Parte 1

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L'agente Magnani fissò a lungo l'immagine che aveva davanti, senza riuscire a darle un senso. Mai, in tutta la sua carriera, gli era capitato di vedere qualcosa di simile.

Aveva risposto personalmente alla telefonata del custode, circa un'ora prima. La sua voce angosciata – non tanto per l'aspetto macabro, quanto più per quello professionale – lo aveva destato dal suo noioso lavoro d'ufficio.

Cosa potrà mai succedere in una piccola, anzi, minuscola città di collina? Dove gli abitanti si conoscono fra loro e, gli unici compiti della polizia locale, sono quelli di denunciare carte d'identità smarrite o animali domestici scomparsi ("Sono sicuro sia stato il mio vicino ad ucciderlo!" "Come? Non posso sporgere denuncia?!").

Era così abituato a sedere davanti alla scrivania, con una tazza di caffè, che restò sbalordito nel sentire la voce di quell'uomo.

"Polizia! Polizia! Pronto? Polizia!".

"La sento signore, la sento. Dica pure qual è il problema".

C'era stato un lungo susseguirsi di respiri affannosi prima che continuasse.

"Sono al cimitero comunale, sono il custode! Mi licenzieranno per questo, agente. Ma io non c'entro nulla!".

"La prego di calmarsi, signore. Parli più lentamente. Per cosa dovrebbero licenziarla? Ha subito un qualche tipo di violenza?".

Di pazzi ne è pieno il mondo, dico bene?

E Magnani ci avrebbe messo la mano sul fuoco che a fare quella telefonata fosse stato uno di loro. Uno di quei pazzoidi provenienti dal manicomio al confine, che nelle ore mattutine vengono lasciati liberi in passeggiata.

"Hanno liberato i morti!".

Con quest'ultima affermazione, il custode si era aggiudicato l'etichetta che Magnani aveva previsto.

"Dico davvero agente! Mi dia retta. Deve mandare qualcuno qui sul posto, qualcuno è entrato nel cimitero stanotte e ha liberato i morti. Mi licenzieranno!".

Avrebbe volentieri riagganciato ma, non avendo lavoro migliore da fare, aveva deciso di fare un salto per dare un'occhiata. Magari il tizio aveva bisogno di ritrovare la strada di casa. In tal caso lo avrebbe aiutato.

Aveva finito il suo caffè con la massima tranquillità prima di recarsi nel luogo incriminato.

Accostata la volante al lato del cimitero, era sceso sistemandosi la divisa.

L'uomo che gli corse incontro aveva in effetti gli occhi di un pazzo, ma non uno di quelli che escono dal manicomio. Aveva lo sguardo di una persona sana di mente devastata dal terrore.

"Venga agente, venga a vedere".

Aveva saltato i convenevoli o le presentazioni, lo aveva afferrato per la manica e lo aveva tirato all'interno del cimitero. Davanti al cancello si era già formato un piccolo gruppo di spettatori, per lo più anziani che, nelle prime ore del mattino, avevano già intenzione di portare fiori ai loro poveri defunti.

Fu dopo qualche passo che Magnani si trovò davanti quella visuale, così intensa da fargli mancare il respiro.

Tutte le tombe del cimitero erano state esumate, la terra era stata scavata, le bare scoperchiate e lasciate all'interno della fossa. Perfino i loculi a muro erano aperti.

"Dove sono i cadaveri?", chiese con un fil di voce.

Il custode gli si avvicinò, sfregando fra loro le mani tremanti.

"Non credo sia una buona idea parlarne davanti a tutte queste persone, agente. I cadaveri sono spariti, non c'è traccia di nessuno di loro. Non hanno lasciato nemmeno le ceneri...".

Magnani deglutì sonoramente.

"Lei era qui ieri sera, al momento della chiusura?".

"Sono sempre qui, agente! Lavoro in questo cimitero da che ho memoria e prima di me ci lavorava mio padre, non ho mai visto niente di simile".

Piagnucolò nascondendosi il viso fra le mani.

"I cancelli erano aperti quando è arrivato stamani?".

"Sono arrivato alla solita ora e ho visto subito. Il cancello principale era stato forzato ed era spalancato...le tombe erano così come le vede ora".

Riacquistando la lucidità mentale, Magnani si voltò verso il gruppo di persone che lo fissavano come fosse il colpevole dell'accaduto.

"Ok signori, non c'è niente da vedere qui. Ci occuperemo di questa cosa quanto prima, nel frattempo vi chiedo di stare lontani dal cimitero. Non sappiamo chi sia l'artefice di questa...", gli mancarono le parole. "Di questa cosa".

Una vedova con un velo nero in testa gli si avvicinò, parlandogli a pochi centimetri dal viso, permettendogli di sentire il suo alito pesante.

"E' l'Apocalisse, agente. Dia retta a me, la Morte è fra noi ed ha esumato i suoi figli. Questo non è che l'inizio".

La guardò negli occhi per qualche istante, poi la allontanò con garbo.

Non aveva una spiegazione per quanto era accaduto, ma ne sarebbe venuto a capo.

Entrò nel cimitero iniziando ad ispezionare le tombe. Chiunque avesse fatto quel lavoro, lo aveva fatto perbene, senza lasciare tracce sospette.

Se i morti fossero davvero usciti dalle tombe, molto probabilmente avrebbero lasciato segni di terra ovunque, nell'atto di venire fuori dalla fossa. Avrebbero lasciato impronte e liquidi corporei. E poi dove se ne sarebbero andati? In giro per il paese?

Baggianate!

L'esumazione era avvenuta con criteri ben studiati, e probabilmente aveva richiesto l'aiuto di più persone per poter effettuare tutto in una notte.

"Com'è possibile che nessuno si sia accorto di quello che stava succedendo?", chiese rivolgendosi nuovamente al custode.

"Io non lo so, agente. Me ne vado da qui quando il sole tramonta e torno quando sorge. Viviamo in un piccolo paese dove si suppone che nessuno dei suoi abitanti si dedichi ad un certo tipo di cose. Siamo tutte persone di Chiesa, mi capisce?".

Capiva. Conosceva bene gli abitanti della sua cittadina e sapeva anche che non serviva chissà che forza per riesumare tutti i cadaveri di un cimitero così piccolo. Ma nonostante ciò, gli sfuggiva il punto principale: chi mai sarebbe stato in grado di fare una cosa del genere?

"Voglio parlare con tutti i dipendenti delle pompe funebri, con chiunque conosca le dinamiche ed il lavoro del cimitero", tagliò corto.

MASSA MORTUORUMWhere stories live. Discover now