«Possiamo parlare?»

«Non c'è niente di cui parlare, Cloe.»

«Per favore... senti mi dispiace, non avrei dovuto dire quella cosa, ma tu mi accusi e dai pregiudizi senza conoscere prima la verità.»

«Cloe, io ti conosco. Ti ricordo che sei mia figlia. Quante volte l'hai lasciato e lui come uno stupido ti è corso dietro.»

«Si è vero. Però te l'ho promesso: quando me la sarei sentita ne avremmo parlato. Puoi rispettare la mia decisione?» Alfredo spegne la tv e si avvicina a noi dicendo:

«Ha ragione Cloe. La sua scelta avrà pur un motivo valido, non credi amore?»

«Ah...bravo difendila pure. È una bambina viziata, l'avrà di sicuro tradito...»

Se resto ancora due secondi di fronte a Maria giuro che le salto addosso. Alfredo la osserva dalla testa ai piedi: è infuriato.

«Adesso basta Maria. Con quale coraggio parli in questo modo a tua figlia? Sembra che tu non la conosca.»

Prendo la giacchetta di pelle e uscendo dico:

«Va bene così papà. L'ho sempre saputo in fondo: non le importa di come mi sento, ma solo della brutta figura che farà lei.» Perchè infondo è così, lei pensa solo a quello che diranno le persone di noi. Uno dei tanti motivi per cui sono sparita da questo posto. 

Mi dirigo verso il bar, sono le diciotto e trenta, e le ragazze mi staranno già aspettando. Le parole di Maria mi frullano in testa. Non siamo mai state affiatate, ma dopo il pensionamento credevo sarebbe cambiato il rapporto tra noi. Arrivata di fronte al bar vedo tutti gli amici venirmi incontro per salutarmi. Sono felice di essere a casa mia. Le mie donzelle sono sedute al nostro solito tavolo e mentre mi avvicino loro mi precedono abbracciandomi entrambe da togliermi il respiro. Siamo completamente diverse, forse per questo motivo siamo amiche da quando ne ho memoria. Simona è la tipica donna di successo: alta, con lunghi capelli lisci e castani chiari, occhi nocciola molto piccoli. Vivrebbe con scarpe da ginnastica e tuta, ma il suo lavoro le impone tacchi e vestiti eleganti. In realtà, non si è mai lamentata, nel suo profondo sa di amarsi di più quando indossa un completo. Ha aperto un negozio di cosmetici naturali e si è rivelato uno dei migliori negozi nella cerchia di Torino, tutti vogliono le sue ricette, ma lei le tiene ben custodite. Ha perfino creato una crema per me, la utilizzo ormai da anni, mi piace da impazzire perché usa i miei fiori preferiti gelsomino e rosa. Simona è la donna più forte che conosco, non la spaventa niente. Matta da legare e sempre con il sorriso, una di quelle persone a cui devi strappargli le parole di bocca se sta male, sa sempre come farti stare bene, addirittura solo con un semplice abbraccio. 

Elisa invece è l'opposto: più bassina, capelli corti a caschetto castani e occhi grandi marroni. Anche lei sempre ordinata e pulita nel suo modo di vestire, ma dentro lei si nasconde un camionista. Quando è arrabbiata o litiga con il suo ragazzo diventa una macchinetta e non la fermi più, per non parlare di quando ha in corpo tre prosecchi. Ha un cuore enorme e se te ne deve dire quattro non si fa problemi. Con lei ho fatto gli aperitivi migliori al mondo: ore e ore a bere Spritz e parlare all'infinito. Fa l'insegnante nella scuola elementare del nostro paese: è amata da tutti i suoi allievi. Mi chiedo come non si possa amarla, una donna decisa e severa, tutti nutrono un grande rispetto per lei.

«Aaaallora bellezze. Come state?» Le dico sedendomi e togliendomi la giacchetta.

«Noi bene tesoro, ma tu piuttosto. Siamo passate a vedere se eri a casa e abbiamo sentito le urla di tua madre. Sai quanto ci faccia paura quando è arrabbiata, siamo scappate via.» Dice Elisa con un'espressione timorosa. So quanto fa paura Maria quando è infuriata.

«Lasciamo stare vi prego... Piuttosto raccontatemi cosa mi sono persa in queste settimane.»

«No, no... tu ci devi raccontare qualcosa. Chi verrà tra un'ora qui?» dice Simo con le braccia conserte. Cavolo, tra una cosa e l'altra mi sono dimenticata di Nathan... All'improvviso comincio a sudare freddo e spalanco la bocca.

«Mene ero dimenticata...» mi osservano sorridendo: «Sì beh è una storia lunga...»

«Allora inizia hai un'ora di tempo.» dice Eli avvicinando la sedia.ù

***

«Come scusa?» Le loro facce sono sconvolte.

«Oh già, me lo sono trovato davanti in ufficio e ci sono riuscita pure a litigare.» Le dico incrociando le braccia. La loro bocca non accenna a chiudersi. «Ragazze, ho capito è assurdo tutto ciò, ma mi state facendo preoccupare.» Simo è la prima a parlare.

«Il tuo Nathan?» - «Mio... non esagerare, ma sì!» - «Il tuo baciatore dell'aereo?» - «Sì!» Eli alla fine, si riprende

«È il figlio del tuo capo? Ci hai litigato e poi cos'è successo? Vi siete di nuovo baciati? Ci devi raccontare subito tutto!»

«Cazzo Eli... riprendi fiato.» Le dice Simo ridendo.


Nel giorno in cui...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora