Incanto

105 4 0
                                    

Fiduciosa, mi aspettava non troppo distante, meno di prima ma abbastanza da essere ancora per metà coperta dall'acqua. Un timido sorriso esitante le era sbocciato sul volto, insicuro e sicuro allo stesso tempo. Qualcosa di me sorrise con lei e non indugiai un istante, nonostante i graffi di ghiaccio dell'acqua del mare. Mare che appariva inquieto e immobile, come un bambino che trattiene il respiro euforico fra i ricordi di uno stanzino, temendo che la madre arresti la sua corsa e lo scopra a frugare nel passato. Aveva forse timore che bloccassi la mia processione? In tal caso non aveva nulla da temere.

Quando riuscii a scorgerle i tratti del volto, la mia corsa accelerò. Mai nessuna matita aveva dipinto tale armonia! Che fosse frutto della luna stessa, tanto sembrava quella luce illuminarla alla perfezione?

Prima d'allora non mi era mai sembrata l'acqua tanto pesante, tanto nemica, mi stava rallentando, mi stava ostacolando nel mio raggiungerla, ma nemmeno la sua forza riusciva a distrarmi dal canto dei suoi occhi, il richiamo del suo sguardo. E quando infine le giunsi davanti mai trovai più nella madre lo stesso niveo candore, che brillava e bruciava così intensamente da essere quasi accecante, in quel suo sguardo di fata.

Come ho già detto, non riesco a trovare pensieri razionali e ordinati di quel momento, i cui contorni sono tutt'oggi sfumati, ma ricordo con potente precisione le percezioni e le sensazioni che scoppiavano e appassivano in me repentinamente.

Le ero così vicino da poter osservare come i raggi lunari si rifrangessero sulle gocce marine che le vestivano il corpo, e quieta pace aveva sedato morbida il mio affanno, ma allo stesso tempo anche solo quell' infinitesimo sputo che mi separava dalla mia sirena mi riempiva di rabbia, e solo d'impeto sembravo implodere.

Eppure rimanevo fermo, immobile, consapevole della mia impossibilità di agire, di parlare. Lei aveva le redini e io il morso. Lei il flauto, io l'incanto. 

E quando finalmente decise di tirare, mai fui più contento di abbandonarmi ad un volere.

I preludi delle ondeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora