"Wrong Love"

152 15 7
                                    

Ancora prima di mettere piede nell'appartamento, Gojo Satoru sapeva perfettamente che cosa lo attendeva oltre la soglia.
Lo sapeva ogni volta che saliva le scale scricchiolanti di quel condominio di periferia e si copriva il naso con una mano per non respirare la polvere che aleggiava sopra ai gradini, ogni volta che stringeva il pomello e quella porta si spalancava senza opporre resistenza, perché era già aperta in attesa del suo arrivo.
E anche se lo sapeva non tornava mai indietro come il suo buon senso gli suggeriva.
Si limitava a sospirare piano e attraversare il più velocemente possibile il corridoio buio dell'ingresso fino a raggiungere il salotto, un piccolo spazio con una sola finestra che dava sulla fiancata del palazzo adiacente, lasciando intravedere attraverso le tendine solo mattoni e cemento. Il divano appoggiato ad una parete era di un colore indefinito, un grigio smorto che con una luce diversa poteva benissimo sembrare marrone, e sul tavolino posizionato di fronte ad esso c'erano due tazze di tè.
Una era già vuota. 
Gojo si prese ancora un momento per osservare quella stanza, come se non l'avesse già vista decine di volte e non si fosse accorto dell'uomo seduto su una poltrona che lo osservava in silenzio.
Quella era una delle tante cose che Satoru sapeva, perché lui si faceva sempre trovare lì, con le gambe accavallate e la guancia appoggiata su un pugno chiuso. 
- Ci hai messo più tempo del solito - 
La voce di Geto era un sussurro, nonostante ci fossero solo loro due in quell'appartamento. 
- Non è facile convincere i pezzi grossi a lasciarmi andare in giro senza un motivo valido - rispose Gojo con una scrollata di spalle, trovando finalmente la forza di fare quei passi che lo separavano dal divano e sedendosi su un cuscino rovinato - Sono molto importante - 
- Lo so. E come se questo non bastasse, lo ripeti tutte le volte - una piccola risata uscì dal petto del moro, che si alzò e prese la tazza piena per porgerla all'altro - Vuoi? Sembri stressato in questo periodo - 
- No, no... sto bene - fu la debole risposta, una delle solite bugie accompagnate dal sorriso allegro e arrogante di Satoru. In effetti, in quegli ultimi mesi le cose erano diventate più complicate e su Gojo pesavano aspettative sempre maggiori, quando lui non era ancora riuscito a fare ordine nella propria mente dopo tutte le cose che gli erano successe. 
E come se tutto questo non bastasse, da anni si trascinava dietro un cuore spezzato.
Geto strinse le labbra con disapprovazione, ma non insistette e rimise giù la tazza - Preferisci rimanere a dormire qua per qualche ora? Posso... - 
- No - disse ancora Gojo, interrompendolo - Sto bene, ho detto. Non sono qui per dormire -  
Dal moro si sentì soltanto un sospiro, ma di nuovo non venne fatto nessun commento. In parte perché non gli interessava avere una spiegazione su quel comportamento e in parte perché non ne aveva bisogno. Conosceva Gojo meglio di chiunque altro, gli bastava un'occhiata per capire cosa si stava agitando in quella testolina. 
Perciò, Geto si limitò a sporgersi in avanti e appoggiare un palmo sullo schienale del divano per sostenersi. Con l'altra mano risalì la spalla di Gojo fino a raggiungere il suo collo e delicatamente lo strinse per fargli alzare il viso. 
Satoru deglutì piano, sentendo il pomo d'Adamo che si muoveva contro le dita di Geto, e socchiuse gli occhi nascosti dalla benda.
Era una follia rilassarsi in quel momento e spegnere il suo Infinito, contando che Geto avrebbe potuto benissimo ucciderlo in ogni momento, ma lasicare il controllo all'altro uomo era una delle poche cose che facevano calmare Satoru. 
Passò ancora un istante di dolorosa attesa, poi i loro volti si incontrarono in un bacio che sapeva di disperazione. La presa di Geto si strinse e le sue unghie affondarono nella gola pallida di Gojo, che venne attraversato da un brivido simile ad una scossa elettrica e rimase senza fiato, permettendo a Geto di approfondire il bacio. 
