capitolo 3

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La notte era calata sul Malfoy Manor, la luce della Luna illuminava fiocamente il giardino, tutto era immobile, immerso nel silenzio. L'atmosfera fuori aveva quella bellezza che solo la notte sapeva avere, la stessa che in quel momento stava contemplando Cara, lo sguardo rivolto verso il carro di Artemide. Nella sua testa vorticavano infiniti pensieri, preoccupazioni, domande senza risposte. Come suo solito rivolse un ultimo sguardo alla stella della sera, poi alla costellazione di Orione, con la stella che portava il nome di sua madre, per poi distogliere lo sguardo dal cielo stellato. Chiuse delicatamente la finestra, la notte era ancora fredda nonostante fosse arrivata l'estate, e si distese sul letto. Indossava una camicia da notte, anche questa prestata da Bellatrix: bianca e elegante, con qualche dettaglio in pizzo, sembrava la veste di un angelo. Guardò il soffitto in cerca di risposte. Aveva appena conosciuto entrambi i suoi genitori, e purtroppo aveva trovato proprio quello che si era aspettata. Non ricordavano nulla. Nemmeno suo padre. In cuor suo aveva sempre sperato di starsi sbagliando, che in realtà sarebbe tornata e li avrebbe trovati felicemente insieme, anche se sapeva che non sarebbe stato possibile. Se l'era sempre ripetuto, eppure vederlo, viverlo in prima persona, era una cosa del tutto diversa. Non si guardavano nemmeno negli occhi. Erano due estranei. Dicono che le frecce di cupido colpiscono per sempre, ma forse la loro si era semplicemente spezzata, pensò Cara girandosi nel letto, forse alcune frecce sono difettose, forse si possono riparare. Non sapeva bene come avrebbe fatto, ma ora c'era un problema ben più grande da affrontare: suo padre non si fidava di lei. L'aveva sentito chiedere a Codaliscia di indagare, e sapeva sarebbe stata questione di poco tempo prima che l'uomo trovasse la verità su di lei. La sua recita sarebbe crollata, e con lei tutte le possibilità di riprendersi la sua famiglia. L'unica cosa che poteva sperare era di completare la fase due del piano prima che tutto questo succedesse. Doveva trovare la pozione che aveva preparato suo padre e doveva fargliela bere. Avrebbe pensato dopo a sua madre.

