Ecletto

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L'oscurofittobosco era la via degli smarriti e degli infedeli, dei perdenti e di chi non aveva una casa. Era risaputo che nulla era normale dentro quell'oscurità, molti narravano di un canto e una voce di donna che spingesse gli uomini ad entrarvi, di un qualcosa tanto potente e crudele da esser rintanato in un posto  spaventoso. Una strega, un mostro, il male in persona, ogni cosa senza cuore e senza animo si aggira tra quegli alberi dominata dall'oscurità e guardando la gente al di fuori dal bosco con una voglia di divorarla. Di questa misteriosa creatura che predominava su quel territorio non si aveva conoscenza, nessuno ne era mai uscito per poterne parlare, o descrivere il suo aspetto o la sua reale potenza. Le storie narrate sull'Oscurofittobosco erano sicuramente montate con il tempo dalla paura, lo sapeva bene Ecletto e qualsiasi altro individuo pensante e con un po' d'intelligenza. Ma nessuno neanche i due giovani avrebbe mai negato il terrore nel trovarsi davanti quel posto oscuro.

Fin da bambino Ecletto passava le sue giornate ad allenarsi, il padre non lo faceva di certo giocare o divertirsi, l'omone nella sua grandezza lo costringeva a tirare con l'arco e armeggiare con la spada o il bastone e nella lotta libera. I suoi unici amici erano altri giovani che come lui s'impegnavano delle stesse arti della guerra. 

Era abbastanza pessimista per la sua età e sapeva di non essere bravo in quelle cose; infatti, ogni volta diceva di dover vedere Biancolatte e stranamente nessuno si opponeva lasciandolo libero. Correva come un folle verso il ponte stretto, posto tra il villaggio di Biancolatte pieno di colori e spezie e il temutissimo villaggio di guerriglieri di Ecletto, si sedeva e aspettava il biondo arrivare con la sua scorta di giocatoli che condivideva ben volentieri con lui.  Gli piaceva stare con Biacolatte, ma anche lì s'annoiava perché continuava ad ascoltare l'amico blaterare all'infinito di quanto fosse bello e colorato il suo villaggio, nulla di sbagliato se non fosse che in confronto a quello di Ecletto era veramente una descrizione troppo bella in confronto al grigiume a cui era abituato. L'osservava da lontano dalle spalle di Biancolatte e sapeva avrebbe adorato entrarvi, avrebbe voluto toccare quelle stoffe e potersi liberare di quelle solite grige e pesanti pellicce del suo villaggio. 

Ecletto non viveva in un castello come Biancolatte nonostante fosse il figlio del capo del villaggio, non aveva neanche molti amici, molti di quei giovani che seguivano con lui le lezioni sulle armi e la lotta erano troppo bruti per lui. Non aveva neanche dei popolani che gli parlavano o l'abbracciavano ad ogni angolo, aveva tanti animali in compenso, moltissimi animali, si era fatto addobbare una piccolissima fattoria all'angolo del suo villaggio da poter raggiungere velocemente a piedi ma in estremo segreto, perché suo padre non avrebbe mai sopportato che lui passasse tutte le sue giornate lì. 

Si occupava di tutto, scavava e piantava i semi, gli piaceva la vita da contadino e gli piaceva gestire gli animali intorno. Diceva al padre di andare da Biancolatte, perchè nessuno gli diceva nulla quando ammetteva d'incontrare il biondo, ma invece sgattaiolava lungo la riva del fiume lo superava scendeva la costa arrivando fino a quella sua piccola fattoria. Adorava il rumore dell'acqua mossa e quando c'era brutto tempo non aveva paura, avrebbe preferito restarsene lì a proteggere e accudire i suoi amici animali, ma invece doveva sempre ritornarsene alla fortezza. Era tutto bellissimo, almeno lo rimase finché il suo cavallo non iniziò a star male e lui non sapendo come gestire la situazione dovette dirlo a sua madre che poi lo confesso al padre, che in men che non si dica distribuì i cavalli ai soldati, cedette gli altri animali ad alcuni commercianti e uccise il cavallo malato. 

"Non c'è più nulla da fare Ecletto, punirò la tua slealtà e menzogne nei mie confronti lasciandoti solo uno e uno solo dei tuoi teneri animali", per lui sceglierne uno era come chiedere a un genitore di scegliere chi preferisce come figlio. Non era logico né accettabile, così nel buio della notte, quella stessa sera scivolò via dal suo caldo letto, raggiunse la via per arrivare alla fattoria ma a metà strada un rumore lo sbloccò e immobilizzò. Nella notte il terrore di poter incontrare un lupo o un bestia feroce lo terrorizzò, ma dall'erba verde e alta spuntò il casco biondo del giovane Biancolatte e per Ecletto quella fu la prima volta che riconobbe veramente l'importanza di Biancolatte nella sua vita. Il piccoletto sempre più piccolo di lui, magro e colorato di vestiti soffici e delicati, avendo sentito di quella brutta storia, l'aiutò nel fare qualsiasi cosa avesse deciso di fare quella sera. Perciò  liberarono quei pochi animali che erano rimasti, così da potergli dare una possibilità di vita. Per lui era più accettabile lasciare liberi quegli animali con la possibilità di adattarsi alla natura e agli alberi e cespugli, che finire in gabbia di qualche venditore del mercato. Quella fu la vera prima volta che Ecletto riconobbe in Biancolatte, non il noioso bambino che parlava del suo noiosissimo villaggio colorato, ma l'amico fidato che ti segue nel bene e nel male.

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⏰ Last updated: Nov 26, 2022 ⏰

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