Il moro lo osservava con espressione concentrata, studiando ogni piccola reazione, e con un'ultima passata della lingua sul suo labbro inferiore si staccò. 
- Andiamo - fu l'unica parola che disse, tirandosi su e attraversando il corridoio buio per condurre Gojo nella camera spoglia e anonima come il resto della casa. 
Satoru rimase dietro di lui e velocemente si tolse la divisa, lasciandola cadere sul pavimento. Più tardi si sarebbe di sicuro beccato un rimprovero  per aver messo in disordine, ma in quel momento non gli importava niente di quelle sciocchezze. 
Geto non degnò quel gesto neanche di un'occhiata e dopo aver tirato giù la coperta del letto si dedicò a sfilarsi gli strati di vestiti che indossava. 
Gojo, avendo solo dei pantaloni e una giacca, finì per primo e con uan falcata raggiunse l'altro per aiutarlo, nonostante l'abito del moro sapesse di fumo e Satoru non apprezzasse particolarmente l'odore di sigaretta.
Geto sorrise e lo lasciò fare, permettendogli anche di liberargli i capelli dalla semplice crocchia che li teneva fermi. Subito quelle lunghe ciocche nere vennero scompigliate dalle dita di Gojo, che smise di accarezzarle solo quando l'altro piegò la testa per appoggiarsi alla sua mano - Stasera mi stai viziando più delle altre volte, Satoru - 
Gojo alzò velocemente le spalle e indietreggiò di qualche passo, non perché quel commento era accusatorio ma perché il suo nome pronunciato con quella dolcezza aveva fatto fare una strana capriola al suo cuore.
Per giustificare la sua reazione si mise sul letto e mosse un dito per invitare Geto a raggiungerlo - Lo faccio sempre, ma tu non te ne accorgi mai. Idiota - 
Geto scoppiò a ridere e si sedette nello spazio tra le sue gambe, forzandole a rimanere aperte con il proprio corpo - Come credi tu - 
Rimaesero a guardarsi per qualche secondo, poi si mossero uno verso l'altro con quella sincronia che si raggiunge solo dopo anni e anni di pratica insieme. 
Le loro labbra si incontrarono di nuovo con forza e questa volta fu Gojo a far scivolare per primo la lingua nella bocca dell'altro, passandola lentamente sul suo palato e ottenendo in risposta un mugolio soddisfatto. 
Le mani di Geto trovarono i fianchi di Gojo e li strinsero forte sia per sentire come la pelle soffice si piegava sotto le sue dita, sia per impedire a Satoru di muoversi alla ricerca di contatto. Lo avrebbe avuto, solo non subito. 
Stuzzicarlo un pochino rendeva tutto più divertente, almeno per lui. 
Una volta immobilizzato l'altro uomo Geto si prese la libertà di lasciare una scia di baci lungo la sua gola, facendo attenzione a non lasciare segni evidenti perché sapeva che Gojo indossava spesso magliette dal collo ampio quando non aveva la divisa. 
Quindi, solo una volta arrivato al petto affondò i denti nel sodo muscolo del suo pettorale sinistro, proprio sopra al cuore, e si guadagnò in risposta un dolce suono seguito da un respiro tremante. Geto approfittò di quel momento di distrazione per versarsi sulle dita il liquido di una boccetta preparata apposta sopra al comodino e farle scivolare tra le gambe di Gojo. Continuò a scendere fino a sfiorare quel piccolo anello di muscoli che stava cercando e con un gesto sicuro ma delicato fece entrare la prima falange del medio, controllando il viso di Satoru per cogliere qualunque segno di disagio.
