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Erano le 4 di pomeriggio e Luca vagava per la casetta in cerca di pace, dopo aver sistemato la cucina.
L'ansia lo stava divorando.
Erano rimasti in sette e mancava un'unica puntata prima della finale.

Era passato così tanto tempo, gli sembravano passati anni dalla sua entrata ad amici.
Si sentiva in parte diverso, sia musicalmente che personalmente.
Gli sembrava di essere cresciuto, di essere maturato, di essere più consapevole di se stesso.
D'altra parte però aveva paura: fuori era tutt'altra storia.
Non sapeva realmente cosa stesse accadendo, se piacesse alla gente, se le persone cantassero le sue canzoni.
Era curioso di scoprirlo ma aveva anche paura.

Mentre i pensieri gli attanagliavano la mente e lui continuava a passeggiare nel salone per rilassarsi, vide sbucare i ricci del milanese dalla porta della loro stanza.
"Si può sapere che hai? Stai girando in questa stanza da due ore. Stanotte ti rigiravi e rigiravi nel letto. Quale è il problema?" - "Ho l'ansia" - "Di cosa? Per la puntata?" - "Sì" - aveva risposto solamente mentre prendeva una sigaretta per uscire nel giardino sul retro a fumarla.
Il milanese però lo aveva interrotto e gli aveva preso la sigaretta dalle mani.

"Ti prego Tancrè, nun cia facc ogg, eh. Fammi fumare in pace" - aveva sbuffato il biondo - "Ce la fai a non fare lo stronzo per cinque minuti, Luca? Ero venuto a proporti una cosa, ma se fai così me ne vado" - "Dai scusa" - lo aveva trattenuto subito il napoletano - "Sono solo un po' nervoso".
"Che mi volevi dire?" - aveva poi continuato con uno sguardo curioso - "Volevo che venissi con me in sala per farti ascoltare una cosa, ma non so se mi va ancora" - a Luca erano brillati gli occhi.

"Davvero? Sisisi andiamo" - gli aveva detto entusiasta come se gli fosse passato il nervosismo.
Il fatto che Tancredi volesse fargli sentire qualcosa e che volesse condividere ancora un'altra parte di se stesso, con lui, lo rendeva felice.

Lo aveva seguito mentre quello prendeva una felpa, sua, per coprirsi dal freddo: "Non mi chiedi neanche più se puoi prendere le mie felpe?" - gli aveva detto allora Luca, ridendo - "Non è neanche la mia preferita, dove sta quella?" - aveva quindi sbuffato il milanese mentre indossava la felpa del biondo - "L'ho nascosta" - aveva risposto l'altro ridendo, mentre uscivano dalla stanza.

Sull'uscio della casetta si erano scontrati con Deddy: "Andate in palestra?" - "Quando usciremo di qui non voglio vederti per un anno Deddy" - aveva risposto il milanese, mentre gli altri due ridevano.
"Andiamo in sala" - aveva chiarito Luca per poi salutarlo.

-

"Ti ricordi quel pezzo che mi mancava per chiudere l'ep?" - il biondo aveva annuito, mentre si sedeva su uno sgabello e guardava l'altro prendere l'asta e il microfono - "L'ho finito qualche settimana fa e l'ho anche registrato, in quei giorni in cui non ci parlavamo perché tu avevi fatto lo stronzo, come sempre" - si era fermato qualche secondo, forse metabolizzando egli stesso ciò che stava per dire - "Non so cosa succeda domani sera, se uno di noi se ne andrà, se rimarremo tutti e due, o se magari ci cacceranno entrambi" - aveva continuato facendo ridacchiare l'altro - "Non so se saremo insieme venerdì, quando uscirà Iride. E ti avevo promesso che saresti stato il primo ad ascoltare questo pezzo quando sarebbe stato concluso. Quindi eccoci qua" - Tancredi stava per far partire la base - "Si chiama “balla alla luna”".

Il biondo lo aveva ascoltato e nel sentire il titolo aveva sorriso, pensando all'assonanza con luna, la canzone che avevano scritto insieme.

Non aveva staccato gli occhi dal minore neanche per un secondo, cercando di cogliere ogni singola parola del testo che il ragazzo di fronte a lui stava cantando.

Ogni volta si sconvolgeva nel vedere quello che Tancredi fosse in grado di fare quando cantava: entrava in un mondo tutto suo, un mondo che Luca bramava conoscere, e gli sembrava più vicino ogni volta che il milanese gli facesse ascoltare qualcosa di inedito.

notti gialle -tanc7even-Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu