𝓢𝓮𝓬𝓸𝓷𝓭𝓸 𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸

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𝓗𝓪𝔂𝓵𝓲𝓮

Non sapevo chi fosse, ma la sua bellezza è sconvolgente. Mi sta guardando, dalla testa ai piedi.

«Io sono già morto», mi dice. Questa volta mi sta guardando dritto negli occhi. La pelle d'oca invade il mio corpo.
I suoi occhi si scuriscono più del dovuto ed il suo sguardo diventa cupo. Sta guardando la tomba di Matt Moore, qui tutti lo conoscevano. Purtroppo, è morto troppo giovane, ancora oggi tutti soffrono per questo. Sicuramente anche questo ragazzo è uno di coloro che soffrono per la sua assenza. Ho saputo di lui, soprattutto dopo la sua morte. In città non hanno fatto che parlarne per tantissimo tempo, alcuni lo fanno ancora oggi.
Io vivo qui da qualche mese, però non è stata nemmeno una mia scelta. Avevo bisogno di evadere dal mio piccolo paesino ed Avalon si è rivelato il posto giusto.

«Anche i morti possono rinascere», ed è proprio vero. Tutti possono vivere ancora. Poi ci sono io, che non ho mai vissuto veramente. Per anni sono stata vincolata e succube da tutto.
Avevo sempre la stra-maledetta consapevolezza di voler essere perfetta, però alla fine la ragazza perfettina non piace a nessuno, anzi si ritrova ad essere trascurata dal resto del mondo. Infatti, per me è stato così. Sono sempre stata brava a scuola, uscivo sempre con ragazzi per bene, tra loro c'erano anche i così detti figli di papà.
Piano piano ero diventata quella che tutti invidiavano. Fino a ritrovarmi da sola. In questa città nessuno mi conosce, per loro sono soltanto una giovane ragazza in cerca di lavoro, oppure una nuova matricola dell'università. Ho deciso di ricominciare una nuova vita, che prima mi era stata negata.
«Per me non c'è speranza», lo guardo più del dovuto. Non avevo notato, quanto in realtà fosse bello. I suoi ricci gli ricadono sul viso. Riesco a notare la sua pelle liscia, priva di imperfezioni.
Però la sua tristezza mi colpisce immensamente. Sembra tormentato, come se la colpa fosse sua.
Non sono la persona adatta, soprattutto a poterlo consolare, ma almeno riesco ad essere empatica.

«Smettila di dire cazzate», è stato impossibile per me trattenere quello che penso. Si volta dandomi le sue spalle, muscolose e possenti. Non ha intenzione più di rivolgermi la parola, eppure un po' lo comprendo. Sono stata molto importuna con lui.
Non conosco nemmeno il suo nome, però la cosa peggiore è che non l'ho mai visto.
Vado via da quest'oscuro cimitero, dove raramente mi reco.
Ovviamente non ero lì, perché volessi andarci. Avevo promesso a mia zia, che mi sarei occupata questa settimana di cambiare i fiori nelle tombe dei miei antenati.
Ad occuparsene prima di me e mia cugina, era esclusivamente mia zia. Ma da quando lavora in una piccola boutique di sua proprietà, non ha molto tempo per andarci.

A casa si respira un'aria di tranquillità.
Perlomeno quando mia cugina decide di svagarsi, senza dover pensare al passato.
Lei ha la mia stessa età e mi sarebbe piaciuto crescere insieme.
Sono sicura che mi sarebbe stata accanto, anche quando nessuno avrebbe voluto. C'è da dire che è il mio opposto. Ha i capelli lisci e neri, invece i suoi occhi sono di un azzurro della stessa tonalità cielo.

Come si fa non avere una cotta per lei? Nonostante tutti i ragazzi, che le fanno la fila, è convinta che sia meglio non stare con nessuno. Dopo il suo primo amore, ha deciso di non volersi più innamorare. Mi ha raccontato che ha sofferto tantissimo. Poiché il suo si è rivelato essere un amore non corrisposto.
Ancora mi chiedo come sia possibile, non noto nessun difetto nei suoi confronti.

Si trova in cucina, pronta a sfornare dei biscotti al cioccolato.

«Finalmente sei tornata», sarò stato fuori qualche oretta. Mi avvicino al bancone e mordo un biscotto.
«Non mangiarli!», mi rimprovera.

La guardo confusa, è solo un biscotto e ne ha preparati un centinaio.
«Lo sai che servono per la veglia», mi ero completamente dimenticata che l'anniversario sarà stasera.

É da giorni, che pensa solo a fare i preparativi. Non mi ha dato tregua, prima l'ho dovuta accompagnare a comprare i fiori e poi le candele, per non dimenticare la spesa fatta per cucinare i dolci.

«Gli invitati non si offendono di certo, se non ne mangio uno!», le dico. In risposta avanza verso il forno, per uscire altre teglie ripiene di biscotti.

«La zia è ancora a lavoro?», chiedo, non avendola notata. Annuisce, per poi aggiungere:
«Prendi questi biscotti ed aiutami con i preparativi», ovviamente non ho scelta. Mia zia suppongono che non riesca ad aiutarci nemmeno con le decorazioni, quindi decido che sia meglio sbrigarsi. Prendo i cartelloni ed inizio ad attaccare delle foto, ricoprendole anche di glitter.

Noto con mio stupore una foto dove ci sta anche mia cugina in mezzo ad altri due ragazzi che l'abbracciano. L'avvicino per vedere meglio i volti dei ragazzi. «Lascia! Qui ci penso io», mi strappa la foto dalle mani, così mi vieta di osservarla. È meglio non dirle nulla, a causa di questa giornata è più stressata del dovuto.

Andiamo nel luogo dove si svolgerà la veglia, per poi decorarlo al meglio.
Non siamo le sole ad allestire tutto, ma anche il vicinato ha deciso di darci una mano. Ogni famiglia ha portato qualcosa come dei dolci, qualche spuntino salato ed infine delle candele e delle torce.

La piazzetta è ricoperta di candele accese e sono stati anche attaccati i cartelloni con le foto.
Senza che ci rendessimo conto, ci siamo ritrovati in una ventina ad allestire il tutto.

La veglia inizia tra dieci minuti, quindi manca veramente poco, affinché inizi.
Ci mettiamo tutti in cerchio, alcuni con delle candele in mano.
Mia cugina si è proprio persa nel suo mondo. Si è allontana, per stare più vicino ai familiari.

Mi sento quasi fuori posto in questa veglia. Non conosco quasi nessuno di coloro che sono qui.
Incomincio a guardare i volti delle persone. Uno ad uno, finché il mio sguardo non si ferma su di lui.

Mi ha notata, o chissà da quando tempo mi osserva. Sta lontano dalla folla e guarda in disparte. Da quando vivo qui, non l'avevo mai visto, invece adesso l'ho visto due volte in un solo giorno. Però tutto si collega sia alla visita al cimitero, sia alla partecipazione qui, ad una sola persona: Matt Moore. A quanto pare, si riferiva a lui oggi. Forse è dispiaciuto per la sua morte?

«Tu!», ad esclamare è proprio mia cugina.
Corre verso il giovane, che ero intenda ad osservare. «Che cosa ci fai qui?! È colpa tua se lui non c'è più!», gli urla contro.

Io rimango di sasso, non riuscendo a capire a cosa si riferisce. Lei non è mai stata così aggressiva contro qualcuno.
Adesso i due sono faccia a faccia e lei cerca di spingerlo. «Vattene via! Non ti vogliamo», a bloccarla è proprio la madre di Matt, la signora Moore.

«Sally! Che stai dicendo!», le prende il polso per allontanarla dal ragazzo misterioso. «Lui non c'entra niente», decide di calmarsi ed allontanarsi.
La conosco benissimo, sono sicura che stia morendo dalla rabbia.

«Ha ragione. È solo colpa mia», dice il ragazzo misterioso, prima di dissolversi verso la folla.

Caduti nell'oblio.Where stories live. Discover now