Ma Gojo, ancora immerso nella piacevole sensazione provocata dal morso, rimase rilassato e gli rivolse un piccolo sorriso - Che hai da fissare? Ti piace vedere la mia espressione mentre mi fott... - 
Geto gli tappò prontamente la bocca con la mano che non lo stava gentilmente esplorando e gli rivolse un'occhiataccia - Per favore, lo sai che non mi piacciono queste volgarità. Ce la fai a tenere chiusa quella bella boccuccia per mezz'ora? - 
Satoru alzò gli occhi al cielo, anche se Geto non poteva notarlo a causa della benda, e sollevò le mani in segno di resa. Quando fu di nuovo libero di parlare si limitò a gemere soddisfatto non appena Geto fece scivolare un altro dito dentro di lui per continuare la sua metodica preparazione. Tremendamente metodica, perché stava evitando apposta quel piccolo nodo di nervi che avrebbe fatto vedere le stelle a Gojo. 
Passarono diversi minuti che a Satoru sembrarono infiniti, l'impazienza che cresceva ad ogni movimento arrivando a fargli affondare le dita nelle lenzuola e ad arricciare le punte dei piedi.
- Suguru... - uggiolò quando arrivò al limite della sopportazione, dimenticandosi completamente dell'ordine di rimanere zitto - Andiamo, sono pronto, smettila di fare lo stronzo e... - si bloccò per sostituire quelle parole con un versetto di delusione nel sentire le dita di Geto che uscivano crudelmente da lui con un gesto secco. 
- Togliti la benda - mormorò l'uomo, guardandolo dall'alto in basso con le guance leggermente arrossate dal sentir pronunciare il suo nome in quel modo. 
Gojo obbedì senza perdere più tempo, slacciando la striscia di tessuto bianco che gli copriva gli occhi per poi lanciarla da qualche parte sul pavimento. Ora che poteva vedere meglio, Geto sembrava ancora più stupendo. Aveva gli occhi affusolati socchiusi in un'espressione rapita e i lunghi capelli neri gli ricadevano sulle spalle e sulla schiena come una cascata d'inchiostro, incorniciandogli il viso. 
Satoru amava quel viso, perciò liberò una mano dalle lenzuolae la appoggiò sulla nuca di Suguru, facendolo abbassare fino a quando furono abbastanza vicini da rubargli un bacio. 
Geto mugolò contento e ricambiò con calma, senza smettere di ammirare quei pozzi blu che erano gli occhi di Gojo. 
Si staccarono per riprendere fiato e il moro si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio - Ci sei? - 
- Sì, sì, sbrigati - 
Suguru annuì con un piccolo sorriso e appoggiò una mano sulla testata del letto per poi allinearsi e cominciare ad entrare in lui. Le sopracciglia di Gojo si aggrottarono alla sensazione e subito Geto gli riempì il viso di baci per distrarlo e farlo rilassare. Quando arrivò in fondo si fermò e rimase appoggiato contro il suo petto, aspettando il permesso di muoversi. 
Satoru prese dei respiri profondi, impiegando solo pochi minuti ad abituarsi, e affondò una mano nei capelli del moro per scompigliarli dispettosamente - Suguru? Fottimi - 
- Sì? - 
- Sì - 
- Cazzo - 
Subito caddero nel loro solito ritmo, con Satoru che cercava di trattenere la maggior parte dei suoni che venivano schiacciati fuori dai suoi polmoni per non perdere l'ultimo briciolo di dignità che gli rimaneva e Suguru che si perdeva nella sensazione di caldo e stretto che lo avvolgeva, portandosi le gambe di Satoru sulle spalle per stargli ancora più vicino.
Gojo sentiva che lentamente ogni nervo del suo corpo andava a fuoco e ogni movimento di Geto mandava scosse elettriche lungo tutta la sua schiena.
Si sentiva talmente bene che avrebbe voluto restare lì per sempre, non allontantanarsi mai dal suo Suguru, dalla sua anima gemella, dall'altra metà di lui. Quella convinzione aveva sovrastato ogni altro pensiero che poteva passargli per la mente e preso dal momento, mentre raggiungeva il tanto atteso limite e la sua testa si faceva leggera, sussurrò - Suguru... andiamo via. Tu lasci il tuo culto e io la Jujutsu High... posso comprare una casa da qualche parte dove nessuno ci troverà mai! -
- Satoru... - fu il debole tentativo di Geto di fermarlo prima che continuasse, sollevandosi sui gomiti per guardarlo dopo essere venuto anche lui.
- Tipo in Francia o magari in qualche posto esotico... ti prego, sono fottutamente solo e... -
- Satoru! - lo richiamò ancora l'altro a voce alta, battendo una mano sul materasso - Smettila! Non possiamo farlo -
Gojo rimase a bocca aperta, colto di sorpresa dalla sua reazione.
Suguru lo guardò infastidito e si mise seduto sul bordo del letto, legandosi velocemente i capelli in una coda - Non fare il bambino Satoru, per favore. Zitto e dormi -
Gojo non rispose e rimase fermo, alzando lo sguardo sul soffitto, mentre Geto si alzava e recuperava dal bagno un telo umido per pulirgli lo stomaco e le cosce. Solo quando l'uomo si mise un paio di pantaloni e si sdraiò accanto a lui per riposare Satoru riuscì ad aprire bocca - Non cambierai mai idea, vero? -
Geto gli rivolse una rapida occhiata e si tirò un lenzuolo sopra ai fianchi, prendendosi qualche istante prima di rispondere - Certo che no. Non ho passato anni a lavorare su tutto questo per niente. Non prenderò tutti i miei ideali e li butterò fuori dalla finestra solo perché me l'hai chiesto tu. Non sei il centro del mondo Satoru -
Gojo lo sapeva benissimo, ma si era concesso una piccola e innocente speranza.
Che era stata frantumata, insieme a quella poca lucidità che gli impediva di soccombere allo stress e alla tristezza.
E come se non bastasse, per la prima volta si era reso conto che Geto non sarebbe mai tornato quello di una volta, neanche se a pregarlo era Satoru Gojo.
L'amore non era un motivo abbastanza valido per mollare quello che aveva costruito.
Gojo si accorse appena in tempo che i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime e subito si alzò di scatto, recuperando la benda e avvolgendosela intorno alla testa per asciugarle. Non era il momento di frignare come un bambino. Invece, iniziò a raccogliere tutti i suoi vestiti, ignorando il pavimento gelato sotto i piedi nudi.
- Cosa stai facendo? - chiese a bassa voce Suguru senza staccargli gli occhi di dosso - Torna a letto, è tardi -
- Devo andare - fu la risposta, con un tono sicuro che Gojo non credeva di poter tirare fuori in quel momento - Ho molte cose da fare e non ho una spiegazione per essermi assentato una notte intera -
- Satoru... lo sai che non... non... - era la prima volta che Geto non riusciva ad esprimersi e la cosa sembrò innervosirlo, perché si mise di nuovo seduto e si passò le mani tra i capelli - Non volevo dire che per me non sei importante. Solo che... non posso tornare indietro, non più -
Gojo si fermò a guardarlo e la seconda rivelazione della serata lo colpì con la forza di un treno merci. Suguru lo amava davvero e avrebbe voluto disperatamente tornare con lui, ma quell'opzione non era più valida. Era andato troppo oltre per poter cambiare idea.
Nei suoi occhi c'erano gli stessi sentimenti che facevano attorcigliare il cuore dello stregone più forte del mondo.
Satoru mollò i vestiti e tornò a letto, infilandosi sotto le coperte e sistemandosi con la guancia sul petto di Geto, le loro gambe che si intrecciavano istintivamente tra di loro. 
Il moro lo strinse subito e appoggiò una mano sulla sua nuca, accarezzandogli lentamente i capelli.
- Siamo proprio un disastro -
- Già -
Satoru alzò il viso e lasciò un bacio sulla guancia di Suguru, che socchiuse gli occhi e si sciolse in un piccolo sorriso.
Non avrebbero mai potuto stare insieme, non in quella vita, ma anche se camminavano su due strade diverse entrambi amavano l'altro più di qualunque altra cosa e si sarebbero amati per sempre. Lo sapevano e quello non poteva toglierglielo nessuno. 
Dopo quel momento non si videro mai più, fino a quel fatidico giorno in Shinjuku.

"Wrong Love" | JJKTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang