C. 2 Il Salice e il ragazzino

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Le fronde degli alberi si muovevano pigramente sospinte da una leggera brezza primaverile, il cinguettio degli uccelli facevano da sfondo alla piccola radura che faceva capolino nel fitto bosco che la ospitava: al centro di essa, vi era solitario un antico salice piangente che sorgeva sulle riva di un piccolo laghetto dall ' acqua cristallina.

Le sue fronde, da secoli, venivano cullate dal vento e per lo stesso tempo aveva accolto e dato riparo alle creature del bosco; il salice avrebbe fatto parte, per sempre, delle creature che vivevano in quel luogo come ancora di salvezza nel momento del bisogno.

Da un pò di tempo aveva cominciato a far parte anche della vita di un giovane ragazzino che prese a venire sempre più spesso alla radura, facendo di quel luogo dimenticato degli uomini, il suo rifugio personale e lo sarebbe stato per molto tempo a venire.

Il bambino si svegliò di soprassalto tutto sudato, prese a guardarsi intorno confuso come per cercare di capire dove fosse; passò qualche secondo in preda all' ansia finché non riconobbe il posto e si rilassò,si era appisolato ai piedi dell' albero secolare. Col respiro pesante si passò una mano sul volto, come a voler cancellare le immagini che ancora erano ben impresse nella sua mente; diede un occhio alla radura: niente era fuori posto. La tranquillità del posto gli diede un senso di sollievo permettendogli così di tranquillizzarsi del tutto - ok è tutto a posto era solo un sogno-.

Un sogno, più che altro un incubo e per di più molto strano; d' altra parte, ultimamente, i suoi sogni erano quasi sempre così. Ogni volta li dimenticava quasi subito.. eppure questo.. era ben inciso nella sua mente sembrava fosse.. diverso.

- Mamma che incubo.. però - borbottò e come un flash, gli apparve l' immagine della bambina spaventata; si stropicciò gli occhi, cercando di pensare lucidamente

-quella bambina era così.. perché paura? e poi che era quella roba nera?- diede ancora un occhiata alla radura, come per confermare che quello che aveva avuto fosse stato solo un brutto sogno.

Il ragazzino decise di alzarsi, si stiracchiò un po' e si mise alla ricerca di sassolini, i più piatti, che si trovavano lungo la riva del laghetto. Dopo aver saggiato il peso dei primi iniziò a tirarli sulla superficie, nella speranza di farli rimbalzare almeno una volta sull' acqua.

C' era qualcosa del sogno che sapeva di non dover dimenticare, inizialmente pensò di dirlo ai suoi genitori ma, sapeva benissimo quale sarebbe stata la risposta: sua mamma avrebbe detto che erano solo incubi e che non doveva preoccuparsene, mentre il padre ... beh lui non c' era mai.

Stava lanciando l' ultimo sassolino quando sentì dei fruscii alle sue spalle, si voltò immediatamente per vedere ma non c' era nessuno; poco dopo sentì un altro fruscio, questa volta più vicino, aveva la sensazione di sentirsi osservato; fece appena in tempo a spostarsi che un altro bambino piombò direttamente nello specchio d' acqua lavandosi da capo a piedi.

Eccolo lì uno dei suoi due migliori amici: Marcus, ora zuppo d' acqua. La faccia era sporca di fango e mentre lo toglieva alla bene in meglio con le mani lamentandosi con l' amico appoggiato all' albero

- Cavolo Cas, potevi rimanere fermo eh! -

Castore così si chiamava, un nome alquanto singolare come nome vero? una volta sua madre gli aveva spiegato il motivo per cui si chiamava così; aveva a che fare con una persona importante e che non esisteva più da moltissimo tempo.

Il giovane Cas stava ridendo a crepapelle mentre guardava l' amico che cercava di uscire dall' acqua e, nel farlo, continuava a inciampare nei sassi e nel fango del laghetto, mentre continuava a borbottare qualcosa sul fatto che se non si fosse mosso avrebbe vinto la scommessa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 28, 2021 ⏰

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