La scelta (parte seconda)

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"Ad uccidere non è il cuore spezzato, ma l'orgoglio ferito."
(Gilbert Parker)

"Non permettere a nessuno di essere la tua priorità intanto che permetti a te stesso di essere una delle sue opzioni."
(Mark Twain)

H 6.00

La sveglia suonava ma noi non facevamo cenno ad alzarci. «Luce, spegnila» mi disse mezzo addormentato mentre cercava di invocare qualche dio greco che potesse darci forza.

Alle 11.00 ci sarebbe stato il matrimonio e alle 9.00 sarebbe arrivata la parrucchiera in camera per acconciarmi i capelli. I miei capelli erano lunghi e per le pettinature erano perfetti, ci si poteva sbizzarrire. Avevo quindi tempo dalle 7 alle 9 per lavarmi e truccarmi poi dopo l'acconciatura saremmo dovuti andare spediti da mia madre. Insomma avevamo un po' i tempi bruciati. Enrico si era fatto crescere un po' il ciuffo e sembrava quasi un ragazzo più che un uomo. A me piaceva così. Il suo abito gli calzava a pennello ed era stupendo. 

I miei capelli risultavano indomabili. Creai una certa frustrazione alla parrucchiera che tentava disperatamente di sistemarli al meglio. Dopo qualche tentativo riuscì a raccoglierli a lato fermandoli con tante forcine per poi decorare la chioma con dei brillantini. Con il resto dei capelli fece una treccia a lisca di pesce, nella quale intrecciò un filo di ferro coperto di fiori. Sembravo più una damigella che un'invitata.

«Wow Luce, se un incanto» esclamò Enrico «Perfetta» fece un ghigno e allora mi ricordai di quella seconda cosa che sarebbe dovuta accadere quel giorno ma non gli chiesi nulla a riguardo, mi limitai a sorridere.

Verso le 10 mi ritrovai in camera di mia madre nello stesso albergo dove alloggiavo per gestirsi tutta la mattinata tra parrucchiere e truccatrice. «Allora mamma come stai? Agitata?»

«Un po' tesoro, ma sono felice» sospirò «sei bellissima» mi guardò fiera. I suoi occhi saettavano dall'acconciatura alle scarpe per poi fermarsi per qualche secondo sui miei occhi. Il suo sguardo si fece determinato «qualunque cosa tu decida di fare nella vita, io sono con te. Ma non fare i miei errori. Pensa alla tua felicità bambina mia» mi accarezzò. Le sue parole mi colsero di sorpresa e non riuscii a decifrare il messaggio. Così sorrisi «Promesso mamma».

Mia madre indossò un vestito da sposa molto semplice ma elegante. Arrivati alla chiesa, gli invitati dall'interno attendevano il suo ingresso.  Solo Enrico ci aspettò fuori. Appresi in quel momento che mia madre avesse chiesto a lui di accompagnarla all'altare, mi commossa. 

Entrai per prima e rividi tanti amici di Bologna che salutai calorosamente poi mi accomodai in prima fila, attendendo con ansia il loro ingresso in chiesa. Il signor Carter stava davvero bene nel suo smoking gessato ed era sereno. La cerimonia iniziò ed Enrico e mia madre entrarono. Fu bellissimo vederli insieme e piansi fin da subito. Enrico con la sua eleganza di sempre, prese la mano di mia madre e l'accompagnò a quella del futuro marito.

A cerimonia conclusa, dopo aver tirato agli sposi il consueto riso, ci dirigemmo verso la loro casa dove, nel frattempo, si era preparato tutto per ricevere gli ospiti. Erano stati allestiti dei gazebo con un grosso buffet. Diversi camerieri facevano avanti e indietro dall'entrata della casa. Mangiammo, bevemmo e brindammo ai novelli sposi. Foto, video si scattarono e tanti baci mi scambiai con Enrico. 

Verso il pomeriggio tardi ci dirigemmo proprio davanti al camino per stare un po' da soli. Mi sedetti per terra come facevo quando ero bambina ed Enrico a quel punto sembrava che fosse pronto per chiedermi qualcosa «Vedi Luce... è arrivato il momento che io ti dica qual è la seconda grande cosa di questa giornata» gli brillavano gli occhi dall'emozione ed era sul punto di esplodere.

Nel cuore di entrambi: il filo rossoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora