Red Beard -ONE SHOT-

409 22 19
                                    

Quello era un freddo e grigio pomeriggio inglese anche a Baker Street. Sherlock non faceva altro che pensare e pensare.

John era con Mary chissà dove, Mycroft aveva una conferenza e si era "levato dalle scatole", come diceva sempre Sherlock. Greg Lestrade era a riscaldare la sua scrivania alla stazione centrale. Molly Hooper non contava.

Virginia era invece, ad una mostra dove c'era anche il suo quadro preferito, e lasciò volentieri a Sherlock il lavoro che avrebbero dovuto fare insieme. Anche lei aveva bisogno di una pausa ogni tanto, e Sherlock era felice di farle piacere qualche volta.

Ma solo qualche volta, non doveva mica essere gentile!

La signora Hudson stava facendo il tè pomeridiano e lui continuava a pensare. Prima suonava il violino, poi saltava sul divano scalzo (adorava saltare sul divano, soprattutto scalzo), poi cercava ancora una volta le sigarette che John gli aveva nascosto una settimana prima di sposarsi e che ancora non trovava.

Guardava fuori dalla finestra mentre suonava, poi rivolgeva lo sguardo allo smiley fatto sul muro con una pistola tempo prima. Chi aveva ucciso la signora Fields? Sherlock non lo capiva.

Sherlock non lo sapeva.

Ci lavorava da quasi tre settimane e ancora non aveva la più pallida idea di come quella povera donna fosse stata uccisa. Eppure c'erano tutti gli elementi: il morto, il luogo del delitto, la pistola, gli indiziati, un movente per ognuno di loro. Era il caso più inutile e contorto a cui lui aveva mai lavorato. Era stupido, e maledettamente perfetto. D'un tratto posò il violino gettandolo sul divano. Si sentiva un'idiota. Un'idiota geniale. Dalla finestra vedeva soltanto le macchine passare, qualche volta una moto, ma niente di diverso che potesse attirare la sua attenzione. Nel solito scorcio del vicoletto di fronte niente altro che ombre e buio.

Noia. Noia. Noia.

Non poteva più sparare al muro, perché la signora Hudson glielo aveva severamente vietato e perché era noioso anche quello. Si sciolse il nodo grossolano che aveva fatto alla cinta della sua vestaglia nera. Si guardò intorno scansandosi dalla pila di libri accanto alla finestra e arrivando ad appannare il vetro con il suo geniale respiro. La padrona di casa continuava a borbottare di non essere la governante di Sherlock, né tantomeno di essere obbligata a preparargli il tè tutti i santi giorni maledettamente inglesi e geniali.

Gli voleva bene. Sapeva fin da subito che sarebbe finita a fare la mammina di uno psicopatico, o come si definiva lui, un sociopatico iperattivo. Sociopatico o no, Sherlock era un tipo strano. Strano e dannatamente sexy. Strizzò gli occhi e cercò di non addormentarsi in piedi come gli era successo mesi prima. Ricominciò a guardare adagio nel vicolo, poi spostò lo sguardo verso la strada, sempre più a sinistra. Poi, quando la visuale finiva, ricominciava al contrario, partendo da destra verso sinistra, sempre più veloce.

Più veloce e ancora più veloce. Quando il suo sguardo riuscì a guardare tutto in pochi secondi, Sherlock ricominciò a pensare più di prima. Mentre i suoi grandi occhi blu sprizzavano intelligenza, guardando freneticamente, nel piccolo vicolo buio vide una macchia rossa. Molto familiare. Sherlock strizzò ancora una volta i grandi occhi blu e non vide più quell'imponente macchia, rossa come la fragola più matura, come il rossetto che Molly metteva sempre e che lui notava altrettante volte, come il colore che stava meglio a Virginia.

Ma questo non contava. Giusto?

Sotto sotto Sherlock era un sentimentale. Ed era più umano di qualsiasi altro. Ma neanche questo contava. Per Mycroft era il fratellino minore, per la Donna era l'Holmes Junior, per John l'amico geniale, per la signora Hudson il bambino cresciutello da accudire, per Mary l'amico strano del marito investigatore-blogger. Per Molly era lo stupido più geniale del mondo, che poteva scrivere la biografia di uno sconosciuto solo dopo avergli parlato per un minuto o meno, quello che non si accorgeva mai del colore del suo rossetto o delle sue elaborate trecce. Per Virginia era solamente Sherlock, il caparbio, il cinico, il collega più pazzo e simile a lei che la ragazza avesse mai avuto. L'innocenza che metteva nel contraddirlo, la forza e l'energia che utilizzava per litigare, la dedizione con cui lavorava con lui era quasi... una chimica assurda. Quasi fantascienza.

Has llegado al final de las partes publicadas.

⏰ Última actualización: Mar 26, 2015 ⏰

¡Añade esta historia a tu biblioteca para recibir notificaciones sobre nuevas partes!

Red BeardDonde viven las historias. Descúbrelo ahora