Guardò l'orologio: era l'una di notte. Si alzò in piedi, prese la sua bacchetta per avere una luce e si avvicinò alla porta. Controllò per vari minuti che non passasse nessuno, poi uscì. I corridoi del manor sembravano così diversi al buio, con solo la luce della luna e della sua bacchetta a illuminarli avevano assunto un aria quasi...sinistra. Meglio sbrigarsi, non voleva rischiare di perdersi. Fece un giro delle camere per controllare che tutti stessero dormendo, poi partì con la sua ricerca. Analizzò metro per metro il Manor, controllò in ogni angolo, ogni passaggio segreto, ogni nascondiglio, anche il più nascosto. Non trovò niente. L'ultima stanza che le rimaneva era il salotto. Scese le scale cercando di fare meno rumore possibile. I lampadari spenti oscillavano al vento proveniente dalle grandi finestre aperte, gli elfi domestici dormivano tutti. Il camino era spento, e dentro c'era ancora la legna bruciata di quella mattina. Proprio mentre stava cercando all'interno di quel fuoco ormai spento, sentì dei passi arrivare dietro di lei. Scattò in piedi e si girò di scatto, la bacchetta stretta in mano, la punta che illuminava l'altra persona. La abbassò appena notò quei ricci confusionari, così familiari "Bella" mormorò stupita, la donna indossava una camicia da notte nera, dei dettagli in pizzo contornavano i bordi delle maniche "che ci fai sveglia?" "è la stessa domanda che potrei fare a te" la riccia si strofinò gli occhi per riprendersi dal fascio di luce che Cara le aveva puntato contro "che facevi vicino al camino?" Cara si voltò per guardare il camino alle sue spalle, poi tornò a guardare la donna "stavo cercando di accenderlo, sai..." si prese il busto tra le braccia, fingendo di tremare "che freddo". La riccia la guardò scettica, spostando lo sguardo dai suoi occhi al fuoco spento "se vuoi scaldarti bevi qualcosa di caldo, almeno non rischi di dare fuoco alla casa" sembrava scocciata, probabilmente l'aveva appena svegliata "in cucina dovrebbe esserci qualcosa, sennò chiedi agli elfi" indicò una porta lì vicino col mento, poi si girò e salì per le scale. Sembrava andasse di fretta, ma a quell'ora della notte? Cosa doveva fare? In ogni caso adesso Cara aveva altri problemi. Decise di andare veramente in cucina, magari lì avrebbe trovato qualcosa. Aprì la porta, accese le candele del lampadario in alto con un movimento della bacchetta e si sedette su uno sgabello appoggiato in un angolo. Si stava guardando intorno, decidendo da che parte iniziare e ripercorrendo mentalmente tutte le stanze che aveva già ispezionato, quando sentì un rumore provenire da sotto un mobile. Si avvicinò lentamente "chi sei?" ferma al centro della stanza, gli occhi che scattavano da una parte e dall'altra, attendeva una risposta "tu chi sei? Non ti ho mai vista" una figura bassa dalla schiena un po' curva, le orecchie grandi e il viso pieno cosparso di rughe qua e là uscì allo scoperto dal suo nascondiglio "io mi chiamo Cara. Sono un'amica di Draco" disse piano lei, lo sguardo fisso sull'elfo "ah, un'amica del signorino Malfoy" la voce divenne d'un tratto gentile, fu come se qualcuno togliesse di scatto un velo da quella situazione "perché non l'ha detto subito?" Cara sorrise mentre quella figura si faceva sempre più avanti "sono al servizio della famiglia Malfoy da tutta la vita, anche mio padre lo era e così tutti i miei antenati. Un'amica loro è mia amica. Prego, in cosa posso esserti utile?" Cara studiò un attimo l'elfo, poi si sedette a terra per poter guardarlo negli occhi, le braccia appoggiate sulle gambe incrociate per sporgersi verso di lui "se dovessi nascondere qualcosa, qui in questa casa, dove la nasconderesti?" l'elfo sembrò un po' stupido da quella domanda, ma ci pensò un po' su e, dopo qualche minuto, rispose certo "nello studio del signore oscuro. Lì non può andare nessuno, nemmeno noi elfi. Ci è vietato severamente. Prima era lì che abitavo, ma da quando è tornato mi sono dovuto spostare qui" fece cenno con la testa al suo rifugio improvvisato, all'interno di un vecchio mobile semi-rotto. Era perfetto. Cara non ci era ancora stata, ma era quasi sicura che quello che cercava si trovasse lì "sai un modo per entrarci?" chiese entusiasta "oh no, nessuno di noi ci è mai entrato. E' permesso a pochissime persone! Se il signore oscuro capisce che sei stato lì...brutte cose accadono" l'elfo aveva iniziato a tremare "le sconsiglio vivamente di entrarci, signorina" "peccato che io ci debba entrare" l'entusiasmo di prima era diminuito. Sapeva dove cercare, ma non come fare. Era al punto di partenza. "Hai detto che solo poche persone possono entrarci. Chi?" "oh" rispose piano lui, abbassando la voce e avvicinandosi a lei "che io sappia solo l'oscuro signore, il suo elfo personale una volta al mese per pulire e...ah sì, la signora Lestrange" sentito quel nome tutti i pensieri di Cara su come entrare si distrussero in un secondo. Guardò l'elfo negli occhi "perché anche lei?" "capita spesso che madame Lestrange e il signore oscuro debbano parlare di...cose. Nessuno sa di cosa si tratti, ma perlopiù sono argomenti troppo importarti per parlarne con tutti gli altri mangiamorte. Allora vanno nello studio." Cara non poté che sorridere a quella notizia "ma Bellatrix può entrarci anche da sola? O solo con..." "dipende dai casi" continuò l'elfo, sempre più felice di poter parlare con qualcuno "quando l'oscuro signore parte per delle faccende, come le chiama lui, madame Lestrange può entrare quando vuole, anzi spesso in quei periodi si chiude lì intere giornate per non essere disturbata e per studiare dei documenti, anche se non so bene quali" la ragazza annuì lentamente, guardò di nuovo l'elfo, lo ringraziò e si alzò in piedi. Lui sorrise, felice di averla aiutata, poi tornò nel suo rifugio e lei uscì, spegnendo le luci. Sarebbe dovuta entrare in quello studio a tutti i costi, e sembrava che l'unico legame che avesse con quel posto fino ad allora fosse sua madre. Ripensò a lei, e le tornò in mente l'episodio di poco prima. Che ci faceva sveglia a quell'ora? In un primo momento aveva pensato di averla svegliata lei, ma ripensandoci sarebbe stato impossibile, non aveva fatto nessun rumore. Cosa aveva detto l'elfo? Si riunivano per parlare di cose importarti...il suo arrivo lo era abbastanza? Ecco perché aveva avuto così tanto fretta, prima. Voldemort la stava aspettando. Cara non sapeva se fossero ancora lì, ma decise di andare lo stesso a controllare. Risalì piano i gradini e percorse il lungo corridoio fino alla fine, quando sentì delle voci provenire da dietro una porta. La stanza era fiocamente illuminata, dei raggi di luce passavano da sotto la porta. Provò a guardare all'interno dallo spioncino vicino alla maniglia, e il suo cuore si riempì di gioia, un lieve sorriso si fece spazio sul suo volto e una strana sensazione di calore, sicurezza, prese possesso del suo corpo mentre vedeva i suoi genitori seduti, uno di fronte all'altra, discutere di chissà cosa. Sua madre non aveva più la vestaglia da notte, adesso indossava uno dei suoi soliti vestiti, senza corsetto però. Forse era troppo stanca per metterlo. I ricci le ricadevano sulle spalle e a volte qualche ciuffo più corto le oscurava la visuale spostandosi davanti all'occhio. Sedeva su una sedia di legno con rifiniture dorate posizionata davanti a una grande scrivania in pietra nera. Suo padre sedeva dall'altra parte del mobile, esattamente come se lo ricordava da quella mattina, solo il colore della veste era cambiato. Dai loro movimenti si capiva che Bella stava cercando di convincerlo di qualcosa, qualcosa su cui lui probabilmente non era per niente d'accordo. Cara cercò di leggere il labiale di entrambi, anche se da lì vedeva ben poco. Riuscì a catturare una sola parola: il suo nome. Aveva ragione, stavano parlando di lei. Bellatrix intanto sembrava essersi arresa, appoggiò la schiena alla sedia e respirò profondamente. Anche Voldemort si era calmato. Non sembrava convinto, ma sembrava che avessero trovato una soluzione, di qualsiasi cosa stessero parlando. Entrambi si alzarono nello stesso momento, stavano per uscire. Cara notò un vecchio mobile lì vicino e decise di nascondercisi dietro. Da lì vide uscire i due, suo padre che apriva la porta e sua madre che usciva per prima, tornando in camera. Voldemort restò a guardarla finchè non scomparve dietro la porta di camera sua, poi come stanco chiuse la porta e tornò anche lui nelle sue stanze. La ragazza sorrise soddisfatta. Senza che il signore oscuro se ne accorgesse aveva bloccato da sotto la porta. Era aperta, era la sua occasione di entrare. Con un solo movimento strisciò dietro la porta e la richiuse alle sue spalle. Riaccese la piccola candela vicino alla scrivania e si guardò attorno: doveva cercare spostando il meno possibile, e rimettendo tutto a posto, sennò se ne sarebbe accorto. Sapeva che non avrebbe funzionato, ma provò comunque a chiamarla con la bacchetta "accio pozione" non si mosse niente. Guardò sulla scrivania: vuota. Aprì i cassetti, stessa cosa. Poi un dettaglio colpì la sua attenzione. Un grande quadro, raffigurante la mappa delle costellazioni, era appeso da solo sul muro dietro alla scrivania. C'era qualcosa dietro, Cara ne era sicura, e l'avrebbe scoperto. Con un movimento di bacchetta fece sollevare il quadro e lo appoggiò sul pavimento, vicino a lei. Come sospettava, nascondeva una scatola di metallo nero, intagliata con ghirigori ricordanti l'arte gotica, incastrata in una sezione del muro, perfettamente al centro dello spazio dove era appeso il dipinto. Come la ragazza provò a toccarla, però, una forte spinta la fece cadere all'indietro, e per poco non finì sulla scrivania. Il signore oscuro doveva averci messo qualche incantesimo di protezione, molto potente a giudicare dalla caduta di prima. Per sua fortuna, come sua figlia le abilità della ragazza nella magia partivano già alte, e preparandosi a situazioni del genere Cara si era allenata per tutto il tempo che aveva trascorso nel mondo magico. Prova dopo prova, doveva ammettere che quegli incantesimi erano più resistenti di quanto pensasse. Passò circa un'ora quando finalmente, alla millesima prova, Cara riuscì ad appoggiare la mano su quella scatola senza conseguenze. La estrasse dal muro, la appoggiò sulla scrivania e la aprì. Ma dentro non c'era la pozione che le serviva. C'era solo un bigliettino firmato e una chiave, risalenti probabilmente a qualche anno prima date le loro condizioni. Cara lesse il bigliettino mentre si rigirava la chiave tra le mani. Era stato rilasciato dalla Gringott, la banca dei maghi, e recitava "Gringott, 1997, camera blindata 777" a seguire c'era la firma del gestore della banca e... non riusciva a crederci: quella era la firma di Bellatrix. Il signore oscuro doveva aver mandato lei a depositare qualsiasi cosa ci fosse prima in quella scatola. Poi Cara realizzò. Quello era il nascondiglio della pozione. La soluzione ai suoi problemi, la pozione che cercava, che doveva prendere, era custodita nella banca più sicura nel mondo, e solo sua madre avrebbe potuto prenderla.


Nota Autrice

salve a tutti, spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto <3

cercherò di pubblicare il prossimo il prima possibile, e di non fare come questa volta (mi sono accorta che pubblico regolarmente una volta al mese ahshshahshaja) 

se la storia vi sta interessando fatemelo sapere commentando come secondo voi Cara riuscirrà ad entrare alla Gringott, e se ci riuscirà <3

ci vediamo al prossimo capitolo, bye <3 

Remember me // BellamortWhere stories live. Discover now