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Lucrezia
Rozzano 15/02/2022

Fumai l'ennesima sigaretta in silenzio guardando Rozzano e la sua grande torre.
Quanto mi manca Napoli, il calore che emanava era qualcosa di magnifico. E tu Carmine, la grande dolcezza del posto.

Una lacrima solitaria rigò il mio viso ripensando al passato, mi ricomposi guardando la mia vita di adesso.
Non posso dire che sia cambiata in meglio, anzi, tutt'ora le cose più brutte mi perseguitano, ma l'amore di mia madre mi incita a continuare.

Il campanello suonò facendomi distrarre dai miei pensieri, entrai in casa aprendo la porta.

"Ciao ammò." Mi pizzica la guancia Vincenzo.

"Ehi Vincè, che ci fai qui?." Chiedo guardandolo preoccupata.

"Devo parlarti di alcune cose." Mi disse prendendo posto sul divano. "In anzi tutto sta sera andiamo all'Hollywood e vorrei che mi stessi vicina." Sbuffai rumorosamente uscendo di nuovo in balcone prendendomi una boccata d'aria.

Odiavo la gelosia di mio cugino, a volte era fin troppo soffocante.

"Ti sto parlando." Alza di poco il tono di voce.

"Ce fatt 'nu bucchin co sta gelosia finiscila!." Sbatto le mani sulla ringhiera.

"Famme feni' e parla', po' si nun seje d'accordo nun veni'." Alza le spalle innervosito. "Ti stavo dicendo, sta sera quando saremo in discoteca, ho saputo che andranno anche dei ragazzi di Lecco e San Siro."

"Con noi?." Chiesi sorpresa ricevendo una risata nervosa dal moro.

"Assolutamente no, stagli alla larga, capito?." Si accende una canna.

"Vincenzo finiscila con sta storia." Gli rubo la J dalla bocca facendo un tiro sotto il suo sguardo arrabbiato. "Io se non ho litigato con nessuno e voi si, non vuol dire che io non li possa conoscere."

"Comme cazzo ragioni?!." Sbotta riprendendosi ciò che è suo. "E poi da quando fumi sta roba."

"Non sono affari tuoi." Dico con tono tremante dovuto dal freddo ma anche dalla pressione del suo sguardo.

"Avanti entra o ti ammalerai." Faccio ciò che dice e mi accomodo sul divano. "Non voglio essere pesante sto cercando di proteggerti." Sospirai rumorosamente. "Me l'ha chiesto espressamente lui." Lo guardo con malinconia senza aprire bocca.

"A che ora?." Cambiai discorso velocemente.

"Fatti trovare pronta per le dieci, ti aspetto sotto con Marco e Luigi." Annui alzandomi. "Ora vado piccrè, ce verimmo aroppe."

"Ciao ammò."

Guardai l'ora del telefono notando che erano già le otto, mi preparai con cura e calma valorizzandomi al meglio.

Cercai nell'armadio il vestito che avevo in mente, un semplice abito nero che arriva alle caviglie con uno spacco sulla schiena.

Finisco di prepararmi in tempo, affretto a prendere la borsa con dentro le cose necessarie che mi serviranno, scendo le scale velocemente raggiungendo i miei cugini in macchina.

"Eccomi!." Esclamai entusiasta.

"Mamme mij ca belle ca seje." Si complimenta Luigi.

"Hai ragione fratellino, peccato che sei nostra cugina, ci avrei già provato." Disse Marco facendomi ridere.

"Stai bene." Disse solamente il moro tenendo lo sguardo fisso sulla strada.

"Siamo arrivati." Parcheggio l'auto Vincenzo. "Tu stammi vicino." Mi fulminò con lo sguardo.

"Non iniziare ammò." Marco li da una pacca sulla spalla amichevolmente. "È grande abbastanza, lasciala divertire." Ringraziai mentalmente mio cugino ed entrammo senza perdere altro tempo.

Ci incamminammo nel privè dove trovammo tutti gli altri ragazzi di Rozzano.

Passarono due orette, avevo bevuto e ballato fino allo sfinimento, gli sguardi omicidi di Vincenzo non sono mai mancati questa sera.

"Vado a prendermi una boccata d'aria." Avviso Tonino il quale sorride dolcemente.

Camminai a passo deciso in mezzo le persone ingranando la scritta aria fumatori, mi sedetti tranquilla in silenzio e rollai una canna.

"Scusa hai per caso d'accendere?." Alzai il capo e vidi una ragazza bionda con un viso estremamente dolce.

"Certo tieni."

"Grazie mi hai salvata." Ride per poi ridarmi l'appiccio. "Comunque piacere Gaia."

"Lucrezia." Le strinsi la mano.

"Hai un accento non tanto milanese, di dove sei?."

"Di Napoli." Le sorrido.

"Io amo quel posto, ci sono stata la scorsa estate con i miei amici."

"Ti sei divertita?."

"Da morire." Sentii una morsa allo stomaco ma cercai di non darci peso.

Continuammo a parlare animatamente, quando all'improvviso la porta si spalancò bruscamente facendomi sussultare.

Mi girai incuriosita su chi possa essere e vidi un ragazzo alto e moro, i capelli raccolti in un piccolo chignon ricoperti di gel.

"Gaia." La richiamò ma prima di dire altro si sofferma sulla mia figura. "Scusatemi, pensavo fossi da sola."

"Tranquillo Anas, hai qualcosa da dirmi?."

"Abbiamo visto i ragazzi di Rozzano, il cantante continua a guardare male Mattia." Lo ascoltai, la rabbia dentro di me stava ribollendo. "Ci servi tu, cerca di far calmare Mattia."

"Vado." Si alza in piedi correndo dentro, il ragazzo rimase fuori con me.

"Non mi sono presentato, Anas piacere."

"Lucrezia." Sorrisi. "È meglio se vado dentro anche io."

"Come mai? Non ti va di fare due chiacchiere?." Mi guarda e prosegue il discorso. "Oh meglio dire, ho visto che hai una canna magari volevi compagnia."

"Avrei accettato, ma come hai detto tu, mio cugino Vincenzo sta facendo il gradasso, è meglio se lo vado a calmare."

"Sei di Rozzano?!." Mi chiede perplesso e mi sentii in soggezione.

"Em sì." Balbettai. "Ho detto a loro di non fare cazzate ma non mi ascolto." Continuo agitata guardando per terra. "Meglio se vado, ciao Anas."

"Aspetta." Mi afferra il braccio e mi volto. "Se ti sei sentita giudicata, non era questo il mio intento." Sorride e mi tranquillizzai.

"Assolutamente, ma non voglio che si creano casini."

"Sei diversa da loro."

"Lo prendo come un complimento." Gli diedi un ultima occhiata prima di entrare dentro e incamminarmi verso i miei cugini.

Dolore || Simba La Rue Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora