Cookies

74 7 7
                                    


La cucina era invasa dal profumo dei biscotti che cuocevano e di quelli che si stavano raffreddando sul vassoio che aveva messo sopra il frigorifero, fuori dalla portata di zampe subdole. Jonas aveva già sfornato tre teglie di grossi cookies rotondi, ma la quantità di impasto che aveva preparato gli avrebbe permesso di infornarne almeno altre quattro. Non si poteva fare affidamento sulle normali dosi umane quando si conviveva con una lince mutaforma golosa oltre i limiti della decenza. Lex sarebbe stato capace di mangiarseli tutti in una sera, se lui non glieli avesse razionati, ma anche così non sarebbero durati che alcuni giorni.
Jonas scosse il capo al pensiero del pozzo senza fondo che poteva rivelarsi lo stomaco di un mutaforma. E detto da lui, che era un essere umano alto due metri e dotato di quello che si sarebbe potuto definire solo come un robusto appetito, non era da poco. Ormai faceva parte del loro mondo da più di dieci anni, da quando Reth, il lupo a capo dell’Agenzia di sicurezza Becker Security, lo aveva assunto, facendolo diventare parte del suo piccolo branco disfunzionale, e ancora non era riuscito a capire quale fosse – ammesso che ci fosse – il limite oltre il quale un mutaforma poteva dirsi sazio. Reth, durante il periodo di addestramento che aveva preceduto la sua assunzione vera e propria, gli aveva spiegato che il metabolismo delle creature soprannaturali bruciava grandi quantità di calorie per sopperire a un fabbisogno energetico almeno dieci volte superiore a quello umano. In definitiva le loro alte prestazioni e soprattutto la capacità di cambiare sembianze che possedevano alcune di loro, si traducevano in un consumo di nutrienti pressoché continuo e nell’impossibilità di accumulare peso in eccesso o anche solo di ubriacarsi. Per lo stesso motivo era praticamente impossibile che potessero sviluppare una dipendenza fisica da alcol o qualsivoglia droga o subire gli effetti di narcotici che avrebbero steso un elefante. I loro organismi non facevano in tempo a processare la presenza della sostanza, che già l’avevano consumata, come il fuoco di una fornace accesa ventiquattro ore su ventiquattro. E questo valeva sia per i mutaforma nati, sia per quegli umani che ricevevano il dono della mutazione da un lupo – l’unico tipo di mutaforma in grado di perpetuare se stesso attraverso il morso – anche se questi ultimi potevano sperare di riuscire a ubriacarsi con un po’ di impegno.
Quando Jonas, allora, gli aveva chiesto spiegazioni circa la dipendenza da caffeina di Miguel, un mutaforma coyote che lavorava con loro, Reth si era limitato a sbuffare e a parlargli di una dipendenza psicologica, alimentata dal fatto che certe persone erano nate per dare il tormento al prossimo loro. A lui in particolare.
Il timer suonò e Jonas indossò i guanti da forno come un vero professionista. Se per qualche motivo un giorno avesse deciso di lasciare la Becker, avrebbe potuto aprire una pasticceria.
Estrasse la teglia dal forno e con una spatola e molta attenzione tolse i biscotti, ancora troppo morbidi e fumanti, per poi appoggiarli su un vassoio che aveva appositamente preparato. Ricordava ancora la sua perplessità quando aveva letto per la prima volta la ricetta, che ora sapeva a memoria, e aveva scoperto che l’ideale sarebbe stato far raffreddare i cookies su un ripiano di marmo. Era stato già tanto che il suo appartamento di allora avesse avuto un minuscolo angolo cottura con due fornelli, uno dei quali usato solo per appoggiare la caffettiera, altro che marmo!
Jonas si guardò intorno, senza reprimere un moto di soddisfazione alla vista dei ripiani e dei pensili in lucido acciaio. Ne avevano fatta di strada lui, Lex e la loro cucina. Appena avessero avuto un po’ di tregua dal lavoro, che negli ultimi mesi li aveva costretti a fare gli straordinari, avrebbe trascinato il suo compagno in giro per mobilifici fino a che non avessero trovato l’isola che voleva aggiungere da quando cucinare era diventato il suo secondo lavoro. Quella sì che avrebbe avuto un ripiano di autentico marmo! Se gli fosse riuscito, ci avrebbe fatto incorporare anche un tagliere.
E mentre si preparava a infornare la quinta teglia della giornata, valutando se fosse il caso di sostituire anche alcuni degli elettrodomestici più vecchi, Jonas colse un movimento sospetto al limitare del suo campo visivo. Proprio sul bordo del tavolo, a pochi centimetri dal vassoio dei biscotti fumanti, una zampa dalla soffice pelliccia rossiccia avanzava silenziosa, guadagnando un millimetro dopo l’altro.
Sul serio?
Jonas alzò gli occhi al cielo, riuscendo a trattenere a stento uno sbuffo. Ogni volta era sempre la stessa storia: non poteva cucinare senza temere gli agguati del predatore di casa. E doveva ammettere che stavolta quella lince malvagia era quasi riuscita nel suo intento.
La capacità elusiva di Lex era veramente impressionante. Prima di mettersi a preparare i biscotti, Jonas aveva controllato in ogni stanza dell’appartamento per accertarsi che il suo elemento di disturbo preferito non fosse nascosto in agguato da qualche parte e, solo quando era stato ragionevolmente certo della sua assenza, aveva dato il via alla preparazione dell’impasto. Questo voleva dire che Lex aveva trovato il modo di rientrare in casa senza che lui se ne accorgesse e poi doveva essere scivolato, quatto quatto, fin sotto il tavolo della cucina senza produrre il minimo rumore.
Jo era davvero impressionato.
Quasi gli dispiaceva dover vanificare tutti gli sforzi del suo compagno. Quasi.
Non volendo che Lex capisse di essere stato scoperto, Jonas continuò a sistemare i biscotti crudi sulla teglia, quindi si avvicinò al forno, ma invece di aprirlo, afferrò la schiumarola d’acciaio appesa sopra il paraschizzi e, con un movimento repentino, colpì la zampa incriminata.
Il lamento che giunse in risposta aveva un che di miserabile, ma Jonas non si fece impietosire. Prima mise al sicuro i biscotti sopra al frigorifero, quindi, le braccia conserte, attese.
Non dovette aspettare molto.
Essendo un mutaforma e non una comune lince Lex, con il suo metro e mezzo di lunghezza e i suoi quaranta chili di peso, aveva delle dimensioni decisamente ingombranti per starsene raggomitolato sotto a un tavolo, ma evidentemente il disagio doveva essergli sembrato un piccolo prezzo da pagare in cambio del bottino che aveva provato a trafugare. Veramente, Jonas non sapeva se ridere o cacciarlo.
«Sul serio, Lex? Ti sei trasformato? Per rubare dei biscotti che mangerai comunque più tardi, quando si saranno raffreddati e avrai uno stomaco adatto a digerirli senza sentirti male?» Jonas si erse in tutta la sua indignata altezza.
Per tutta risposta, Lex gli si accucciò davanti, gli occhi dorati che sembravano fissarlo oltraggiati, piuttosto che contriti come si sarebbe aspettato che fossero.
Quel ladro sfacciato era adorabile perfino quando faceva lo stronzo. Non era giusto! E le orecchie? Con quei ciuffi di pelo nero, erano quasi irresistibili. A Jonas prudevano le dita per la voglia di accarezzarle.
«Hai anche la faccia tosta di fare l’offeso per un colpetto?» chiese Jo, agitando appena la schiumarola che stava ancora stringendo in mano e sforzandosi di non capitolare. «Sparisci, prima che porti tutti i biscotti in Agenzia. Lo sai che finirebbero nel giro di cinque minuti e con la tabella di marcia serrata che abbiamo per le prossime settimane, di sicuro non avrò tempo di prepararne degli altri.»
Il suo compagno emise una specie di sbuffo irritato, ma almeno non sembrava intenzionato a insistere. Jonas lo osservò raccogliere i brandelli della sua lesa maestà felina e uscire dalla stanza, brontolando in quel modo tutto particolare che avevano le linci. Per fortuna aveva ceduto senza tentare rappresaglie. Se Lex gli fosse saltato addosso, la faccenda avrebbe potuto degenerare in fretta e, giorno libero o meno, erano comunque reperibili in caso di emergenza. Nell’ultimo mese era già successo due volte. Avrebbe voluto sapere che cosa stava accadendo alle creature soprannaturali. Tra avvistamenti sospetti e sconfinamenti vari, non stavano facendo altro che girare come trottole. Non vedeva Reth così nervoso da… da quando aveva conosciuto Lex, in effetti.
Quasi sei anni prima, in quello stesso periodo, c’era stata un’altra ondata di disordini e Reth era riuscito a ingaggiare Lex, che lavorava ancora come battitore freelance. Quando si erano incontrati in quell’occasione, Jonas non aveva potuto fare a meno di notare il fascino di quel mutaforma che, con suo rammarico, si era rivelato schivo e taciturno. Jonas era riuscito a offrirgli solo poche parole e qualcuno dei primi cookies che aveva iniziato a preparare per il branco. In tutta franchezza, non si era aspettato di aver suscitato chissà quale impressione in quella lince così sexy. Era stata un’autentica sorpresa quando, sei mesi dopo, Lex aveva accettato di lavorare ancora per la Becker Security, nonostante fosse risaputo come le linci mutaforma fossero solite non intrattenere collaborazioni frequenti con la medesima Agenzia. Ancora più sorprendente, però, era stata la consapevolezza che tutti ritenessero lui e i suoi cookies i responsabili di quella clamorosa eccezione. Dannazione, Reth gli aveva addirittura dato un aumento!
Jonas afferrò uno dei biscotti ormai freddi e gli diede un morso. Erano buoni davvero. Un sorriso gli spuntò in faccia e, mentre scuoteva la testa, prese una manciata di cookies e si mise in cerca del suo compagno, ringraziando il cielo per essersi imbattuto nella loro ricetta sei anni prima. Quella sì che era stata la fortuna più grande della sua vita.
«Dai Lex, non fare l’offeso! Ho un’offerta di pace!»
Gliene devo una, signora Ruth Wakefield!

CookiesWhere stories live. Discover now