Share my mind and my body with you

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Dovemmo staccarci nonostante quel brivido ancora vivo in noi.

Louis mi accarezzò i capelli e mi abbracciò forte per un'ennesima volta.

"Torniamo a casa ora?"

Sentenziò con una voce flebile e stanca. 

Immediatamente obbedii e spalla contro spalla ci avviammo per le strade ormai prossime al tramonto.

****


La famiglia di Louis era grande, anzi, direi enorme.

Johannah si era sposata tre volte e per tre volte era rimasta incinta.

Lei non faceva peso di questa cosa. Lo si vedeva dai suoi modi di parlarne e da quella luce che brillava nei suoi occhi ogni volta. Johannah era felice di tutto quello che aveva fatto e i commenti della gente erano a lei indifferenti.

C'erano in totale ben sette figli in quella famiglia.

Quattro sorelle e tre fratelli.

Louis era il maggiore, nato dal primo matrimonio. Nonostante il suo grande spirito di indipendenza era affezionatissimo alla madre e lei lo era con lui. Ogni volta che li vedevo insieme non facevano altro che abbracciarsi, scambiarsi sorrisi e restare vicini. Proprio come fanno i pulcini con le galline. Lo fecero anche in quell'occasione, in quella festa a sorpresa organizzata in fretta per il suo ritorno dove il caos di voci, musica e salti regnava sovrano. Erano venuti tutti in pochissimo tempo. Avevano abbandonato i loro impegni solo per Louis. 

Io lo guardavo divertirsi, ballare, giocare con le sorelle da una sedia di plastica consumata dal tempo e dalla pioggia. Sorrideva come un bambino e respirava a pieni polmoni come se l'aria gli fosse mancata da una vita. Ed ero felice a vederlo anch'io. Ogni tanto gli lanciavo qualche sorriso e contribuivo a quel rumore incessante con il battito delle mie mani. 

Lo guardavo, ero felice, eppure non mi sentivo a mio agio.

Mi sentivo come una specie di intruso tra quella miriade di persone che a loro modo condividevano il sangue. Perché forse sentivo nel mio profondo che non ero più "la compagna di vita di Louis", ma qualcosa di più. E quella nuova posizione la sentivo strana e imbarazzante. 

Avevo timore di procedere verso di lui, di contribuire alla felicità di quel momento perché era probabile che la mia presenza avrebbe creato una crepa capace di sfasciare quell'equilibrio che aveva trovato.

Rimasi inerme a guardarlo fin quando i nostri occhi si incrociarono per un lasso di tempo eccessivamente lungo. Capii che aveva qualcosa in mente e d'istinto indietreggiai insieme alla sedia. Iniziò ad avvicinarsi sempre di più fin quando strinse una mano attorno al mio polso e mi trascinò a sé. Cercai di fare forza e agitai il volto verso destra e sinistra.

"Dai, Gabrielle! Balla con me!"

Mi urlò nell'orecchio.

Sorrisi, e ormai sconfitta mi lasciai trascinare. 

Mi strinse fortissimo, quasi faticavo ad avere il pieno possesso del mio corpo. I piedi volteggiavano, trascinati dalla melodia e da quell'adrenalina che iniziava a scorrere incontrastata. Louis cercava di sciogliermi con sorrisi e strette sicure intorno al busto. Sebbene l'esitazione iniziale, dopo non molto riuscì nel suo scopo e finalmente mi sentii una parte integrante di quella situazione. 

I capelli, le mani, i piedi e i nervi viaggiano in simbiosi con la musica, il caldo e le voci, ma soprattutto con il corpo di Louis che si muoveva perfettamente con me. Ci sentivamo come due ballerini che ballano sicuri in qualunque situazione e con tale sicurezza spensierati.

Ropes (Louis Tomlinson)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora