa, dicendo "Meglio di no, c'è ancora un bel pezzo di strada e non voglio ti prendi una dermatite da pannolino."

Il ragazzo la guardò sgranando gli occhi.

"Che vuole dire?"

Senza rispondergli, Sonia gli sorrise e se lo issò in braccio. Prima che potesse rendersene conto l'aliena era già entrata nel vicino bar, il "Cuorbuon Café".

Il Cuorbuon Café era un bar piuttosto piccolo, con un tavolino sulla sinistra e il bancone sulla destra. Procedendo oltre il bancone andando dritti dall'ingresso si arrivava ad una piccola scaletta che portava ad una sala con dei tavolini e in cui in un angolino vi era un box per bambini a dimensione adulto. Proprio di fianco al bancone, a dividerlo dalla scaletta, c'era una porta con scritto "bagno".

Un uomo di mezza età stava con un grosso bicchiere di birra davanti a sé stava leggendo il giornale al tavolino all'ingresso, talmente assorto che non li vide nemmeno entrare. Nella parte principale, invece, c'erano due vecchie comari intente a spettegolare davanti a delle tazzine di caffè e ad un altro tavolo una coppia di ragazze circa dell'età di Riccardo, che stavano sorseggiando dei cocktail.

"Buongiorno." li accolse la barista, una donna relativamente giovane, forse tra i 30 e 35 anni "Cosa posso fare per voi?"

Indossava una camicetta bianca con colletto e sopra di essa una giacchetta nera abbottonata, un paio di pantaloni neri lunghi e al collo aveva un papillon. Era piuttosto carina: i capelli erano lunghi e castani, gli occhi di un verde molto chiaro, aveva un viso pienotto e pacioso ma al contempo molto delicato, con due belle fossette attorno al grosso naso ben formato e lievemente all'insù.

"Buongiorno." rispose Sonia, mentre Riccardo si stringeva a lei e avrebbe desiderato sparire "Il piccolino qui ha fatto la popò. Posso usare il bagno per cambiarlo?"

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