33. ᴇᴘɪʟᴏɢᴜᴇ

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Charlotte non aveva mai visto i suoi genitori così felici.
Aveva comunicato loro della volontà di restare, e del fatto che il procuratore Dominguez avesse accolto la sua richiesta e stesse pianificando il rinnovo.
Anche William era contento, più che altro per la spensieratezza che vedeva dipinta sul volto della sorella, e sapeva che oltre alla felicità per la permanenza a Torino c'era dell'altro, ma non voleva indagare: voleva lasciare che Charlotte vivesse finalmente di quella leggerezza che tanto le era mancata negli ultimi tempi.

La giovane, infatti, aveva tralasciato la storia di Weston. Già sapeva che ai suoi non andasse molto a genio, ma dopo ciò che aveva fatto Julian, che aveva portato loro a cambiare idea su di lui, forse avrebbero cambiato pensiero anche sul texano.
In ogni caso, non aveva intenzione di dirglielo in quel momento: avrebbe tenuto la cosa per sè e si sarebbe goduta la vita attimo per attimo, aspettando il miglior modo per rivelarglielo.

Aveva chiamato Kristin - scriverle non avrebbe reso l'idea - raccontandole tutto quel che era accaduto, e a parte gli urletti di gioia seguiti dai vari 'te l'avevo detto che gli piacevi', oppure 'lo sapevo che eravate fatti l'uno per l'altra' alla notizia del suo bacio con Weston, si disse felice di poter giocare ancora con lei, oltre che avere ancora l'amica con sé e non lontana centinaia di chilometri.

Il telefono, accanto a lei sul letto mentre leggeva una biografia calcistica - tanto per cambiare -, le segnalò un messaggio.

Charlotte aprì la sua porta e si guardò intorno, cercando suo fratello, che sentì proprio in quel momento: la voce proveniva dalla sua camera

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Charlotte aprì la sua porta e si guardò intorno, cercando suo fratello, che sentì proprio in quel momento: la voce proveniva dalla sua camera.

«Will!» lo chiamò, e poco dopo il ragazzo arrivò sulla soglia. Appoggiò le mani sugli stipiti e si proiettò all'interno, guardando dentro la stanza e cercando con gli occhi la sorella.

«Mi hai chiamato?» domandò vedendola seduta sul letto con il telefono in mano.

La ragazza si voltò.
«Dovresti farmi un favore. - esordì a bassa voce, adocchiando fuori dalla stanza per vedere se ci fossero i suoi a portata di orecchio. Verificato di no, proseguì: - Vado da Weston e non so per che ora torno, mi potresti coprire?»

William sorrise. Involontariamente, la sorella gli aveva appena dato una spiegazione alla sua leggerezza e felicità, e lui stesso non poteva che essere contento per lei. Quindi annuì, capendo tutto, dicendole ciò che pensava solo guardandola negli occhi.

«Non preoccuparti, lo farò.» garantì, ricevendo un inaspettato bacio sulla guancia prima che, in una furia, lei prendesse dall'armadio i primi vestiti buoni che trovò e iniziando a cambiarsi.

Conscio della sua privacy, il giovane uscì dalla stanza riflettendo sulla balla bella e buona che avrebbe dovuto inventare per coprire Charlotte.
Ma ne valeva la pena, se lei era felice.

Una volta vestita, indossò il cappotto per non mostrare ciò che aveva indossato ai suoi - era certa che, vedendola con un paio di jeans e un maglione e non con tute da calcio o da allenamento, si sarebbero insospettiti - e prese il cellulare prima di sgusciare fuori di casa, certa che Will avrebbe trovato un motivo valido per giustificare la sua assenza.

𝐍𝐄𝐕𝐄𝐑 𝐆𝐎 𝐀𝐖𝐀𝐘 || Weston McKennie Where stories live. Discover now