CAPITOLO 1

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“Una scuola di magia?”

Hermione poteva immaginarsi senza sforzo i propri genitori al di là della porta.
Sapeva che se l’avessero lasciata entrare avrebbe visto il padre con la mano sinistra vicino al viso, mentre si torturava le cuticole con la bocca e la destra che premeva sulla coscia della madre, la quale probabilmente non aveva smesso per un minuto di battere nervosamente il piede sul pavimento.
Non l’avevano fatta entrare stranamente. Di solito Mark e Jean Granger includevano la figlia anche nelle cosiddette cose da adulti. Ma Hermione non era una bambina stupida e aveva capito subito che quella volta era successo qualcosa di diverso e grave. O comunque abbastanza sconvolgente da far rinchiudere i suoi genitori nel salotto con facce sgomentate, dall’arrivo di quella misteriosa lettera fino alla mattina seguente, con l’arrivo di una bizzarra signora che si era presentata alla porta con un portamento austero sotto il nome Minerva McGonagall.
I genitori non avevano dato il tempo alla donna di entrare in casa che l’avevano portata nel salone con loro chiudendo la porta in faccia alla figlia.

Una figlia eccessivamente curiosa e vergognosamente sveglia che dopo qualche minuto ad origliare dietro la porta aveva già capito tutto.

Ciò che la mente umana è in grado di fare è stupefacente. Hermione questo lo sapeva già da molto tempo, non che vi fosse qualcosa di cui stupirsi, lei sapeva tutto, ma nell’ultimo periodo aveva compreso pienamente la veridicità di questa affermazione.
Ora, ferma immobile davanti ad Hogwarts riusciva tranquillamente a sollevare le punte della bocca verso l’alto e a percepire un qualcosa di simile ad una felice commozione che le saliva agli occhi: nella sua mente si susseguivano immagini di tutti i bei momenti che aveva trascorso fra quelle mura.
Nessuna traccia dell’ultimo anno nei suoi pensieri.
Qualche volta essere un’incontentabile so-tutto-io serve a qualcosa.
Perché per quanto aver letto più e più volte ogni volume della biblioteca, conoscere alla perfezione qualsiasi incantesimo, sapere a memoria la storia di Hogwarts e la storia babbana non ti permetta di evitare guerra, pianti, urla, morte ti da la possibilità
di manipolarli a tuo piacimento. Inscatolarli.
Aveva letto di questo metodo in un libro babbano della libreria vicino casa durante il suo quinto anno mentre era alla ricerca di un metodo per aiutare Harry nell’Occlumanzia, ma non l’aveva mai sperimentato in prima persona. Quell’estate le era tornato in mente e ovviamente decise che doveva eccellere anche in quello.

Solo che questa volta non stava cercando di farlo per solleticare il suo orgoglio o per convincere tutti quanto una Nata-babbana potesse essere intelligente.

No, stavolta doveva farlo per non affogare nella sua stessa testa.
Così aveva passato tutte le notti di quell’estate a riordinare la sua mente.

Quando era certa che Ginny si fosse addormentata si alzava, si affacciava alla finestra, lanciava un incanto di silenzio attorno a lei ed iniziava il processo.
Chiudeva gli occhi, inspirava ed espirava profondamente, ripescava tra i suoi ricordi i più terribili e dolorosi, anche se significava doverli rivivere ancora una volta, poi li metteva in una scatola etichettandoli, una volta inscatolati pensava intensamente a qualcosa di felice e ne riportava avanti il ricordo, infine buttava in fondo alla mente la scatola sperando che passasse un po’ di tempo prima che quella si aprisse nuovamente. Di tanto in tanto qualche lacrima sfuggiva al suo controllo, allora affondava con forza le unghie nel palmo della mano e andava avanti finchè il sonno non aveva la meglio su di lei.

Quindi adesso mentre alcuni tentavano di nascondere le lacrime ed altri singhiozzavano liberamente lei continuava ad essere la forte e coraggiosa Ragazza d’Oro che nemmeno una guerra era riuscita a spezzare.

Ginny, le guance arrossate per il pianto trattenuto, le posò una mano sulla spalla e le rivolse uno sguardo consapevole, Hermione le sorrise di rimando e le loro mani si strinsero in una morsa dolorosa mentre entravano nel castello. Varcato l’ingresso trattenne il respiro per paura di ciò che l’attendeva. Nonostante avesse partecipato alla ricostruzione della scuola infatti non sapeva come l’avrebbero organizzata al suo interno. E questo la spaventava a morte.

Un passo. Due. Tre. Rilasciò il fiato.

Era tutto uguale. Tutto. Ridicolmente. Uguale. Ma andava bene così.

Non sarebbe riuscita a sopportare quell’ennesimo cambiamento, non nell’unica casa che le era rimasta. Ma soprattutto non avrebbe potuto camminare ogni giorno per quei corridoi ricordandosi come erano andati distrutti o perché fossero diversi né tanto meno sarebbe riuscita a trattenersi dal distruggere qualsiasi statua, quadro o arazzo di riconoscimento per lei, Harry o Ron.

“Gli Eroi di guerra”.

Sembrava il titolo di un fottutissimo film distopico babbano. Fanculo. Non l’avevano di certo fatto per vedere le loro facce incorniciate o stampate sulla copertina del Profet- eccolo.

In fondo al corridoio, a pochi metri da lei, completo nero, i capelli chiari lasciati crescere liberamente, lo sguardo basso.

Doppio fanculo.

Angolo autrice:
ciao a tutti spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e volevo dire che questa è la mia prima dramione quindi spero mi perdonerete se non sarà perfetta.
Proverò ad aggiornare una volta alla settimana o due.
                                         merida

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