32. ᴛᴏ ᴍᴀᴋᴇ ᴛʜɪɴɢs ʀɪɢʜᴛ

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«Ma ti senti? Non puoi stare un po' zitta?» fece Weston, spiazzandola completamente.

Lei lo guardò con tanto d'occhi.
«Cosa?»

«Stai un po' zitta.» ripetè, e certo che fosse ormai il momento giusto per farlo la baciò.

Il primo contatto delle loro labbra mandò Charlotte in una dimensione totalmente differente: fu come se una nuova consapevolezza l'avesse cambiata completamente, facendola sentire più sicura di sè, più apprezzata e soprattutto completa.

Weston la stava baciando, e solo in quel momento capì davvero da quanto tempo aspettasse l'intimo e dolce incontro delle loro labbra.

Si interruppero solo quando non avevano più fiato, eppure allontanandosi e tornando a guardarsi, entrambi sorridevano.
«Ora stai zitta. - ebbe il coraggio di mormorare il texano - Deve essere perchè bacio da Dio allora, e sono proprio mozzafiato.»

Charlotte scoppiò a ridere e gli diede una spintarella.
«Sei proprio terribile, direi. - disse, prima di guardare la porta e sospirare - Braghin dev'essere furioso. Devo dare parecchie spiegazioni a tutti.»

Weston le prese entrambe le mani con le proprie e la guardò incredibilmente serio.
«Sistemeremo tutto. Insieme, come siamo da sempre destinati ad essere.»

Solo allora la porta si spalancò nuovamente, e rivelò il sorriso a trentadue denti di Francesco.
«Guardatevi, quanto siete carini.» esordì, entrando per andare ad abbracciare Charlotte, che con un sorriso si strinse all'amico.

Quando si allontanarono, la ragazza fece un cenno con il capo verso Weston.
«Lui mi ha fatto capire.» gli disse. Non ci fu bisogno di aggiungere altro.

L'autista fece uno strano sorriso in risposta.
«Sapevo che avrebbe funzionato dal momento in cui l'ho visto correre dentro il centro. - ribattè, prima di circondare con un braccio le spalle dell'amica - Comunque fuori c'è un bordello tremendo. È per questo che sono sgusciato qui, per capire che stesse succedendo.»

Weston alzò le sopracciglia.
«Beh, è successo che sono piombato qui nel bel mezzo del colloquio che le avrebbe fatto firmare probabilmente il più importante contratto della sua vita, lei piangendo ha abbandonato l'idea di firmarlo e, sostanzialmente, abbiamo fatto incazzare Braghin.» riassunse brevemente.

Dal corridoio giunse un'altra persona, che dapprima si affacciò alla porta e poi entrò completamente nella stanza.
«Signor Dominguez...» iniziò Charlotte, ma il procuratore la interruppe subito.

«Ero per strada e stavo arrivando per portarti la fotocopia dei termini, ma da quanto ho capito non ce n'è più bisogno. - commentò, facendo una pausa - Ho fatto il più veloce possibile da quando Stefano mi ha chiamato dicendomi che c'erano... intoppi.» fece, lanciando un'occhiata a Francesco e Weston.

Charlotte sospirò.

«Posso sapere che succede, Charlotte? - incalzò Dominguez - Firmerai oppure no? È un'occasione d'oro, ma ti ho detto di pensarci a fondo, se ricordi.»

«Succede - iniziò lei - che ho capito cosa fare, che ho capito cosa voglio. Non voglio diventare un numerino su un foglio pieno di bilanci, e rischiare di deludere le aspettative. Preferisco deluderle qui, ma essere qualcuno, e non figlia del numero che porto sulle spalle, qualunque esso sia. - concluse, prima di lanciare uno sguardo a Weston, e trovò ad aspettarla i suoi occhi scuri, come era sempre accaduto e sempre sarebbe continuato ad essere - Il mio posto è qui.»

La fermezza di quelle parole commossero anche lui, che per tutta risposta le stampò un bacio sulle labbra, incurante degli sguardi di Francesco e del procuratore e anzi, forse un gesto che avrebbe dato ancor più significato alle parole di Charlotte: sarebbe rimasta per amore, e avrebbe rinunciato agli agi del Lione pur di essere di nuovo un punto fermo alla Juventus e una ragazza felice con Weston.

𝐍𝐄𝐕𝐄𝐑 𝐆𝐎 𝐀𝐖𝐀𝐘 || Weston McKennie Where stories live. Discover now