Alzai gli occhi al cielo. "Continua a sognare."

"Lo farò."

Chiudemmo gli occhi e un'energia indescrivibile si creò tra di noi. La potevo sentivo. Il suo sguardo su di me bruciò ma lentamente come una piccola fiamma che cresceva in un fuoco, e non osai distogliere gli occhi. Per la prima volta, qualunque fosse quella connessione, pensai che l'avesse sentita anche lui.

In quel momento, un forte russare eruttò dalla stanza di Zack, facendoci risvegliare.

"Un modo per rovinare il momento," osservò Zack e io mi fermai. Quindi avevamo avuto un momento?

"Da quanto vi conoscete?" chiesi mentre Zack va al frigo e prese dell'acqua per tutti e due.

"Praticamente da tutta la mia vita. Abbiamo sempre giocato insieme. Il football è tutto per noi". Si sedette e guardò di lato, perso nei suoi pensieri. "Per me, almeno."

Aspettai che mi spiegasse.

"Il piano era sempre LSU per entrambi, ma ora Miami è la sua prima scelta perché Lola vuole andare a scuola lì. Adoro Lola ma... è come se non potesse più nemmeno prendere le sue decisioni. Per tutta la vita, abbiamo parlato di essere presi insieme per la NFL, ma ora sta parlando di fare un lavoro scadente di coaching così può passare più tempo con lei." Alzai un sopracciglio. "Senza offesa" aggiunse.

Avevo letto tra le righe: Jaden aveva preferito Lola a Zack.

"Capisco quello che stai dicendo," dissi empatica. "Ma a volte i sogni delle persone cambiano."

Lui ribattè. "Non cambi i tuoi sogni per qualcuno. Loro dovrebbero sostenerti. E parlando sinceramente, lui ha sedici anni e... la gente se ne va. Se non ci prova ora, non avrà una seconda possibilità, ma non lo capisce perché il football c'è sempre stato per lui".

"È lo stesso con le persone, però," sottolineai. "Se non provi ora, potrebbero non essere lì per te in futuro."

Si calmò e potei dire che stava analizzando ogni parola, pensandoci davvero.

"Voglio che sia felice," concluse. "E so che lei lo fa felice ma... guarda com'è stato facile per lei andarsene."

La mia voce si fece cauta. "È per questo che non vuoi relazioni? Perché pensi che la gente se ne vada?" chiesi.

"Non lo penso, lo so." Rispose bruscamente, dopo un po' si rilassò. "Inoltre, non ho mai incontrato una ragazza che mi abbia fatto sentire qualcosa di simile come fa il football. E ho incontrato molte ragazze."

Ovviamente non poteva fare a meno di ricordarlo.

Lo ignorai. "È bello vedere qualcuno così appassionato di qualcosa," gli dissi sinceramente.

Sbattè le palpebre lentamente, guardandomi attraverso un velo di ciglia. "È bello avere qualcuno che ascolta." Ascoltare davvero. C'era differenza tra qualcuno che ti ascolta e qualcuno che cerca di capire quello che stai dicendo. Lo sapevo anche io.

"Mi hai sorpreso," ammisi e le sue labbra si sollevarono in un lento sorriso.

Scosse la testa. "Ci sei cascata. Tendo ad avere quell'effetto sulle ragazze."

Stava cercando di scherzare, ma sapevo che tutto ciò che aveva detto fosse sincera.

"Non con me."

I suoi occhi si spostarono e mi studiarono, come se fossi un difficile problema di matematica che non sapeva nemmeno da dove iniziare. Per un secondo, potei dire che mi credette, ma svanì poco dopo quell'idea. Riconobbi l'espressione sul suo viso: la sua mente che lottava per il controllo sui suoi sentimenti. Era l'espressione che vedevo quando mi guardavo allo specchio.

Cambiai argomento per alleggerire l'atmosfera.

"La tua casa è carina," tentai. Era carina, estremamente disordinata ma comunque accogliente con un sacco di foto d'infanzia ovunque. Nel momento in cui entravi in casa mia, c'è uno spaventoso ritratto di famiglia in cui eravamo tutti vestiti in bianco e nero e con uno sguardo intenso verso telecamera. Se avevi il coraggio di superarlo, erano tutte pareti bianche e trofei messi in esposizione.

I miei occhi si posarono su una foto sul frigorifero. "Sei tu?" chiesi e mi alzai per dare un'occhiata più da vicino. Doveva essere lui, era il piccolo Zack, forse sette o otto anni, vestito con un costume da rana con un sorriso sdentato. Anche da bambino, si poteva dire che sarebbe diventato un rubacuori: il sorriso malizioso, i grandi occhi scuri e le lunghe ciglia. Sorridendo, tenni la foto tra le mani.

"Da' qui." Si alzò per riprendersi la foto ma io la tenni lontana da lui.

"Cos'è questo? La principessa e il ranocchio?" Lo guardai, cercando di reprimere la mia risata. "Hai fatto qualche spettacolo?" Potei dire dalla sua espressione che avessi ragione e mi sfuggii una risa.

"Ah ah. Ora ridammela," disse.

Mi voltai per correre ma lui mi tirò a sé con facilità ritrovandomi a fissare il suo petto, senza fiato. Ingoiando, misi la foto nella tasca posteriore in un ultimo tentativo di salvarla.

"Questo dovrebbe fermarmi?" lui chiese. La sua mano si fermò sulla mia vita, mandandomi i brividi lungo il fianco, poi iniziò lentamente a scendere. All'ultimo secondo, tirai fuori la foto e lui la prese trionfante. Il punto in cui mi aveva toccato improvvisamente lo sentii vuoto.

"Avrai capito che non devi scherzare con me, no?" chiese piano. Non era minaccioso, ma il mio cuore battè comunque. Non riuscii a concentrarmi. La mia vita formicolava ancora e avvertivo una strana sensazione nel mio corpo.

Sembrava... desiderio.

Ma era sbagliato.

Le parole lasciarono le mie labbra senza pensare. "Dovrei andare." Velocemente, presi le chiavi dal tavolo e mi precipitai alla porta.

"Aspetta," mi fermò. "Grazie per essere rimasta."

Annuii lentamente, "...mi sono divertita."

Emozioni contrastanti apparirono sul suo viso, la principale era la confusione mentre lui disse "anche io."

"Ciao."

Aspettò vicino alla porta, assicurandosi che raggiungessi la mia macchina e me ne andai. Una volta che fu fuori dalla mia vista, lasciai andare un respiro che non sapevo nemmeno di trattenere.

The Coach's Daughter ▪︎ ✔️ (Italian Translation)Onde histórias criam vida. Descubra agora