Paul lo fissò per un po', ma John sapeva che adesso stava solo procrastinando, non stava davvero riflettendo; quel lungo sguardo era solo Paul che tratteneva il perdono ancora per qualche secondo, solo perché poteva.
John mantenne il mento in alto e subì, docilmente, e poi Paul disse "D'accordo – dammi un secondo" e John sentì l'ultimo nodo nel suo stomaco dissolversi in brividi e scintille di sollievo.
Nel momento in cui la porta principale si spalancò, c'era un nuovo nodo al suo posto, tutto fatto di anticipazione, ma non era così male. Era bello.
Il battito del cuore di John era forsennato.
Quando Paul aprì la porta, John sorrise, un piccolo e stupido sorriso alla "mi ami?", e Paul fece schioccare la lingua e guardò altrove, ma John poteva vedere il divertimento strattonare l'angolo della sua bocca.
"Dammi la chitarra, allora"
Paul tese la mano.
John vi mise il basso e Paul lo depositò nell'ingresso dietro di lui, poggiandolo premurosamente contro il muro prima di tornare a voltarsi verso John.
Sembrava... cauto, immobile, ma non così chiuso.
Paul non sembrava mai chiuso, con quegli occhi.
Per un folle momento, John valutò l'idea di lasciar scorrere la propria chitarra sul davanti e lanciarsi in una canzone, ma ancora, il pensiero di quella strigliata lo fermò.
La chitarra rimase dov'era, ma sprofondò impulsivamente su un ginocchio, invece, e la piccola risata incredula di Paul confermò che il suo impulso era stato corretto.
"Paul" disse John, malinconico, e stava facendo una voce buffa ma Paul gli stava sorridendo dall'alto, e sembrava un po' seccato ma più affettuoso, quindi John proseguì. "Guarda, canterei la canzone che ho scritto per te sul bus, piccolo, ma è tardi e non vogliamo allarmare i vicini –"
"Non vorremmo pensassero che siamo delle maledette piccole checche" lo interruppe Paul, con qualcosa di pericoloso nella voce, un'ultima sfida, e John annuì, accusando il colpo senza ribattere. Se lo meritava.
"Non lo vorremmo" concordò. "Sai, sono venuto qui in cerca di una ragazza che conosco. Volevo dirle che mi dispiace di essere un verme bastardo e che sono grato lei mi sopporti comunque. Volevo dirle che nessuna regge il suo confronto, e che se lei vuole fare sul serio come nei film, a me andrebbe bene. Chiunque altro sembra schifoso accanto a lei in ogni caso". John si scrollò languidamente le spalle. "Ma suppongo che lei non sia qui, quindi..."
"Sempre così drammatico, John" lo rimproverò Paul, ridendo, ma John poteva sentire il modo in cui il suo respiro era cambiato, trattenuto. "Lei –" Paul si morse il labbro. "Mi stai prendendo in giro, non è così?"
John scosse la testa, in silenzio. All'improvviso era molto, molto importante che Paul sapesse quanto mortalmente serio lui fosse, anche se John non avrebbe saputo spiegare, neanche a se stesso, cosa intendesse.
"Lo sai" disse, cauto, "Non c'è niente di cui essere gelosi – con me, intendo. Non hai nessuno di cui essere geloso, in ogni caso. Io sono –" Tuo. John deglutì. "Ti sceglierei sopra chiunque altro, in qualsiasi momento"
Il silenzio che seguì fu lungo abbastanza perché lo stomaco di John annegasse nello sconforto. Guardò in alto, aprì la bocca. Era proprio sul punto di dire qualcos'altro, qualcosa di rude e su come stesse solo scherzando, quando Paul disse, un po' teso, "Chiudi gli occhi"
John batté le palpebre.
"Perché, così puoi darmi un pugno?"
Paul rise, questo piccolo suono mozzato. "Chiudi il becco" disse, "E chiudi gli occhi".
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𝐁𝐎𝐘, 𝐘𝐎𝐔'𝐕𝐄 𝐁𝐄𝐄𝐍 𝐀 𝐍𝐀𝐔𝐆𝐇𝐓𝐘 𝐆𝐈𝐑𝐋 - mclennon
Fanfiction[𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘪 𝘥𝘪𝘳𝘪𝘵𝘵𝘪 𝘷𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘢 𝘮𝘦𝘳𝘴𝘦𝘺𝘴𝘪𝘥𝘦𝘴𝘵𝘰𝘳𝘺, 𝘪𝘰 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘷𝘦𝘯𝘨𝘰 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘵𝘳𝘢𝘥𝘶𝘵𝘵𝘳𝘪𝘤𝘦] Il primo tentativo di Paul fu un patetico e ovvio tentativo di sabotaggio. Non che John si aspettasse div...