«C'ero quasi» scrollò le spalle Marlee, rinfilandosi l'orlo della camicia nei jeans. Si passò le dita fra i capelli e una mano sulle labbra, cercando di sistemare il danno lasciato dal rossetto. Dopodiché riaprì la porta dello stanzino e, senza dire niente, uscì nel corridoio.

«Aspetta!» gridò Il Maiale, correndole dietro. «Non puoi lasciarmi così!»

Marlee si voltò in tempo per vederlo indicare drammaticamente il cavallo dei suoi pantaloni. La ragazza osservò l'erezione per un paio di secondi, impassibile.

«Potrei dire che mi dispiace, ma mentirei» scrollò le spalle.

Gli voltò nuovamente le spalle e riprese a camminare verso l'aula magna della scuola, con solo il rumore dei suoi tacchetti a riecheggiare nel corridoio.

Poi, uno sbuffo.

«Avevano ragione i ragazzi della squadra» Il Maiale quasi ringhiò «Marlee Hawksley è solo una fottuta frigida.»

Marlee non smise di camminare.

Il salone era così pieno di studenti che nessuno notò la ragazza sgattaiolare dentro dalla porta secondaria. Nessuno, tranne Jo. Quest'ultima tirò un sospiro di sollievo, alzando gli occhi al cielo, e spostò la borsa dalla sedia accanto a sé, facendo spazio per lei.

«Cristo Marlee, te la sei quasi persa» la rimproverò.

«Lo so, lo so» sussurrò lei, cercando di lenire le pieghe nella gonna della divisa «Sono stata... trattenuta.»

Quasi come a riconferma della cosa, la porta del salone si aprì nuovamente, e Il Maiale fece il suo ingresso. L'erezione era scomparsa, ma l'espressione sul suo viso era tutt'altro che appagata. Marlee non aveva neanche bisogno di voltarsi per incontrare lo sguardo di rimprovero di Jo.

«Brian Day?» rimarcò l'amica «Ma sei seria?»

Marlee si morse il labbro, lasciando lo sguardo vagare sul soffitto con aria finta-innocente.

«Non vuoi neanche sapere se ci sono riuscita?» chiese, come se niente fosse.

Jo si premette il ponte del naso con le dita, sospirando.

«Ci sei riuscita?»

«No. Ho fallito, di nuovo. Maledizione 23, Marlee 0.»

«Non sei maledetta» Jo sbuffò, in quella frase che aveva ripetuto tante di quelle volte da essere diventata ormai più che altro un riflesso involontario. «E Brian Day non sta con Lucy Bower, comunque?»

A quello, Marlee sorrise, tirando fuori il cellulare dalla tasca della divisa. Aprì Instagram, sotto lo sguardo confuso di Jo. Lucy Bower.

Prima che l'amica potesse chiederle cosa avesse intenzione di fare – ed eventualmente farla ragionare – il preside Hammer, dall'alto del palco di fronte a loro, si schiarì la gola nel microfono del podio.

«Buon pomeriggio a tutti, e grazie per essere venuti qui oggi pomeriggio» proruppe, passandosi una mano sulla capocchia pelata. Lo faceva sempre. Come un tic nervoso. «Come sapete, qui al St. Thomas College cerchiamo di portare i nostri studenti a raggiungere il massimo delle loro potenzialità, e, oltre ad offrire loro la migliore istruzione che le nostre risorse ci permettono, questo include guidare i nostri ragazzi dell'ultimo anno verso le più prestigiose università che il Regno Unito ha da offrire.»

Marlee spense il cellulare e lo rinfilò in tasca, per poi voltarsi verso Jo. Le due si scambiarono un sorriso complice.

«Quindi, senza ulteriore indugio, vorrei invitare qui sul palco l'ospite di oggi, che ha gentilmente aderito a partecipare al nostro programma di orientamento. Virginia Beatrice Winslow-Haven, rettrice alla Venor University.»

Each and Every Hidden LineWhere stories live. Discover now