𝓟𝓻𝓲𝓶𝓸 𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸

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𝓢𝓲𝓶𝓸𝓷

Oggi

Io sono un morto che cammina.
È esattamente da due anni, che non vivo più.
Sto soltanto sopravvivendo, anche se avrei preferito mille volte morire.
Da quando quell'auto ci ha mandato fuori strada, non sono più la stessa persona.
Lui è andato via per sempre.
Dovrei realizzare tutti i suoi sogni, glielo devo.

Peccato non abbia le giuste energie per vivere.
Se fosse per me, metterei fine alla mia vita già da adesso.

Apro gli occhi, per poter ricominciare un altro giorno di merda.

Dovrei recarmi a lavoro, ma non lo faccio da più di una settimana.
Sono quasi certo che finirò per perdere il mio posto. Sono proprio sciocco. Finalmente dopo tanto duro lavoro mi sono guadagno un posto indeterminato all'interno di una della aziende più prestigiose.

La sveglia segna le sei in punto.
Sarebbe tutto nella norma, se non fosse che non ho voglia di uscire di casa. Stringo il cellulare fra le mani, notando con angoscia un altro messaggio in segreteria da parte di mia madre.

Dopo l'incidente ero scappato con la coda dietro le gambe. Non mi sentivo più a casa e quella città, che per anni mi ha dato dei ricordi bellissimi, in un solo istante è riuscita a strapparmeli tutti. Non esisteva più niente da quel giorno. Le persone intorno a me riuscivano solo a guardarmi male, per la società ero diventato la loro pecora nera.

Mia madre non avrebbe mai dovuto mettere al mondo un figlio come me. Ne meritava uno migliore, che magari avrebbe dato di più a questa società. Ero figlio unico, non possedevo ne fratelli e ne sorelle, eppure non mi sono mai sentito solo. La mia mancanza di solitudine era dovuta a mia madre, che ogni pomeriggio mi faceva passare il tempo con Matt. Per lei era un altro figlio, che ora non c'è più.

La signora Moore, ovvero la madre di Matt, non è altro che la migliore amica di mia madre.

Anche se non avessi mai avuto l'occasione di poter avere un fratello, grazie al loro legame eterno, era come se fossi riuscito ad averne uno. Perfino i nostri primi passi erano stati fatti insieme, quindi sapevo al cento per cento cosa significasse amare un fratello. Io al mio l'ho amato davvero tanto, che se potessi tornare indietro darei la mia vita per la sua.

Mia madre nonostante quello che fosse successo, è sempre stata al mio fianco, pronta ad aiutarmi a non impazzire. L'idea di dovermene andare da quel posto, mi era stata data da mio padre. I miei genitori sono sempre stati uniti e visto che sono il loro unico figlio, hanno fatto di tutto per proteggermi. Per prima cosa, ogni giorno per i primi due mesi dopo l'incidente, casa mia era piena di giornalisti, che non facevano altro che rimanere sotto casa mia, sperando che io potessi uscire per strapparmi qualche stupida risposta, che potesse essere utile come titolo per una prima pagina di una copertina importante.

All'inizio non volevo scappare, anzi avevo dei piani per la mia vita. Avevo deciso di fare un anno sabatico, che magari mi avrebbe consentito di mettere da parte dei soldi, per poi poter andare al college e studiare ingegneria.

Matt già frequentava la facoltà di ingegneria ed era così bravo da avere una buona media. Lui meritava di vivere in eterno, poiché poteva fare cose bellissime per questo mondo. Invece io, sono soltanto un fallimento.

Faccio una doccia fredda. L'acqua bagna il mio viso.
Mi asciugo con un asciugamano e velocemente decido di vestirmi.
I miei ricci non sono per niente ordinati, anzi avrebbero bisogno di essere accorciati. L'ultima cosa che vorrei è prendermi cura di me stesso.
Non ho voglia di apparire bello, non ho voglia nemmeno di essere notato.

«Ascolta il messaggio dopo il bip», il mio fax ha deciso di avvertirmi, che qualcuno mi sta lasciando un messaggio in segreteria.

«Ciao Simon, sono la mamma», faccio un sospiro. «Abbiamo deciso, che sia necessario che tu torna a casa», so a cosa si riferisce. Lei e mio padre, vogliono che stia con loro.
Credono che la solitudine mi faccia male. «aspettiamo tue notizie, a presto», ha riattaccato. Infatti non credo, che la richiamerò.

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